Con Tsipras contro l’«Europa reale»

Con Tsipras contro l’«Europa reale»

di Roberto Musacchio, Massimo Torelli – il manifesto

Come accadde per il socia­li­smo reale, lad­dove l’aggettivo reale si man­giò il sostan­tivo socia­li­smo, così può acca­dere per l’Europa reale. Que­sta Europa, infatti, per come si è andata edi­fi­cando in que­sto tren­ten­nio segnato dall’egemonia neo­li­be­ri­sta, sta disper­dendo ogni valore pro­fondo che con­nota il suo nome. La costru­zione dell’Unione euro­pea è stata carat­te­riz­zata da un eco­no­mi­ci­smo e da una subal­ter­nità alla glo­ba­liz­za­zione che ha rap­pre­sen­tato non l’inveramento del sogno euro­peo ma la sua radi­cale nega­zione. Non solo: l’Europa reale ha strac­ciato per­sino gli ele­menti di civiltà. Come si pos­sono defi­nire le poli­ti­che verso i migranti se non come bar­ba­rie che rin­ne­gano le anti­che cul­ture dell’ospitalità, dell’asilo e addi­rit­tura del sal­va­tag­gio? Con­si­de­rando poi che la nega­zione del diritto alla mobi­lità per la ricerca di lavoro riporta a una dimen­sione neo­feu­dale, venendo peral­tro uti­liz­zata per deter­mi­nare con­di­zioni di lavoro neo­ser­vili e di cit­ta­di­nanza dif­fe­ren­ziale.
Pur­troppo l’Europa reale si è andata isti­tuendo con il con­corso delle prin­ci­pali fami­glie poli­ti­che euro­pee, che hanno con­tri­buito in tal modo ad uno stra­vol­gi­mento della poli­tica che da forma di par­te­ci­pa­zione, sulla base del con­flitto e di diverse idee di società, si è tra­sfor­mata in strut­tura ser­vile della gover­nance di sistema. Le lar­ghe intese, for­mali o sostan­ziali, sono la for­mula poli­tica domi­nante in que­sta epoca. Esse pre­ve­dono o grandi coa­li­zioni o alter­nanze tra forze che però espli­ci­ta­mente o impli­ci­ta­mente accet­tano lo sta­tus quo. I prin­ci­pali prov­ve­di­menti sono stati con­di­visi dai prin­ci­pali par­titi euro­pei, a par­tire dal popo­lare e dal socia­li­sta. E, in una sorta di rove­scia­mento delle unità anti­fa­sci­ste costi­tuenti del dopo­guerra, ora le lar­ghe intese sono lo stru­mento della deco­sti­tu­zio­na­liz­za­zione.
Que­sta let­tura tra­gi­ca­mente cri­tica della realtà è tale da richie­dere una rot­tura neces­sa­ria e radi­cale col régime e la messa in campo di una vera e pro­pria lotta di libe­ra­zione. Il régime prova oggi a rile­git­ti­marsi evo­cando un comune sen­tire con­tro i popu­li­smi e l’antieuropeismo: ma è una poli­tica misti­fi­ca­to­ria e peri­co­losa insieme. Infatti popu­li­smi, neo­fa­sci­smi, xeno­fo­bie e anti­eu­ro­pei­smo sono esat­ta­mente l’altra fac­cia della meda­glia delle poli­ti­che agite dall’Europa reale.
Le pros­sime ele­zioni euro­pee non saranno la solu­zione a que­sta vera e pro­pria crisi di civiltà. Noi vor­remmo però, ed è que­stione che pone Alba, che potes­sero essere un momento di reale presa di coscienza di massa della dimen­sione nuova della poli­tica e della lotta di cam­bia­mento. Come è noto, si voterà que­sta volta avendo messe in gioco anche le can­di­da­ture per la Pre­si­denza della Com­mis­sione Euro­pea, la cui scelta spetta ora al Par­la­mento Euro­peo sulla base dei risul­tati delle ele­zioni e in rap­porto al Con­si­glio. Noi sap­piamo che non è certo il pre­si­den­zia­li­smo la demo­cra­tiz­za­zione di que­sta Europa, anzi. C’è il rischio che die­tro lo slo­gan «Stati Uniti d’Europa» passi un’ulteriore tappa della costru­zione di un vero mostro poli­tico in cui il pre­si­den­zia­li­smo non ha nem­meno i con­trap­pesi demo­cra­tici nord ame­ri­cani ed anzi si somma alla troika e alla espro­pria­zione dei Par­la­menti. Le riforme demo­cra­ti­che neces­sa­rie sono ben altre e si fon­dano sulla Costi­tu­zio­na­liz­za­zione della Europa in rela­zione e sin­to­nia con le Carte esi­stenti e non in nega­zione di esse.
