Le perle della Melandri

Le perle della Melandri

di Roberto Gramiccia -
Dopo aver battezzato al MAXXI una delle più brutte mostre nella storia recente dell’arte contemporanea a Roma, quella sul grande e (in questo caso) maltrattato Alighiero Boetti, la neopresidentessa del prestigioso museo, Giovanna Melandri, in breve tempo ci ha concesso una replica. Una seconda gaffe, più grossa della prima, ha punteggiato la sua brevissima carriera di riciclata dalla politica al management museale. Ha fatto scalpore, infatti, la sua decisione, presa alcuni giorni fa, di bloccare la proiezione del lungometraggio “Girlfriend in a coma”, firmato da Bill Emmott, giornalista ex direttore dell’Economist e Annalisa Piras, con la motivazione ribadita ieri in diretta a “Piazza pulita” che: “In un museo finanziato con risorse pubbliche, a dieci giorni dalle elezioni, non ci devono essere né serate berlusconiane, né serate antiberlusconiane”.
Da questa decisione ha preso le distanze persino il Ministero dei Beni culturali, che non ci risulta sia un nido di pericolosi comunisti, precisando che il MAXXI è una fondazione privata e che il Ministero non poteva e non ha sollevato obiezioni su questa, come su altre scelte. Ciononostante l’ineffabile presidentessa ha ritenuto di ribadire le sue ragioni in pubblico, con concitata partecipazione emotiva. Di questa paladina della par condicio, presa in giro persino da Giuliano Ferrara sul Foglio che ha criticato la sua presa di posizione, non varrebbe la pena nemmeno di parlare, se non fosse che l’incarico che gli è stato ritagliato su misura da alleanze trasversali è delicato e importante per la nostra cultura.
Il docufilm di Emmott, tra l’altro, non parla solo di Berlusconi ma racconta di una crisi – quella innegabile dell’Italia – di cui il “caimano” è sicuramente uno dei massimi protagonisti ma sicuramente non il solo. E allora, perché di queste cose non si può parlare prima delle elezioni? Dove sta scritto? Non esiste una legge che lo vieti. La disponibilità a proiettare l’opera dopo le elezioni, come se non bastasse il resto, è un ulteriore corbelleria. L’unica motivazione valida per non mandarlo in onda sarebbe stata, infatti, la sua cattiva qualità. Ma allora perché presentarlo dopo le elezioni?
Per finire. Forse qualcuno dovrebbe spiegare alla Melandri che  è difficile separare l’arte dalla politica e dall’impegno civile. E il MAXXI è prima di tutto un museo d’arte contemporanea. Forse che prima delle elezioni dovremo ritirare dai musei tutte le opere che esprimono una cifra politica? Cominceremo con le “Demolizioni” di Mafai? Poi sarà la volta della “Crocifissione” di Guttuso. E, ancora, visto che siamo in Europa, magari potremmo proporre di coprire pure “Guernica”? Ma no, scusate… in Spagna non ci sono le elezioni.


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