“Lo chiameremo Silvio”

“Lo chiameremo Silvio”

di Dino Greco – liberazione.it – Sembra impossibile, eppure nulla è più reale di questa Italia da operetta, dove ai drammi sociali della disoccupazione, della povertà che per tanti ha varcato la soglia dell’indigenza, si contrappone un mondo politico surreale, che vive di vita propria, in una bolla autosospesa dove nessuno si occupa con onestà e con qualche cognizione di causa dei problemi reali del paese. Un mondo popolato da incompetenti, faccendieri, ladri patentati, ignoranti sesquipedali, parassiti, perditempo che mettono in scena una falsa contesa sul nulla, fingendo di proporre ricette miracolistiche, mentre non decidono (e tanto meno fanno) nulla e mentre l’oligarchia economica e finanziaria transnazionale tiene saldamente il timone, compiendo le scelte che contano davvero in perfetta autonomia, senza riguardo alle sopravvissute (ma ormai tremebonde) costituzioni ed avendo ormai usurpato ogni residuo scampolo di sovranità nazionale.

In questa atmosfera da ultimi giorni di Bisanzio, tocca a noi vedere di tutto e di più. L’ultima puntata della dinasty di casa Arcore ci riserva l’ulteriore trasmutazione del partito di Berlusconi, che alleva in provetta i suoi catecumeni, giovani comicamente replicanti le giaculatorie del capo. Sentirli ieri sera nell’esordio concesso loro da compiacenti giornalisti televisivi, era uno spettacolo comico e triste insieme. Sembravano, mutatis mutandis, gli imberbi ragazzini che Hitler mandava a combattere (e a morire) nelle ore tragiche dell’agonia del regime. L’analogia, ovviamente, finisce qui. Loro, i “falchetti”, in elegantissima tenuta da “ventesima avenue”, allevati in batteria da Daniela Santanchè, la “pitonessa”, si producevano davanti alle telecamere in un eloquio da terza elementare, zoppicando ed inciampando alla ricerca delle parole tante volte mandate a memoria e non ancora del tutto assimilate. I pionieri del Caimano hanno annunciato la costituzione di “club” che si chiameranno – occhio alla fantasia – “Forza Silvio”.

Intanto lui, il conducator, affila le armi per la resa dei conti interna. E ai giovanotti adoranti si è rivolto dicendo più o meno così: “Io faccio di tutto per l’unità. Ma come si può continuare a collaborare al governo con i miei carnefici? Con questa sinistra che lavora al mio assassinio politico”? L’attacco alla fronda dei ministri e dei senatori pronti a votare la fiducia al governo. “Lo fanno – dice – perché temono di non essere ricandidati a quella carica “nobiliare”. Ormai l’avvitamento di Berlusconi su se stesso, sul suo personale destino, mai del resto venuto meno, ha assunto ora dimensioni parossistiche. La sindrome di Riccardo III lo divora e chiunque non faccia atto di genuflessione ed obbedienza nei suoi confronti è un nemico da abbattere.

Insomma, B. non indietreggia di un millimetro e non sembra lasciare margini alla trattativa sulla tenuta del governo. La querelle su chi vuole dividere sembra dunque il classico “gioco del cerino”. E ad ogni modo, lui si dice sicuro che sabato il Consiglio nazionale sancirà il passaggio a Forza Italia approvando il documento dell’Ufficio di presidenza. Niente rinvii, niente passi indietro. Resta da vedere se la pattuglia di Alfano reggerà la sfida o si sfrangerà sotto la sferza del capo che è sempre riuscito, nel passato, ad annichilire ogni per altro tiepidissima voce di dissenso.


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