La pos­si­bi­lità dell’indicazione di una can­di­da­tura per la Pre­si­denza è però una pos­si­bi­lità che potrebbe aiu­tare adi­den­ti­fi­care un punto di rife­ri­mento e un sistema di forze che si ritro­vano nell’obiettivo di avviare un pro­cesso di libe­ra­zione. Va in que­sta dire­zione la can­di­da­tura di Ale­xis Tsi­pras, il gio­vane lea­der della greca Syriza. La can­di­da­tura ha un grande valore sim­bo­lico e poli­tico pro­prio per­ché nasce dal cuore di una lotta di resi­stenza e di libe­ra­zione che ha avuto la capa­cità di con­qui­stare amplis­simi strati della cit­ta­di­nanza greca e insieme di par­lare alle altre realtà di lotta fuori dalla Gre­cia.
C’è in que­sta can­di­da­tura il pro­filo emble­ma­tico di una lotta con­tro l’Europa reale e per un’Europa libera e demo­cra­tica. Un’Europa che nasce dal ripu­dio dell’austerità e dei trat­tati e memo­ran­dum che la impon­gono. Che si muove fuori dall’ormai esau­sto asse franco-tedesco, ridotto peral­tro ad una sola dimen­sione, quella dell’Europa ger­ma­nica.
Natu­ral­mente la can­di­da­tura di Ale­xis Tsi­pras è tanto più forte quanto più saprà arric­chirsi di sog­getti che sono un pro­gramma e pro­grammi che sono sog­getti. Una idea di alleanza tra i Paesi del Sud d’Europa per cam­biare l’intera Europa, rico­struen­dola su basi comu­ni­ta­rie. La pra­tica dell’economia eco­lo­gica e soli­dale che pro­prio dal e nel Medi­ter­ra­neo trova la sua culla. Nuovi valori costi­tuenti per una nuova Europa come i beni comuni, il red­dito di cit­ta­di­nanza, il sala­rio euro­peo. Il rico­no­sci­mento del fon­da­men­tale apporto di un pen­siero, quello delle donne, nella costru­zione di una visione euro­pea di giu­sti­zia ed eguale dignità. I gio­vani, oggi gene­ra­zione per­duta, già fuori dalla Costi­tu­zione reale, e invece par­ti­giani della libe­ra­zione indi­spen­sa­bile. I migranti, come sim­boli viventi oggi della bar­ba­rie e nell’Europa libe­rata di quella idea di cit­ta­di­nanza uni­ver­sale cui il mito di Europa, prin­ci­pessa feni­cia, ci rimanda.
Noi vor­remmo che quanto si rende pos­si­bile con la can­di­da­tura di Ale­xis Tsi­pras lo sia anche per l’Italia. Qui, più che altrove, vec­chie forme della poli­tica sono state scon­fitte e più acuto è il biso­gno di cam­bia­mento. Per que­sto la can­di­da­tura di Ale­xis Tsi­pras appare a noi come una occa­sione da non man­care. Per farlo serve che la dimen­sione della sfida che vive nella sua can­di­da­tura sia colta e pra­ti­cata appieno. Che viva la dimen­sione euro­pea anche nelle forme e nelle pra­ti­che della cam­pa­gna elet­to­rale con una inter­se­ca­zione visi­bile e vis­suta dei sog­getti con cui ci si coa­lizza per la lotta di libe­ra­zione: i gio­vani, i popoli del Sud, i movi­menti dell’altra Europa, le lotte ter­ri­to­riali che aspi­rano a un’Europa a demo­cra­zia ter­ri­to­riale. La strada per la rico­stru­zione di un sog­getto poli­tico nuovo natu­ral­mente è lunga e imper­via, la si può per­cor­rere attra­verso le giu­ste bat­ta­glie. E quelle per un voto ad Ale­xis Tsi­pras e alle lotte di libe­ra­zione dell’Europa lo può sicu­ra­mente essere per molte e molti.


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