Chávez: «Occasione storica»

Chávez: «Occasione storica»

di Geraldina Colotti -
Si è svolta ieri a Santiago del Cile la riunione plenaria della Celac, la Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici presieduta dal Cile. Il vertice, creato a Caracas nel dicembre 2011, conta 33 membri, ovvero l’insieme dei paesi del continente tranne Stati uniti e Canada. Ha avuto una direzione venezuelana, una cilena, e adesso tocca a Cuba. Nel suo discorso inaugurale, il presidente-miliardario Sebastian Piñera, in carica dal 2010, pur di orientamento opposto all’ala sinistra del vertice – di cui fa parte il Venezuela -, ha dovuto rendere «un sentito» omaggio al suo predecessore Hugo Chávez, convalescente a Cuba dopo il quarto intervento contro il tumore di cui soffre dal 2001. «Desidero rivolgere un omaggio a un Presidente che non sta con noi oggi, ma che con la sua visione, tenacia e forza ha avuto ed ha un profondo impatto nella creazione di questa Comunità degli stati latinoamericani e dei Caraibi», ha detto Pinera in apertura dei lavori.
In un messaggio indirizzato ai capi di stato presenti e letto dal suo vicepresidente, Nicolas Maduro, Chávez ha definito la Celac «Il progetto più importante nella storia contemporanea del continente», ha denunciato il perdurare del blocco statunitense contro Cuba e ha invitato gli Usa ha prendere atto del fallimento delle proprie politiche nell’area.
In una Santiago blindata, si è concluso anche il primo summit tra l’Unione europea e la Celac, che ha riunito circa 60 paesi delle due zone ed è stato accompagnato da un controvertice dei popoli in cui reti sociali e movimenti hanno avanzato le loro proposte. A partire dal summit di Rio (1999) a oggi, la Ue ha realizzato sei incontri e diversi accordi di «libero scambio»: conclusi con Cile, Colombia, Perù e America centrale all’insegna della dissimmetria e a tutto vantaggio delle imprese multinazionali. Negli anni seguenti, il solo progetto d’integrazione che sembrava imporsi per volontà di Washington e di George W. Bush, era rappresentato dalla Zona di libero scambio delle Americhe (Alca), destinata ad estendersi, nel segno neoliberista e neocoloniale, dall’Alaska alla Terra del fuoco. Ma, dal ’99 a oggi, la mappa del continente è cambiata, il blocco dei governi progressisti ha messo in campo altre alleanze regionali che pesano.
Nel dicembre del 2004, l’allora presidente di Cuba, Fidel Castro, e quello del Venezuela, Hugo Chávez, eletto del ’98, creano all’Avana quella che diventerà l’Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America (Alba), e che affosserà il disegno dell’Alca, configurando nuovi accordi, l’anno dopo a Mar del Plata, in Argentina. Nel 2008, viene attivata l’Unione delle nazioni sudamericane (Unasur), nel cui Consiglio di difesa non è prevista la presenza Usa. E, nel 2011, viene creata a Caracas la Celac, destinata a destituire di fondamento l’esistenza dell’Organizzazione degli stati americani (Osa), che ha sede a Washington.
In questo quadro, i paesi progressisti hanno deciso di contare in un raggio più ampio, come quello del Mercosur – di cui il Venezuela è entrato a far parte e di cui presto farà parte anche la Bolivia – o della Celac: incalzando e accerchiando anche governi che progressisti non sono, come quello di Piñera in Cile o di Manuel Santos in Colombia. La Ue rimane perciò sempre il principale investitore nella regione, con il 43% del totale degli investimenti diretti esteri (Ide) e resta il secondo partner commerciale, ma adesso si trova di fronte un grande insieme in divenire e non più singoli paesi. E deve confrontarsi con un’America latina il cui tasso medio di crescita economica, negli ultimi due anni, è del 4-5%, supportato dall’esportazione delle materie prime in buona parte verso la Cina.
Per Piñera, con la Ue si è definita a Santiago «una nuova alleanza strategica che mira a istituire una relazione più simmetrica», meno scalibrata su una parte. «Se una metà del mondo è in recessione, l’altra non può fare passi avanti nel suo sviluppo», ha detto ancora il presidente-miliardario. Cile, Colombia, Perù e Messico, formano l’Alleanza del Pacifico, creata nel 2012, e hanno annunciato l’istituzione di un’area di libero commercio in cui realizzare un’intesa sulle tariffe doganali, entro il 31 marzo: a cui Madrid, primo investitore europeo in America latina e paese osservatore dell’Alleanza, ha chiesto di far parte. Il vertice è stato segnato dalla morte dei 233 giovani nell’incendio di una discoteca in Brasile. Per questo, la presidente Dilma Rousseff ha lasciato anzitempo Santiago e subito dopo Piñera ha chiesto un minuto di silenzio.
Per il presidente boliviano Evo Morales – che ha concluso il controvertice della società civile -, quella tra Ue e Celac, è stata invece «una riunione fra sordi», perché «concentrare il capitale in poche mani non è la soluzione alla crisi». Morales è tornato a chiedere al Cile «il diritto di uno sbocco al mare», perso col trattato del 1904, e ha chiesto anche all’Inghilterra di andarsene dalle Malvinas. Il governo cileno gli ha risposto: «Non cederemo la sovranità su nessuna parte del nostro territorio».

Il Manifesto – 29.01.13


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