Decadenza reality show

Decadenza reality show

di Andrea Fabozzi – il manifesto – Inizia alle sette della sera, il voto del senato arriverà molto tardi. Ma il Cavaliere sarà in tv, a casa Vespa. Lui straparla: «È solo l’inizio», «Le procure fanno a gara per arrestarmi». Ma gli avvocati: eventualità irreale Comizio col Quirinale nel mirino. Ma la rabbia verso Alfano andrà sorvegliata, spazio agli umori del popolo.

La legge gli è contro, la maggioranza assoluta del senato anche, Berlusconi non poteva fare altro che trasformare la presa d’atto del parlamento sulla sua decadenza in un passaggio drammatico, un voto da fine del mondo. Ce l’ha fatta. Questa sera nell’aula del senato non ci sarà la fine del mondo, ma probabilmente la fine di 19 anni e mezzo di storia parlamentare del Cavaliere. La legge Severino che adesso ne impone la decadenza prevede l’incandidabilità per sei anni. Vero è che l’esito positivo della prova cui il Cavaliere sarà ammesso a breve può – ma il punto è controverso – togliere di mezzo l’ostacolo; in ogni caso l’interdizione lo terrà fuori dal Palazzo per i prossimi due anni, cioè fino ai suoi 79. Il dramma c’è e il governo e le opposizioni stanno dando il loro contributo. Dalla sentenza di condanna definitiva che è alla base della decadenza, infatti, sono passati quattro mesi, eppure l’affanno sulla legge di stabilità, i ritardi del maxi emendamento e della fiducia, l’ostinazione nel voler votare oggi faranno in modo che Berlusconi sarà allontanato dal senato di notte. In contumacia, del resto in senato da febbraio a oggi ci è andato pochissimo. Nell’ora fatale comparirà davanti a sfondali più familiari: sarà sul palco davanti palazzo Grazioli e in tv da Vespa.
È ormai rassegnato. Ai parlamentari che ha incontrato ieri ha detto che dovranno andare a trovarlo a San Vittore. Un’esorcismo. Sa bene anche lui che una richiesta di arresto ai suoi danni è assai improbabile, «irreale» ha detto giusto ieri il suo avvocato Coppi. Eppure il Cavaliere parla di una «corsa» tra la procura di Milano e quella di Napoli a chi per prima riuscirà a mandarlo in carcere. E intanto torna a descrivere come «un’umiliazione» non solo per lui ma «per il paese» l’affidamento ai servizi sociali, che pure ha chiesto lui al giudice di sorveglianza di Milano. Ha detto che vogliono mandarlo «a pulire i cessi»; l’avvocato Ghedini ha offerto un’alternativa assai più comoda: «Potrebbe anche trattarsi di un incontro periodico con un assistente sociale». Per dieci mesi, forse nove se dovesse nel frattempo essere approvata una delle norme immaginate dalla ministra Cancellieri contro l’affollamento carcerario.
Ma rassegnazione non significa resa in parlamento. Al contrario questa sera Forza Italia, ma anche la Lega e il piccolo gruppo del Gal preparano una guerriglia al senato. Col duplice obiettivo di drammatizzare ritardandolo il voto sulla decadenza e di mettere in imbarazzo gli ex amici del Nuovo centro destra, schierati con il Cavaliere ma alla ricerca di una terza via moderata. Alfano e i suoi saranno assai prevedibilmente il bersaglio della piazza berlusconiana, convocata alle cinque per il comizio «storico» del fondatore. Un po’ una replica di quello immediatamente successivo alla condanna in Cassazione, allora Berlusconi si commesse. Ma è possibile che il Cavaliere stasera riuscirà a tenere a freno il suo rancore verso i «traditori» di Alfano, dal momento che il progetto resta quello di tornare ad allearcisi a breve. Potrà rivolgere la sua rabbia verso il Quirinale. Di certo però l’«esercito di Silvio» non scenderà in piazza all’insegna della serenità. Potrebbero anche dirigersi verso il senato, magari a comizio finito. Quando l’aula dovrebbe cominciare a votare, quando il «decadente» sarà avviato verso gli studi Rai per cominciare la sua ennesima campagna mediatica nel ruolo di vittima.
L’inizio delle operazioni di voto, che significa una dichiarazione per gruppo più gli interventi in dissenso, è stato fissato al senato per le sette di sera. Stando al regolamento, la relazione della giunta che propone la «non convalida» dell’elezione di Berlusconi potrebbe darsi per accolta. Venti senatori potranno però dissentire, chiedendo il voto su un ordine del giorno. A quel punto chi vuole salvare Berlusconi dovrà votare sì, gli astenuti faranno il gioco dei nemici di Arcore. Sui senatori pioverà però una messe di ordini del giorno, alcuni chiederanno il ricorso al voto segreto com’è sempre stato per decisioni che riguardano le persone, ma come si è deciso che non dovrà essere stavolta. Grasso dovrà comunque dare una risposta sul punto, anche se di certo rifiuterà di convocare un’altra giunta per il regolamento. E poi ci sarà l’annunciatissima pregiudiziale Casini che vorrebbe rimandare il voto di qualche mese in attesa dell’interdizione. Non su tutti gli ordini del giorno si potrà intervenire, ma tutti dovranno essere messi ai voti. Sarà un lungo addio.


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