IX Congresso – Per una sinistra di classe in Italia
Pubblicato il 11 nov 2013
di Patrizia Granchelli, segretaria circolo Poste Milano
«Noi siamo convinti che quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio. Che occorre proporsi di fare solo ciò che si sa e si può fare e andare per la propria via». Il IX congresso del nostro Partito, deve porsi l’obiettivo della rifondazione e riorganizzazione di un Partito Comunista di massa. Perché? Lo richiede la fase storica che attraversiamo, infatti, la crisi capitalistica mondiale, che ha determinato un peggioramento generale delle condizioni di vita dei lavoratori sia a livello nazionale che internazionale, non è risolvibile con semplici palliativi neokeynesiani di sostegno al consumo. In tutto il mondo si assiste a una feroce competizione internazionale, tra potenze e frazioni della grande borghesia per accaparrarsi fette di profitti, e il controllo del mercato. E’ in atto una vera lotta di classe, fatta dai potenti contro gli sfruttati. Il debito e lo spread vengono usati come forma di ricatto sulla testa delle classi subalterne per cancellare salari, diritti, lavoro e tutte le conquiste ottenute in decenni di lotte. La lotta di classe dei lavoratori può influenzare i futuri scenari economico-finanziari europei e mettere all’ordine del giorno un nuovo modello d’Europa. La logica del fiscal compact e del pareggio di bilancio, tende a rendere permanenti gli obiettivi raggiunti, aprendo un futuro di disoccupazione e impoverimento di massa. Una vera e propria economia di guerra attuata contro le classi popolari, da qui la necessità della rifondazione di un Partito Comunista: per unire la classe, organizzare il conflitto e costruire l’intellettuale collettivo.
Per i comunisti la comprensione della realtà è sempre funzionale al dispiegarsi di un intervento concreto per modificarla. In una fase di arretramento delle classi subalterne, di crisi della sinistra e di avanzata dell’estrema destra è possibile fare qualcosa per rallentare il nemico e preparare, insieme ad altri, una reazione comune? E’ possibile contribuire parallelamente alla ricostruzione di una sinistra di classe in Italia? Noi pensiamo di sì. Però bisogna essere chiari. La fucina dove si forgiano i militanti in grado di dare vita a questo processo sono i luoghi dove si lotta e ci si organizza per resistere. Per questo noi dobbiamo discutere di come stare lì dentro, di come essere un elemento propulsivo per le lotte e allo stesso tempo porvi il tema della loro rappresentanza politica, ciò è oggettivamente all’ordine del giorno. Occorre fare appello a tutte le forze coscienti, nel campo politico come in quello sindacale, e elaborare insieme ad esse un programma di difesa degli interessi immediati della nostra classe. Un programma che sia l’affermazione di obiettivi e pratiche collettive per la costruzione di un fronte unito della classe lavoratrice.
Dobbiamo indicare una strada diversa, una via autonoma, per dare voce a tutti quei lavoratori e cittadini a cui è stata tolta.
Parta da questo congresso la presa di coscienza che dobbiamo imprimere una svolta al modo di fare politica dentro e fuori il Partito, per questo abbiamo bisogno di un partito più coeso e solidale, ove la democrazia interna sia davvero reale, e diretta. Per fare ciò, bisogna incominciare ad applicare nel partito quegli strumenti e quei metodi che chiediamo vengano applicati nei movimenti, nelle istituzioni e nelle amministrazioni locali, a partire dalla partecipazione fino ad arrivare alla possibilità di revoca delle deleghe. Il dibattito politico aperto e consapevole deve essere il sale, non solo della democrazia, ma anche della vita interna e della crescita politica di un partito comunista.
Serve inoltre una organizzazione salda, con una propria linea chiara e riconoscibile all’esterno.
Come PRC dobbiamo prendere la decisione di stare dalla parte dei lavoratori, senza se e senza ma. Noi abbiamo deciso da che parte stare: alla testa delle lotte, in basso a sinistra!
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