Mélenchon: Germania, un voto di egoismo nazionale

Mélenchon: Germania, un voto di egoismo nazionale

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I risultati delle elezioni tedesche sono un evento la cui portata attraverserà l’intera Unione europea. La politica liberista più dura è incoraggiata. Essa quindi si amplificherà. Le ripercussioni sociali pure. I lavoratori tedeschi devono riconoscere che l’età pensionabile a 70 anni è ragionevole, che un euro per un’ora di lavoro è forse troppo, e così via. In tutta l’Europa dell’Est, dove si producono i pezzi che i tedeschi assemblano alla fine del percorso, tutti sono tenuti al detto: zitto e lavora. Così non finiremo di sentire i pappagalli dei media ripetere la favola del “modello tedesco”. Da parte loro i greci possono prepararsi a vendere il mare che li circonda, i portoghesi l’aria che respirano. Per quanto riguarda i francesi, da due mandati presidenziali hanno già un burattino sul groppone, che annuisce il capo ad ogni scossa: la signora ha solo bisogno di dare gli ordini e sarà obbedita.
Dopo tutto, se la gente lo ha voluto, cosa dire? Questo: questa politica sta preparando una catastrofe per i cittadini europei. Ha incoraggiato i tedeschi a credere che milioni di europei, già sottomessi al pugno di ferro della politica imposta dal loro paese, continueranno a subire abusi e insulti con gratitudine e riconoscenza. È anche possibile che molti tedeschi ritengano che il loro voto sia quello dell’intera Europa. Questa però non è la situazione reale, e servirebbe che qualcuno glielo dica. La signora Merkel e i suoi gruppi della terza età non sono un modello per nessuno. Il voto ci mostra l’opinione di una maggioranza che invecchia, spaventata, senza la visione o il gusto del futuro, dal momento che non ha la giovinezza per preoccuparsene. Si tratta di un voto egoista. Il “modello tedesco” della signora Merkel, per definizione, non può essere generalizzato in quanto si basa sul dumping sociale e sull’esportazione di prodotti che elimina la produzione degli altri paesi. Il “modello tedesco” è quello di spremere tutti i popoli europei, in modo da pagare i dividendi dei grandi finanzieri e le pensioni dei vecchi tedeschi della classe medio-alta. Il voto di domenica non è quindi un buon voto per l’Europa. In primo luogo perché incoraggia una politica nazionale che colpisce profondamente i popoli che la costituiscono, ad esclusivo beneficio di uno di loro. In secondo luogo, perché alimenta l’arroganza di una classe dirigente convinta di essere un modello per gli altri paesi e di detenere una verità che gli altri devono necessariamente accettare. I leader della destra tedesca, che già parlavano molto male degli europei, non si tratterranno più. Infine, perché questa politica conduce l’Unione europea ad un’esplosione sociale e politica e, tra poco, a un’ondata di nazionalismo. O a noi.

Ma possiamo avere una Germania senza la Merkel? Dove è l’opposizione? Cosa dice? Questa è l’altra faccia del risultato. La grande SPD e le sue “soluzioni moderne” sono diventate il piagnucolio compassionevole della grande famiglia liberale. Ricordiamoci che questo partito prese il posto dell’inetto Partito Laburista britannico per guidare la trasformazione della socialdemocrazia globale nel Partito Democratico. Dopo Blair, Gerhard Schröder divenne “l’amico dei padroni.” In Europa ha promosso uno dopo l’altro una serie di manifesti politici “moderni” in compagnia del suo amico Tony, e di tutti gli altri curatori fallimentari della socialdemocrazia, come l’ectoplasma post-comunista italiano D’Alema e Papandreou del PASOK. Le sue politiche ferocemente neoliberiste valsero la fuoriuscita di Oskar Lafontaine dalla SPD e la fondazione della Die Linke. Gli elettori diedero l’ultima parola: la SPD passò dal 41% al 34%. Nacque allora la grande coalizione tra SPD e la destra, perché la SPD rifiutò una coalizione con la Die Linke. Risultato: alle elezioni successive la SPD precipita al 23%. Oggi è arrivata fino al 25% dopo quattro anni di “opposizione”. Questo è il suo secondo peggior risultato dal dopoguerra. La SPD è una stella morta. Andrà in una grande coalizione, a meno che i Verdi tedeschi non la precedano.

