“La manovra potrebbe essere di dieci miliardi almeno”. Intervista a Roberto Romano
Pubblicato il 24 set 2013
di Fabio Sebastiani – controlacrisi.org –
Il governo sta mettendo mano ad una manovra di aggiustamento in un clima di rissosità generale, con Saccomani che addirittura minaccia le dimissioni. Non è un gran premessa in un momento in cui invece, proprio perché in discussione c’è la crescita, il paese avrebbe bisogno di scegliere dove allocare le risorse.
Questo andrebbe fatto, ma non ci sono speranze. Parlare di politica economica ormai sembra un tema per intellettuali. Siamo arrivato a un punto difficile. Siamo l’unico paese di area Ocse che segnerà quest’anno un pil negativo. Mentre in Ue si prevede un meno 0,4 per l’Italia siamo a -1,7-1,8. In soldoni sono diciotto miliardi di minore crescita. Ora, mi domando se è plausibile che nel 2014, quando in Ue ci sarà l’1% in Italia si possa arrivare alla stessa percentuale di crescita. Non è plausibile. Il governo sa di mentire. E lo fa perché l’1% deve essere il denominatore virtuoso a cui far riferire le spese. A questo punto, però, almeno adotterei delle politiche che si possono in qualche modo avvicinare a quell’obiettivo e invece non c’è niente.
Giochini contabili come sul caso dei debiti pregressi…
Il governo continua a d attribuire ai debiti pregressi verso le aziende uno 0,5% di effetto sul Pil ma è un errore madornale. E a Bruxelles fanno finta di niente. Quelle erano risorse già contabilizzate. E quindi di cosa parliamo? L’unico discorso è che dovrebbe esserci qualche effetto sul gettito dell’Iva. Si vabbé, ma allora siamo alla fantasia contabile.
Passiamo alla manovra vera e propria. Hai idea di quanto sarà?
Gli interventi su Imu e Iva e correzioni varie sono una operazione di almeno sei miliardi. In più, però, c’è da vedere cosa succederà con la Service Tax, e le minori entrate in relazione su chi davvero pagherà l’imposta. Possesso e proprietario, infatti, non sono proprio la stessa cosa. E l’Italia è l’unico paese in Europa che non ha una tassa patrimoniale. Temo che l’importo minimo della manovra si aggirerà sui dieci miliardi, quindi.
E come intendono agire?
Il governo pensa di ridurre lo stock del debito pubblico con sette miliardi annui fino al 2017 attraverso cessioni di proprietà pubbliche. Molto probabilmente una parte della manovra economica verrà da lì con interventi abbastanza discutibili anche perchè il corso delle azioni pubbliche in borsa è così scadente che le entrate potenziali sono un quarto più basse di quelle che dovrebbero essere. Eni, Enel, Finmeccanica, Poste, e Fincantieri. Insomma, un bel favore ai capitali esteri per fare shopping a prezzi stracciati. Non solo, va considerato che una gran quota delle società partecipate sono in mano alla Cassa depositi e prestiti che ha il bilancio fuori dalla contabilità pubblica.
E i dipendenti pubblici?
Ci si deve aspettare poco o nulla perché le previsioni di spesa tendono a diminuire in rapporto al Pil. E quindi rimaniamo al blocco del turn over e del contratto di lavoro. Si passa da 165 a 163 milliardi fino al 2017 per il lavoro dipendente della pubblica amministrazione. E dire invece che proprio quella voce di spesa dovrebbe registrare qualche incremento perché la propensione al consumo è più alta proprio in quei settori del lavoro.
Ma ormai la logica contabile è fuori controllo
Tutte le previsioni di entrata sono sempre superiori a quelle effettive mentre le previsioni di spesa sono sempre superiori a quelle fatte. La spesa pubblica, a conti fatti, è davvero diminuita però. E dire che aumenta è in realtà un modo per aumentare le tasse. Questo è molto importante perché i vari governi hanno usato lo strumento del Def non come strumento di politica economica pubblica ma come documento politico rimuovendo i veri problemi del paese.
Come si può intervenire?
In realtà al spesa pubblica ha un vincolo. Cento e passa miliardi sono soggetti a contratto privato. E quindi l’erogazione avviene sempre attraverso un contratto privato che ha una penale nel caso non vengano spesi i soldi. Se vogliamo fare una vera spending review allora dobbiamo prendere in considerazione non quanto stanzi per ogni singola voce ma l’analisi dei contratti per riprogrammare la spesa e anche risparmiare.
Quanto si può recuperare?
In base a un calcolo astratto credo che in tre anni si possono recuperare fino a sette miliardi. Il punto è che questo lavoro presuppone una attenta analisi della spesa e una revisione contratto per contratto. Lascio immaginare cosa potremmo trovare nella sanità, per esempio.
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