Il sud d’Europa migra in Germania
Pubblicato il 8 mag 2013
di Anna Maria Merlo -
La Germania torna a essere terra di immigrazione dall’Europa del sud in crisi. I dati diffusi ieri dall’istituto di statistica tedesco dicono che gli immigrati provenienti da Spagna, Portogallo, Grecia e Italia nel 2012 sono aumentati del 40%.
In Germania, l’immigrazione è aumentata l’anno scorso complessivamente del 13%, con un saldo positivo di 369mila persone, tra l’1,08 milioni che sono entrati e i 712mila che se ne sono tornati a casa. Si tratta della più forte immigrazione dal ’95. In testa restano i paesi dell’est europeo, con la Polonia in prima fila (176mila nuovi immigrati), seguita dalla Romania (116mila). Ma la novità è l’impennata di arrivi dal sud: campione è la Spagna, con 29.910 immigrati, cioè una crescita in un anno del 45%, la cifra più alta dal ’73, ancora lontana però dagli anni dell’esodo dell’ultima fase della dittatura franchista (81.800 nel ’64, 82300 nel ’65). L’Italia è coinvolta, con un’impennata di 12mila emigrati in più nel 2012 rispetto all’anno precedente. I greci che si sono trasferiti in Germania per cercare lavoro sono aumentati di 10mila nel 2012, per una cifra complessiva di 34.109 persone, i portoghesi sono stati 11.762 (+4mila), gli sloveni in più sono stati 2mila.
Le regioni che attraggono di più sono quelle dove c’è maggiore occupazione, a cominciare dalla Baviera, seguita dalla Renania e dal Baden Württemberg. I nuovi immigrati, giovani e più qualificati, sono attratti dal basso tasso di disoccupazione tedesco, al 6,9%, contro cifre da capogiro nel sud dell’Europa, dove la disoccupazione colpisce in alcuni stati ormai più di un quarto della popolazione attiva e tocca punte del 60%, per esempio, tra i giovani spagnoli. Per la Germania è un vantaggio: la demografia del paese è declinante e il paese ha bisogno di forze nuove. Mentre per i paesi del sud l’operazione è in perdita, visto che sono stati spesi i soldi per la formazione dei giovani, e i nuovi immigrati sono per lo più giovani laureati, che poi sono costretti a cercare lavoro altrove per mancanza di proposte. I dati statistici confermano l’attrattività della Germania, già manifesta con l’aumento degli iscritti ai corsi del Goethe Institut nei paesi del sud Europa.
La Germania è anche il solo dei grandi paesi europei dove il pessimismo rispetto al futuro è meno diffuso. Secondo un’inchiesta realizzata dall’istituto Ipsos, i cui risultati sono stati pubblicati da Le Monde, i tedeschi percepiscono molto meno dei partner europei la crisi in corso. Per il 55% la crisi non ha cambiato la vita, anche se le notizie che vengono da fuori cominciano a preoccupare (il 73% pensa che le cose potrebbero aggravarsi). Il 44% continuano a potersi permettere di risparmiare, contro il 29% degli italiani e il 26% degli spagnoli. Secondo un’inchiesta qualitativa realizzata da FreeThinking, meno del 50% esprimono timori sulla perdita di controllo del proprio futuro, una cifra che invece sale al 67% per gli spagnoli. I tedeschi distanziano di molto gli altri europei nella fiducia che hanno nelle loro imprese: il 58% ritiene che la piccola e media impresa e il 50% che la grande impresa propongano soluzioni costruttive di fronte alla crisi, contro rispettivamente il 24% e il 34% per gli italiani. Ma i più pessimisti di tutti sono i francesi che, non ancora colpiti in pieno dalla crisi come spagnoli o italiani, hanno paura per il futuro e al 74% pensano che il loro paese uscirà meno forte dalla crisi, mentre il 72% teme che i figli staranno peggio di loro.
La crisi sta minando un po’ dappertutto la fiducia nell’Europa. A cominciare dalla Germania, dove il 58% risponde che l’appartenenza all’Unione europea sia un handicap. La Germania è superata solo dalla Gran Bretagna (64%) tradizionalmente euro-scettica, mentre – è una sorpresa – sono solo il 45% dei francesi a pensarlo. La crisi ha reso al contrario gli italiani euroscettici: sono il 53% a pensare che l’appartenenza all’Ue sia un handicap, mentre in Spagna, malgrado il crollo dagli anni d’oro, l’Europa resta un valore (soltanto il 41% pensa che sia un inconveniente). I più eurofili sono i polacchi (solo 30% di opinioni negative). I tedeschi danno l’impressione di avere la convinzione di potersela cavare da soli, anche senza Ue: credono nella qualità de prodotti made in Germany e ritengono di essere abbastanza forti per lottare da soli nell’ampio mare della mondializzazione.
1,08 milioni di persone hanno scelto di migrare nelle Repubblica federale nell’ultimo anno. Era dal 1995 che il flusso migratorio non raggiungeva queste vette 40% Dall’Italia si è registrato un aumento del flusso del 40%. Un incremento paragonabile a quello di paesi del Mediterraneo come Spagna 45%, Grecia e Portogallo 43%
Il Manifesto – 08.05.13
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