Ecofin: Accordo dei 27 ministri finanziari Ue sulle regole in caso di fallimento delle banche

Ecofin: Accordo dei 27 ministri finanziari Ue sulle regole in caso di fallimento delle banche

liberazione.it

Il governo (Fabrizio Saccomanni in primis) parla di accordo “storico” perché introduce un meccanismo che farà fallire le banche “in modo controllato” senza che la loro crisi metta a rischio né il sistema finanziario né gli Stati, perché contribuisce a spezzare il circolo vizioso tra rischio sovrano e rischio bancario, sventando così il rischio di una nuova Lehman Brothers”. Si unisce al coro Michel Barnier, commissario al mercato interno: l’intesa “mette fine l’era dei salvataggi bancari massicci e dei conti pagati dai contribuenti e porterà stabilità finanziaria e migliori condizioni di finanziamento all’economia reale”. Il ministro delle Finanze olandese e presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha parlato di “cambiamento importante” perché “passeremo dal denaro pubblico, quello dei contribuenti, al denaro del settore finanziario, che sarà chiamato a risolvere i propri problemi”. Ma cosa stabilisce, precisamente, l’intesa? Fondamentalmente questo: gli Stati daranno vita ad un fondo salva-banche unico, finanziato con prelievi sulle banche a livello nazionale. Inizialmente sarà formato da compartimenti nazionali che alla fine confluiranno in un unico fondo nel giro di dieci anni. Nel primo anno, le banche in default controllato potranno attingere solo al fondo del proprio Paese, ma negli anni successivi, man mano che il fondo cresce, ci sarà una mutualizzazione progressiva delle risorse. Il ‘paracadute’ prevede che nella fase iniziale del fondo, dopo l’auto-salvataggio delle banche, se a una banca serviranno ancora fondi, si potranno avere ‘finanziamenti ponte’ da parte degli Stati o del fondo salva-Stati Esm.

Ma chi pagherà? Prima che intervenga il Governo con soldi pubblici, saranno nell’ordine gli azionisti, i detentori di obbligazioni (prima quelli con meno garanzie, cioè i detentori di titoli subordinati, poi gli altri) ed infine i depositanti (prima le grandi imprese, poi i risparmiatori) a subire le eventuali perdite. Con l’esclusione dei depositanti con un conto corrente inferiore ai 100 mila euro.

Nel dettaglio, ci sono altre condizioni piuttosto stringenti: il Governo potrà intervenire a sostegno della banca solo dopo che gli investitori avranno subito una perdita pari almeno all’8% degli attivi dell’istituto; l’intervento statale è stato comunque limitato al 5% degli attivi; l’intervento del Meccanismo Europeo di Stabilità, limitato a 60 miliardi di euro durante la riunione del 22 giugno, è invece soggetto a forti condizionalità, cioè avviene solo se vi sono determinate circostanze; è previsto che i Governi si adoperino per creare dei fondi di liquidazione, pari allo 0,8%-1,3% del totale dei depostiti garantiti.

Ora, per capirne di più occorrerà attendere le eventuali modifiche del parlamento europeo, ma se le cose dovessero restare così, ecco cosa cambierebbe per il risparmiatore italiano:

- i depositi sotto i 100 mila euro continuano ad essere assicurati dal Fondo di Garanzia sui Depositi;

- la porzione di deposito che eccede i 100 mila euro potrebbe essere intaccata;

- per gli investimenti in obbligazioni bancarie (caso frequentissimo tra i risparmiatori italiani), le cose potrebbero cambiare, perché in caso di bancarotta della banca di cui si detengono le obbligazioni, ci potrebbero essere ripercussioni in funzione del grado di subordinazione delle obbligazioni; gli investimenti in azioni bancarie, in caso di default della banca, saranno i primi a subire un’eventuale perdita. Ciò comporta che un investitore consapevole deve essere ben cosciente dei rischi cui va incontro: gli investimenti bancari con questo provvedimento sicuramente diventano senza alcun dubbio più rischiosi.


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