La via maestra

La via maestra

di Giovanni Russo Spena - liberazione.it - 

Riflessioni sull’assemblea di domenica promossa da Rodotà, Landini, Ciotti

Molto importante l’assemblea di domenica. Mi sembra sul serio “la via maestra”. Ritengo infatti essenziale la costruzione di uno spazio pubblico partecipato. Esperienze e conflitti sociali e territoriali non sono certo mancati in questi anni, con coinvolgimenti di massa (non penso solo al referendum sulla ripubblicizzazione dell’acqua, tradito sia dal Pdl che dal Pd, ma a lotte di comunità come No Tav, No Dal Molin, No Muos, o a conflitti sindacali come alla Fiat e all’Irisbus, alle lotte contro l’Ilva, gli inceneritori, ecc.). Sono state lotte spesso autogestite, aspre, non prive di radicalità, arricchite da azioni dirette (come occupazioni di case e picchetti antisfratto), da disobbedienza civile, da capacità di danneggiare l’avversario, il potere militarizzato, come in Val Susa. Sono tuttavia mancati i nessi unitari di lotta, le priorità programmatiche unificanti. Soprattutto è mancata l’opposizione politica, il centrosinistra ingabbiato nelle larghe intese (e sempre più nuovo partito centrista doroteo, pronto all’arrivo di Renzi, non certo un bolscevico, a cui si aggrega, con un discorso politicista,Vendola facendo evaporare anche un punto di vista critico all’interno delle istituzioni). Non si può ricostruire blocco sociale, fare uscire le persone che soffrono dalla disperante sindrome dell’isolamento se non costruisci un sistema di valori alternativi, un punto di vista “altro” sul tema dell’Europa, della Moneta, del Fiscal Compact, della legge di stabilità, della politica industriale e del lavoro, ecc. E il governo “delle larghe intese”riconnette la sua politica antipopolare ad un crescente autoritarismo ed all’attacco frontale alla Costituzione, con una torsione presidenzialista e di sovversivismo padronale. Per questo è importante il documento di domenica che indica “la via maestra” nella mobilitazione e partecipazione intorno all’attuazione della Costituzione a partire dai suoi principi fondativi (lavoro, stato sociale, dignità delle esistenze, ruolo sociale della produzione, pace). Non è un richiamo accademico, nemmeno solo una passione democratica; è il grumo forte di un programma di opposizione, in direzione ostinata e contraria.

La manifestazione del 12 ottobre può diventare un decisivo accumulo di potenza sociale, anche simbolicamente. Ci impegneremo a fondo per la sua riuscita e perchè sia punto di passaggio, ponte verso l’articolazione territoriale. Molto dipenderà dalla capacità che avremo, in queste settimane, di aggregare luoghi di discussione, speranze, fuoriuscite dall’isolamento, di riconoscimento di sè in un progetto comune e plurale. Noi ci staremo, con il fardello delle negative esperienze della Sinistra Arcobaleno e di Rivoluzione Civile, ma anche con la determinazione di una militanza, di una passione collettiva, di un’intelligenza analitica che non abbiamo abbandonato, pur tra mille difficoltà. Penso che il nostro orizzonte, per l’Italia e l’Europa, sia chiaro: non è possibile che, in Italia (unico paese europeo, per non parlare delle esperienze latinoamericane), oltre il centrismo renziano e il grillismo, vi sia dispersione e disincanto. Vi sono le condizioni per costruire una soggettività organizzata. Il nostro congresso è già cominciato domenica, in piena autonomia ed indipendenza dal centrosinistra.


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