Questo è il secondo segnale negativo dell’elezione tedesca. Sulla carta ci sarebbe una maggioranza di seggi alla Camera per una maggioranza tra Verdi, SPD e Die Linke. Ma chi ci pensa? Eppure c’è la maggioranza assoluta dei deputati dei partiti SPD-Verdi-Die Linke al Bundestag, e c’è una maggioranza SPD-Verdi- Die Linke nel Bundesrat (la seconda camera, composto da rappresentanti dei governi dei Länder) e ci sono coalizioni regionali tra SPD e Die Linke, come ad esempio nel Land di Brandeburgo, il più grande dell’ex Germania dell’Est. Eppure, non ci sarà nessuna coalizione. Immaginate se in Francia io, la sera del primo turno delle elezioni presidenziali, non avessi fatto appello a votare Hollande per cacciare Sarkozy? In Germania, Hollande e i suoi amici preferiscono la Merkel a un’alleanza con noi! Eppure Die Linke tende la mano. E io sono d’accordo. Perché si tratta prima di tutto della dimostrazione dello spirito di alternativa che la anima, piuttosto che di una prospettiva ritenuta realizzabile oggi. Ma in realtà, il contenuto politico della piattaforma dei Verdi e della SPD non è che uno specchietto per le allodole mediatico per rassicurare la borghesia! Il riassunto perfetto di quello che sono diventati. Nessuno di questi due partiti auspica il superamento del capitalismo e nemmeno dei fondamenti del liberismo! La loro stessa matrice li mette nelle mani della signora Merkel. Il punto non è, quindi, che la SPD non sia “capace di unire la sinistra tedesca”: è che non può far altro che dividerla. O non essere nemmeno ascoltata. L’affluenza alle urne dei più poveri, in Germania, è stata ben inferiore alla media. E questo fa parte del progetto neoliberale, che i social-liberisti aggravano con le loro scelte..Quindi non si può dissociare la forza della destra in Germania da quello che è diventato il partito socialdemocratico. Il risultato non è solo accolto dalla “delusione” di non so quale sinistra virtuale, a guardare i verdi e socialdemocratici. La questione di fondo è che il comportamento, le parole, il programma, la dottrina della SPD fanno indietreggiare le idee di sinistra in Germania. Cos’è la sinistra, quando è solo una variante compassionevole della destra? Cominciamo a sentirne gli effetti in Francia con il rigore “giusto” di Ayrault e Hollande, le loro smancerie con il MEDEF e cosi via. Non c’è da sorprendersi che François Hollande abbia fatto l’apologia di Gerhard Schröder durante la campagna elettorale tedesca. Come si può costruire una coscienza di sinistra in un ambiente del genere? La SPD divide e distrugge la sinistra mentre distrugge sé stessa. Pertanto, la nostra tesi è che la coscienza di sinistra deve essere ricostruita attraverso un’offerta politica pedagogica chiaramente alternativa. La stessa, per essere credibile, deve essere sostenuta da una funzione tribunizia chiaramente assunta, dura e cruda.

Immagino tutta la difficoltà della campagna di Die Linke. Basta vedere che anche se Die Linke sorpassa i liberali e resta davanti ai Verdi, è nascosta dalle rappresentazioni dei risultati nei media tedeschi la sera del voto. Nella campagna, la discriminazione mediatica è stata feroce: Die Linke ha ricevuto sette volte meno interviste che la SPD, che aveva preso solo il doppio dei suoi voti nelle precedenti elezioni del 2009. Ha avuto sei volte meno spazio dei Verdi e cinque volte meno dei liberali, che sono comunque di peso equivalente o inferiore alle urne. D’altro canto, ci si deve chiedere se la scelta di Die Linke di proporre otto candidati per il ruolo di cancelliere non sia una concessione a problemi interni incomprensibili agli elettori. Personalmente, ritengo che ciò renda meno credibile la proposta politica, perché i cittadini votano all’interno di una realtà istituzionale definita e per pesare su di essa. In tale realtà, di cancelliere ce n’è uno. Proporre otto candidati vuol dire non proporne nessuno! E dunque mostrare che non si crede la vittoria possibile. E rassegnarsi in partenza.

Il voto tedesco di questo week-end è una pessima notizia per i lavoratori in Europa. È anche una cattiva notizia per la Francia, d’ora in poi dominata da un vicino arrogante il cui egoismo nazionale è diventato la rendita elettorale dei suoi dirigenti. È una cattiva notizia per la sinistra, che è ancora una volta crocifissa all’impotenza per le responsabilità dei social-liberisti. Le persone soffriranno di più. Per niente. Questo è il motivo per cui il risultato tedesco mi incoraggia rispetto alla linea che abbiamo scelto: forte radicalismo, rifiuto di accordi politici, l’unione argomentata e cosciente della parte del nostro popolo che potrà poi trascinare la maggioranza nel programma della rivoluzione dei cittadini.


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