12 dicembre 1991: nasceva Rifondazione Comunista
Pubblicato il 13 dic 2013
di Matteo Prencipe, segretario PRC Milano – Tra il 12 e il 15 dicembre 1991 nasceva a Roma, 22 anni fa il Partito della Rifondazione Comunista. Questi anni sono trascorsi veloci per noi comunisti, tra speranze, affermazioni, sconfitte, arretramenti, illusioni e disillusioni. Abbiamo attraversato questi anni con la speranza di far rinascere un grande partito di massa, convinti della sua necessità storica e del fatto che la sua assenza avrebbe determinato l’arretramento collettivo della coscienza politica della classe lavoratrice.
Abbiamo attraversato gli anni del berlusconismo rampante, della seconda repubblica mai veramente nata e sopratutto della grande illusione sulla fine delle ideologie, che ha reso poi possibile la nascita del Partito Democratico. Sono gli anni dell’inizio della grande disuguaglianza, dei lavoratori illusisi di essere diventati ceto medio, dell’arretramento della coscienza di sé e quindi del proprio destino come individui e come classe.
In questi giorni vediamo i veri effetti di quella stagione. L’austerity fa piazza pulita sull’illusione del ceto medio proletarizzatosi improvvisamente. L’illusione genera la rabbia per ora controllata ma probabilmente per poco. L’appello che questi ceti fanno (padroncini, camionisti, ambulanti, bottegai, artigiani..) ai precari, studenti e lavoratori disoccupati vessati dalle tasse ad unirsi in nome del “sono tutti uguali” e “siamo apolitici” e “via i sindacati e partiti”, mostra il livello profondo che la crisi economica ha scavato .E’ un appelo insidioso e realistico.
La pulsione storicamente antidemocratica di questi ceti rischia di saldarsi con l’assenza di indirizzo politico e di rappresentanza dei lavoratori e studenti. L’uso politico che le formazioni della destra fascista ne stanno facendo, ha l’obiettivo di far nascere una rappresentanza politica di massa della destra estrema. Alba Dorata in Grecia insegna. La sinistra di classe di cui noi siamo parte, è drammaticamente assente nell’intercettare la protesta di massa che ormai è all’orizzonte. La politica del PD dei palazzi romani, incapace di far rinascere una ripresa economica di alcun tipo, sarà l’obiettivo su cui si scaricherà inevitabilmente il malcontento generale. E’ solo questione di tempo.
Sì ha poco tempo a disposizione per intercettare la rabbia profonda, che cova in specie nelle giovani generazioni e trasformarla in proposta e rappresentanza politica. Il tempo dei balbettii, dei convegni e autoflagellazioni è terminato. Bisogna che la sinistra scenda in piazza e rioccupi il suo spazio insieme ai giovani che protestano nell’università contro le baroniie responsabili dello sfacelo, dei giovani che vedono la scuola cadere a pezzi e unirvi ad esse le lotte dei lavoratori che perdono il posto di lavoro.
Creare le condizioni politiche affinchè si arrivi allo sciopero generale, che conduca alla caduta di questo governo ed a nuove elezioni. Se non lo si farà, la torsione fascistoide, il sovversivismo della piccola borghesia, potrebbe prendere il sopravvento distruggendo la Costituzione nata dalla Resistenza. Quanto accade in questi giorni per nulla spontaneo ed estemporaneo, ha a che fare molto con l’esigenza della classe dirigente che ha condotto allo sfacelo il paese di salvarsi, creando nel caos le premesse politiche per far nascere una terza repubblica semiautoritaria in grado di controllare la protesta popolare.
22 anni fa una generazione politica si mise in marcia per dare una risposta alla classe lavoratrice e oggi quella scommessa è drammaticamente attuale. C’è bisogno di far nascere un grande partito di sinistra e di classe, che arresti la possibile deriva autoritaria nel paese. Chiamiamo ad unirsi tutti quelli/quelle che da sinistra vogliono cambiare il paese senza compromessi con banche e poteri forti, quelli che vogliono un’alternativa sociale ed economica che assegni ai lavoratori il destino del paese, quelli che non ne possono più del liberismo economico, quelli che non si sentono rappresentati da un PD che ormai abbandona ogni ancoraggio alla storia della sinistra. Chiamiamo tutti a scendere in piazza contro il governo, mettiamo a disposizione le nostre poche ma diffuse forze per farlo e onoreremo l’impegno sottoscritto da tutti noi il 12 dicembre del 1991. Dalle future lotte e non dalle parole rinascerà il partito che abbiamo immaginato ventidue anni fa.
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