Ingroia a Ballarò

Ingroia a Ballarò

di Stefano Galieni -
Ieri sera è toccato ad Antonio Ingroia il ruolo di ospite finale di “Ballarò” il popolare programma condotto da Giovanni Floris. Banali le domande e secche quanto precise le risposte verrebbe da dire se  uno volesse  trarre un bilancio, con poche sorprese. La prima annotazione degna di nota è una rivelazione che ha del sensazionale. Nel criticare il fatto che dietro la società civile siano presenti candidati provenienti  dai “partiti”, l’impeccabile  conduttore ha citato Paolo Ferrero, segretario del Prc. Erano anni che tale cognome non veniva pronunciato in tale  programma  tanto che era ormai lecito pensare che Floris ne ignorasse l’esistenza.
Ma l’intervista, preceduta da una imitazione un po’ fiacca di Crozza, di solito più creativo, si è snodata sulle  eterne  questioni: “perché un magistrato in politica?” e la risposta inevitabile “preferite gli  imputati?”. “perché sottrarre voti al centro  sinistra?” “In realtà  noi li vogliamo aggiungere è il Pd che considera più compatibili le proprie scelte con quelle di Monti. Monti che prosegue le stesse politiche perseguite da Berlusconi”. Inevitabile il riferimento alle affermazioni di Ilda Boccassini, che aveva parlato di  arroganza di Ingroia nel paragonarsi a Falcone.
In quel momento, Antonio Ingroia ha avuto una reazione molto netta, ha chiesto alla Boccassini di informarsi meglio prima di parlare, ha riconfermato di non aver  mai osato paragonarsi a Falcone ma di aver notato soltanto, come accadde al magistrato ucciso a Capaci, che ogni volta che si stabiliscono relazioni positive fra magistratura e politica si assiste a reazioni stizzite della categoria. “Accadde a Falcone quando a Roma provò a cooperare con l’allora ministro Martelli, accade oggi quando si sceglie di impegnarsi direttamente”. Ed altrettanto scontata la domanda a proposito dell’ultima inchiesta condotta da Ingroia a Palermo in merito alle trattative fra Stato e mafia. Ma anche lì e con estrema  pacatezza, Ingroia ha confessato di non aver gioito nel riconoscere  la voce del capo dello Stato e di aver voluto soprattutto garantire la segretezza di tali  registrazioni come giustamente deve  essere e di  aver  accettato le decisioni  prese  in materia.
Il candidato premier di Rivoluzione Civile ha ribadito  che in caso di affermazione assumerà come  primo  impegno  la realizzazione di una legge  sul conflitto di interessi, sui tanti conflitti di interessi di cui è pieno il Paese e, a seguire la realizzazione, per colpire realmente l’evasione fiscale, di un Alto commissariato per la confisca dei patrimoni illeciti. Qualcuno avrà tremato  nel sentire le modalità con cui potrebbe  realizzarsi tale istituzione per raggiungere tali patrimoni, incrociando i dati, come si fa con i mafiosi, giungere ad un processo presuntivo in presenza di capitali di cui non è chiara l’origine e su cui non vengono pagate tasse. “Si può fare  – ha detto –perché non si  va a limitare la libertà personale delle persone. In caso il proprietario riesca a dimostrare la limpidezza dei propri introiti  in due mesi sarebbe possibile restituirli”. E per  restare nell’ambito giustizia ha dovuto amaramente ammettere come la legge in Italia non sia uguale per tutti grazie alle tante leggi  ad  personam che debbono essere abolite rapidamente. Si è poi scesi sul terreno dell’economia per chiedere  a Ingroia una soluzione al disavanzo fra spese ed entrate nel bilancio dello Stato.
Per il candidato l’abolizione dell’Imu sulla prima casa per  fasce  svantaggiate  (lavoratori dipendenti, pensionati, giovani coppie) può essere compensata con una seria patrimoniale per chi ha redditi e rendite superiori a 1,5 milioni di euro. Lavorare insomma più sulle entrate di chi ha troppo per far  calare le imposte di chi  ha meno  e tenta di mantenere in piedi imprese e posti di lavoro. In merito allo scandalo Mps, ha confermato di sentire “odor  di tangente”, non da magistrato ma da cittadino che legge i giornali. Troppi sono gli elementi che portano a pensare che talune operazioni, richiedano quanto meno l’istituzione di una commissione di inchiesta sui “derivati” importante  non solo per l’Mps.
Lo sguardo sereno di Ingroia ha alla fine avuto un lampo quando gli è stato chiesto quali sono  i modelli a cui  si ispira come  premier. Ha citato  i politici di razza che  premier  non lo sono  mai stati. «Penso al Berlinguer  che nel 1981 denunciava come centrale e politica la questione morale, ma anche ai Kennedy e ad Obama e alla loro visione del mondo». Forse questi  ultimi non convincono pienamente molti di  noi ma Ingroia aveva iniziato la sua intervista dichiarando di vedere  finiti i partiti  personalistici e di voler  lavorare ad un  progetto collettivo in cui ha scelto di impegnarsi in prima persona soprattutto a causa di una grave  emergenza democratica. «Non è vero che pretendo di cambiare il mondo – ha affermato – come è stato scritto. Voglio solo contribuire a cambiare questo Paese».


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