Landini: “Governo, adesso però vogliamo i fatti”

Landini: “Governo, adesso però vogliamo i fatti”

di Antonio Sciotto – il manifesto

Landini ricevuto con una delegazione di 20 operai e 20 operaie a Palazzo Chigi. Il leader dei metalmeccanici esce soddisfatto: «Si sono impegnati per lo sviluppo». Poi incontra Renzi: «Per ora da lui solo titoli», ma c’è intesa sulla rappresentanza. Forconi «inquietanti» se attaccano le sedi del sindacato

Mau­ri­zio Lan­dini non si fa adom­brare dai for­coni: e uscito da Palazzo Chigi, dove ieri mat­tina ha incon­trato una rap­pre­sen­tanza del governo, monta su un fur­gon­cino e parla ai suoi. Le tute blu della Fiom ven­gono da una due giorni impe­gna­tiva: mani­fe­sta­zioni con cam­per e sca­to­loni a Roma, assem­blee, una com­plessa piat­ta­forma da far dige­rire ai palazzi del potere. Pro­te­ste tutte paci­fi­che, men­tre i for­coni pro­se­gui­vano nei loro disor­dini improv­vi­sati, tra con­ta­dini ribelli in Jaguar, minacce di roghi ai librai e assalti alle sedi della Cgil. Il fac­cia a fac­cia con l’esecutivo Letta – a rice­vere la Fiom c’erano il mini­stro del Lavoro Enrico Gio­van­nini e quello dello Svi­luppo, Fla­vio Zano­nato – è andato bene. O per­lo­meno è un buon punto di partenza.

Lo dice chia­ra­mente Lan­dini uscendo, sot­to­li­neando di aver avuto final­mente ascolto in modo serio (e la forma, spesso, conta quanto la sostanza): «Con 20 dele­gati e 20 dele­gate, la Fiom è stata rice­vuta da sola dal governo – spiega il segre­ta­rio agli ope­rai riu­niti poco distante da Palazzo Chigi – È la prima volta che abbiamo potuto par­lare con rap­pre­sen­tanti dell’esecutivo, i mini­stri del Lavoro e dello Svi­luppo. È un fatto impor­tante che non è riso­lu­tivo ma abbiamo potuto dire la nostra». «Se vuole la fidu­cia non dei par­la­men­tari ma del Paese – ha poi aggiunto Lan­dini — il governo deve cam­biare le sue politiche».

Quanto al merito, i due mini­stri, a nome dell’intero ese­cu­tivo, si sono impe­gnati (spiega sem­pre il segre­ta­rio Fiom) per «un per­corso di svi­luppo, per una cre­scita e una rifon­da­zione del sistema indu­striale ita­liano». Per i metal­mec­ca­nici Cgil è insomma, «un primo risul­tato». Lan­dini aggiunge quindi che «saranno avviati i tavoli per ogni set­tore» e per i grandi dos­sier: Fin­mec­ca­nica, Fin­can­tieri e Fiat. Que­sto governo, ha affer­mato, «può risol­vere molte cose se cam­bia le poli­ti­che indu­striali fatte finora. Se pensa di pri­va­tiz­zare e basta non risolve i pro­blemi e rischia di per­dere con­senso: ci sono i for­coni, ma ci sono anche i lavo­ra­tori». La Fiom ha chie­sto infine di «rifi­nan­ziare i con­tratti di soli­da­rietà all’80%, redi­stri­buendo il lavoro».

Che l’incontro sia stato posi­tivo viene con­fer­mato anche da una nota di Palazzo Chigi. «Nel corso della riu­nione sono state rap­pre­sen­tate le prin­ci­pali que­stioni legate a pri­va­tiz­za­zioni, auto­mo­tive, elet­tro­do­me­stici, difesa, tra­sporto pub­blico, cuneo fiscale, poste e fondi pen­sione», si spiega. Il governo «ha ascol­tato, dato rispo­ste nel merito e ha garan­tito che appro­fon­dirà sia le que­stioni in cui non è stato pos­si­bile entrare nello spe­ci­fico sia le pro­po­ste che sono state avan­zate dalla Fiom».

Un primo impe­gno quindi, spe­rando che tutto non si smonti come nella «fab­brica di car­tone» degli sca­to­loni Fiom: il muro tirato su sim­bo­li­ca­mente davanti al mini­stero dello Svi­luppo eco­no­mico, fra­gile in appa­renza ma pesante nei con­te­nuti, un lungo elenco di cas­sin­te­grati, licen­ziati, esu­beri e ven­dite di aziende italiane.

La gior­nata di Lan­dini è stata densa: è tor­nato a par­lare dei for­coni, della Fiat, e poi ha incon­trato a Firenze il sin­daco e neo segre­ta­rio del Pd Mat­teo Renzi. Un incon­tro «ami­che­vole», creato in realtà pren­dendo a pre­te­sto l’inaugurazione di una mostra foto­gra­fica della Fiom: i due lea­der hanno comin­ciato a stu­diarsi per­ché cer­ta­mente, nei pros­simi mesi, tor­ne­ranno spesso a incon­trarsi (e magari a scon­trarsi) nel dibat­tito su eco­no­mia e lavoro.

Uno dei nodi è venuto fuori gra­zie all’intervista che Lan­dini ha rila­sciato ieri ail mani­fe­sto, dove sfi­dava Renzi sulla rap­pre­sen­tanza: «Si batta per una legge», ci aveva detto, «per­ché se gli iscritti al Pd hanno potuto votare alle pri­ma­rie, i lavo­ra­tori non pos­sono dire la loro su accordi e con­tratti». Renzi, stu­diando il «dos­sier Lan­dini» prima di incon­trarlo, ha rispo­sto con una bella aper­tura: «Sono pro­fon­da­mente d’accordo con Mau­ri­zio Lan­dini sul tema della rap­pre­sen­tanza sin­da­cale – ha spie­gato – A mio giu­di­zio è vero quello che Lan­dini dice anche oggi in un’intervista sulla neces­sità di garan­tire attra­verso una legge la rap­pre­sen­tanza sin­da­cale che, da troppo tempo, per varie respon­sa­bi­lità è ferma; una legge per garan­tire la pos­si­bi­lità ai lavo­ra­tori di sce­gliersi non solo i pro­pri rap­pre­sen­tanti ma di avere una più effi­cace pre­senza all’interno dell’azienda». Lan­dini è stato cor­tese, ma per ora cauto: «Per ora ho visto dei titoli – ha detto di Renzi – Spero che si possa fare una discus­sione per­ché, nel merito, o sono stato disat­tento, o non ho capito tutto quello che viene proposto».

Sui for­coni, Lan­dini ha detto che «il pro­blema non è solo capire chi c’è a capo, ma soprat­tutto per­ché si mani­fe­sta». «Trovo però inquie­tante – ha con­cluso il lea­der della Fiom – se in alcuni casi la con­tro­parte diven­tano le sedi sindacali».


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