Carlo, detto l’infallibile

Carlo, detto l’infallibile

di Stefano Galieni -
È comprensibile,  durante la campagna elettorale ogni candidato fa di tutto  per far notare la propria presenza in una lista, per assicurarsi visibilità e successo, per mantenere  insomma la poltrona. Ma a volte  si eccede al punto che riesce difficile definire  il confine fra l’indignazione che provocano certe  dichiarazioni e la consapevolezza di trovarsi davanti ad un uomo che ha superato ogni senso del pudore e, in definitiva, del ridicolo. Ma la specialità del cattolicissimo Carlo Giovanardi è quella di intervenire su ferite ancora aperte  di queste paese, ferite individuali e collettive, su cui sarebbe molto più intellettualmente  onesto fare  un passo indietro e magari tacere, perché certi dolori richiedono anche il silenzio. Procediamo per  ordine: la corte di  cassazione stabilisce, dopo 33 anni di menzogne e depistaggi,  che l’aereo di linea precipitato nei pressi di Ustica, fu abbattuto da un missile e condanna lo Stato italiano a risarcire i parenti delle  81 vittime. Lo dicono tribunali che hanno lavorato per anni, contro un muro di gomma e contro coltri insuperabili di omertà e di segreti inconfessabili, ma Giovanardi la pensa diversamente. Secondo l’autorevole  politico l’aereo è caduto in seguito all’esplosione di una bomba presente  all’interno del veivolo. Le cose sono due, o Giovanardi ha elementi che non  ha ritenuto  opportuno fornire agli inquirenti o parla a vanvera. In entrambi i  casi non dovrebbe ricoprire un ruolo politico. Nel giorno della memoria poi, altra dichiarazione che dimostra rara sensibilità e intelligenza. “Contro  omosessuali, rom e portatori d’handicap il nazismo non compì un vero  e proprio  sterminio. Solo repressioni, perché anche nei vertici nazisti c’erano molti omosessuali”. Dichiarazioni che sono  sparite di fronte alle amenità filo fasciste del suo capo Silvio Berlusconi, ma che sono terribilmente più  gravi. Lo sa il  signor  Giovanardi cosa è stato il Porraimosh lo sterminio dei rom, considerati indegni di vivere? Sa cosa  significhi ragionare  su almeno 500 mila persone  uccise? O forse  il fastidio che il signor Giovanardi  prova  per i rom rende meno importante questo genocidio? Sappiamo della profonda avversione che il signor Giovanardi nutre per chi ha un orientamento sessuale a suo avviso non conforme. Dipende da questo  la scarsa memoria o la carenza di informazioni rispetto a quanto nazisti  e fascisti fecero di orrendo contro  quello che  oramai è riconosciuto come “omocausto”? E le campagne sistematiche, iniziate  con l’eugenetica per sterminare o sterilizzare  i disabili? Anche qui il signor Giovanardi, strenuo difensore della  vita fino  dal concepimento cosa fa, si  volta dall’altra parte, come fecero all’epoca in molti? Ma si sa che per  il signor Giovanardi esistono vite degne di essere vissute e vite indegne. Indegna evidentemente  era  per  lui la vita di Stefano Cucchi. Quando venne  ucciso  di mala giustizia, l’allora sottosegretario  dichiarò che era morto  perché anoressico, drogato  e seriopositivo. Parole  pronunciate  e poi ritrattate ma che  ne illustravano già da allora l’impronta culturale. La sorella di Stefano, Ilaria che da allora  si batte  perché venga fatta  giustizia  su quei giorni  atroci, ha scelto di portare questa battaglia di  giustizia che riguarda i tanti la cui vita è stata  spezzata o distrutta dall’inferno carcerario, candidandosi con la lista Rivoluzione Civile, Ingroia. Vuole portare in parlamento la voce  di chi non ha diritto. L’ex sottosegratario ieri pomeriggio ha provato a minare la credibilità di Ilaria Cucchi affermando testualmente che “sta costruendo una carriera politica su una bugia collettiva, suo fratello Stefano non è stato ammazzato di botte, è morto perché era un tossicodipendente e uno spacciatore”. Questo perché Ilaria ha espresso il proposito, in caso  di  ingresso  in parlamento,  di adoperarsi e di  volere  combattere per  abrogare  la legge Fini – Giovanardi, quella che ha riempito  le carceri di  persone prive  di pericolosità sociale,  vittime più che colpevoli, per  lo più giovani da riportare alla vita e non da trascinare nell’inferno. Una legge  che è stata determinante per  uccidere Stefano. Ilaria ha reagito lucidamente ricordando al signor  Giovanardi:« Quando era alla presidenza del consiglio ha indicato la strada al processo. Bisogna dargliene atto. In questo processo è intervenuto il governo, tramite Giovanardi, più di una volta. La strada della verità scientifica è stata tracciata dal consulente della procura nonché consigliere di amministrazione di un importante gruppo assicurativo in compagnia delle famiglia Ligresti e Larussa (fratello dell’allora ministro della difesa che si affrettò subito a dire che i carabinieri non c’entravano) e dalla prof. Cattaneo consulente del ministero». Non solo: «Direi che abbiamo fatto il pieno. Dico a Giovanardi che, guardando le cronache giudiziarie di oggi, avrei, col senno di poi, usato me per tirare fuori Stefano da quel calvario. Sarò poco obiettiva ma non riesco a dimenticare che quello zombie, o larva, come l’ex ministro cristianamente ama definire Stefano, prima di pagare i suoi propri errori in carcere, faceva pugilato ed andava a lavorare regolarmente. Con buona pace di tutti. Se sarò eletta, la legge Fini/Giovanardi è la prima cosa a cui metterò mano. Una legge criminale, che non solo ha ammazzato Stefano, ma ha riempito le galere». E Ilaria Cucchi conclude:« Non credevo di essere così importante per la politica italiana, tanto da indurre il caro Giovanardi a fare campagna elettorale sulla morte di mio fratello. Visto che ha indicato la strada per fare la verità nel mio processo, si preoccupi almeno di far togliere il capo di imputazione di lesioni dolose a carico dei tre poveri agenti di polizia penitenziaria. Così l’opera sarà completa. Mi auguro che sia eletto e che ottenga un altro importante incarico di governo, sulla vicenda di Stefano Cucchi, ma anche su quella di Federico Aldrovandi, sulla cui morte pure non perse occasione di tacere». E se  la storia avesse un altro finale rispetto alle amare parole  di Ilaria? Se dopo  queste elezioni ci ritrovassimo  con un Paese e con istituzioni prive dei troppi “Giovanardi” che le popolano e in cui a poter prendere decisioni fossero  persone splendide come Ilaria Cucchi? Un sogno forse, ma da bravi  rivoluzionari ci piace  sognare.

Nel frattempo, conosciamo la sentenza della III Corte d’assise di Roma la quale stabilisce che Cucchi morì per mancanza di cibo e liquidi. E’ indubbio che Ilaria Cucchi sarà continuamente soggetta al rischio di attacchi sul tema che l’ha messa, senza la sua volontà, al centro dell’attenzione mediatica. Non si può che indurla ad esserne consapevole e forte, come ha già dimostrato di essere in questi ultimi anni. Il tutto, indipendentemente dal colore e la caratterizzazione della sua scelta politica.


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