“Riprendiamoci il Colorificio”, Pisa sfila per i beni comuni

“Riprendiamoci il Colorificio”, Pisa sfila per i beni comuni

«Difendiamo l’allegria». Fra bolle di sapone, clown e giocolieri, disco samba anni ’70 e adesivi “Riprendiamoci il Colorificio” appiccicati ai giubbotti di polizia e carabinieri, i ragazzi e le ragazze del Municipio dei beni comuni offrono una manifestazione che è un inno alla vita. Sono stati sgomberati da Pisa e accolti al Consiglio d’Europa di Strasburgo, come esempio di virtuoso recupero di spazi abbandonati. Con la giornata di oggi, sistemano un altro mattone – cementato dagli articoli della Costituzione – sulla costruzione di quello che a buon diritto definiscono «un luogo aperto e di socialità». Agli antipodi della cementificazione, questa sì reale, che la multinazionale di turno (J Color) ha già chiesto agli uffici comunali. Dopo aver comprato una fabbrica che aveva un secolo di storia operaia alle spalle. Averla chiusa. E tenendola da anni in degradante abbandono. Aspettando l’occasione (e l’amministrazione) giusta per farsi approvare la variante urbanistica di rito.
Ad aiutare uno splendido corteo nel quale gli under 35 sono maggioranza, c’è anche un percorso suggestivo che attraversa la città passando da Borgo Stretto e piazza dei Cavalieri, via Santa Maria e piazza dei Miracoli. Al resto pensano i manifestanti, più di duemila, che interpretano la protesta riecheggiando i creativi del ’77. Agli slogan barricaderi si preferisce Azzurro di Conte & Celentano, all’esproprio proletario la vendita a prezzi popolari di panini, bibite e magliette dell’ex Colorificio: «Sosteniamo le spese del corteo», spiegano dal camion che apre la manifestazione, sull’onda di Radio Roarr che mette sul piatto anche il Rocky horror picture show.
«Siamo qui perché questo lavoro collettivo possa andare avanti». Don Alessandro Santoro ben sintetizza il senso politico della giornata. Dal capoluogo toscano sono arrivati anche i ragazzi di Alba, e nel corteo spuntano Federico Tomasello e Sara Cassai della libreria caffè La Cité. Un altro spazio di socialità che, nonostante le decisioni della magistratura, il pur spregiudicato sindaco Renzi si guarda bene dal contrastare. Mentre a Pisa si è arrivati all’unicum di questura (e prefettura) che si sono fatti latori di una possibile mediazione, respinta dal sindaco Filippeschi e dal Pd locale «perché la legge deve fare il suo corso». Un rifiuto della politica, a fronte del quale sfilano mamme con i bambini in carrozzina, studenti e studentesse, coppie di sempreverdi con il cane al guinzaglio. Un’altra città che insieme al Prc, a nome del Municipio e del suo avo Rebeldìa, ha portato fra gli eletti dal popolo Ciccio Auletta e Maurizio Ricci. Pronti a denunciare, anche oggi, l’altro scandalo dei profughi di via Pietrasantina, ai quali da settimane hanno tolto la luce e il riscaldamento.
Se il derby Pisa-Grosseto e una meritoria iniziativa antifascista a Firenze hanno tolto all’appello qualche manifestante, alle tante adesioni (Arci, Rifondazione, Sel, Libera, Movimento Acqua bene comune, Teatro Valle, Genuino Clandestino, Un ponte per, Fratelli dell’Uomo, Rete della Conoscenza, Fairwatch, Distretto economia solidale alto Tirreno) si aggiungono in carne, ossa e striscioni realtà occupanti di base come il romano Scup (Sport e cultura popolare), centri e spazi sociali marchigiani e liguri, e le altre esperienze come La Rossa di Lari con cui il Municipio dei beni comuni ha intessuto legami strettissimi.
Davanti all’ex Colorificio si fa festa davanti alle forze dell’ordine con i ballerini di Malatucada, mentre ragazze “resistenti” fronteggiano a distanza minima il cordone in (inutile) assetto antisommossa. Perché non sarà oggi che l’ex fabbrica sarà rioccupata – ma lo sarà – dalla Biblioteca Babil con i suoi 10mila libri e la Ciclofficina, Africa Insieme e Cinemaltrove, gli Equilibri Precari e Legambiente, la scuola di italiano per migranti e Cibolibero Kc. «Questi ragazzi devono essere ringraziati – ricorda Sandro Medici – perché davanti a questo scandalo rappresentano la legalità. Sono loro, siamo tutti noi la legalità, non gli speculatori». Dirigenti del Prc (Roberta Fantozzi, Luca Barbuti) e della pur “governativa” Sel (Beppe Brogi, Alessandro Bozzi) guardano l’assedio, oggi simbolico come i tentativi di forzare i cancelli. Ma la politica vera è in via Montelungo.


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