Spionaggio: l’inestinguibile “cupidigia di servilismo” atlantico dell’Italia

Spionaggio: l’inestinguibile “cupidigia di servilismo” atlantico dell’Italia

di Dino Greco – liberazione.it

Come in una commedia tragicomica, il caso datagate, che scuote l’Europa ed assume le proporzioni di una crisi diplomatica di prima grandezza per tutte le cancellerie del vecchio continente, vale meno di nulla per l’Italia decadente di questa lunga stagione di eclissi, precipitata com’è in una crisi non soltanto economico-sociale, ma anche politica e morale.

E’ ormai chiaro che, come in tutta Europa, i servizi segreti statunitensi spiavano anche qui da noi, a dritta e a manca. Anche a Roma – come a Berlino, a Parigi, a Madrid – esisteva un ufficio dell’intelligence Usa che effettuava milioni di incursioni nelle comunicazioni private dei cittadini, a qualunque livello, ove essa lo ritenesse utile, a proprio esclusivo discernimento. E poiché l’attività in questione non era propriamente un esercizio sportivo, se ne capisce – a meno di non avere gli occhi bendati – la finalità spionistica e il movente politico.

Ebbene, mentre il parlamento tedesco crea una commissione di inchiesta, pretende un chiarimento definitivo, minacciando gravi conseguenze, anche di ordine giudiziario; mentre il presidente del parlamento europeo Martin Schulz minaccia di revocare il patto di libero scambio fra Europa e Usa proposto da Obama; mentre gli altri governi convocano gli ambasciatori degli States, quello italiano tace. Anzi, peggio. Fa parlare in vece propria gli specchiati Servizi italiani che con sprezzo assoluto del ridicolo negano qualsiasi violazione della legge italiana in materia di intercettazioni. Semplicemente, il problema non sussiste. E i 46 milioni di incursioni effettuate nelle nostre linee telefoniche nel corso di un solo mese? Nulla di rilevante, per i nostri 007: gli americani non spiavano, “monitoravano” soltanto. Le risate, di qua e di là dall’oceano, devono essere arrivate in cielo. E poi, se lo facevano, ciò avveniva in ragione di accordi di collaborazione da tempo operativi fra i rispettivi “organismi di collegamento” dei due paesi.

Pare di sognare, o meglio, di trovarsi dentro una piece comica, dove le nostre Istituzioni e gli apparati più delicati che da esse dovrebbero dipendere paiono diretti da personaggi più simili al cinematografico Clouseau, il surreale ispettore della Suretè interpretato da Peter Sellers, che da statisti o funzionari degni di tal nome.

C’è purtroppo una lunga tradizione di servilismo atlantico che innerva la storia politica del nostro paese, con intere legioni di Presidenti della Repubblica, Presidenti del Consiglio, Ministri degli Interni, della Difesa e degli Esteri che per decenni hanno finto di giurare fedeltà alla Costituzione mentre agivano fuori e contro di essa, offrendo i propri obbedienti servigi agli Stati uniti. Conosciamo fin troppo bene la natura eversiva, e tragica, di quei legami occulti, in gran parte celati dietro il segreto di stato eppure tante volte affiorati nei frangenti decisivi della vita del Paese.

Oggi che ogni possibilità, non dico di trasformazione rivoluzionaria, ma anche di evoluzione moderatamente progressista dell’Italia pare tramontata, quell’antico e mai reciso legame si volge in farsa e suscita un senso di pena per la mortificante sudditanza a cui i nostri governanti, tutti quanti insieme, non hanno né la voglia, né l’autorità di sottrarsi.


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