Def, il governo “vede” il Pil in calo dell’1,7% e il deficit oltre il tetto del 3%
Pubblicato il 20 set 2013
di D.G. – liberazione.it -
L’economia rallenta più del previsto e il disavanzo dei conti pubblici cresce, in rapporto al Pil, oltre la fatidica soglia del 3%. Sono questi i principali rilievi, attesi da giorni, emersi dal Consiglio dei Ministri che stamattina ha approvato la nota di aggiornamento al Def. Il governo ha rivisto in negativo il Pil 2013 a -1,7% e ha previsto uno sforamento “tendenziale” del tetto del deficit: il suo rapporto con il Pil dovrebbe salire al 3,1%. “L’interruzione della discesa dei tassi e la ripresa dell’instabilità politica pesa sui conti e per questo non siamo stati in grado di grado di scrivere oggi 3%” nel Def, ha spiegato il premier Enrico Letta. Come nei giorni passati, dal governo sono arrivate rassicurazioni: “C’è l’impegno confermato di mantenere i patti presi con i partner europei e con l’Unione europea”, ha detto Letta. Ecco dunque che il dogma monetarista, adorato come un feticcio, sta per ispirare una nuova puntata dell’austerity nostrana. Che non basterà a soddisfare i vincoli europei, visto che, nel frattempo, le performance dell’economia nazionale e dell’industria in particolare, come proprio oggi certifica l’Istat, sono pessime. La stessa Ocse ha stimato per l’Italia un ribasso del prodotto interno lordo nell’ordine dell’1,8% per quest’anno, collocando il Belpaese tra gli unici in recessione nell’ambito dei G7.
Al tema del deficit si lega a doppio filo anche la decisione di far salire o meno l’Iva, che da ottobre dovrebbe salire al 22%. Le difficoltà di reperire i fondi necessari a evitare l’aumento si accompagnano alla tensione politica: Brunetta ha dichiarato che “o l’Iva non aumenta a ottobre o non c’è più il governo”, chiudendo di fatto lo spazio per ripensamenti o revisioni.
E’ bene ricordare che l’Italia è da poco riuscita ad uscire dalla procedura per deficit eccessivo e l’Unione europea ha più volte lanciato i propri moniti per ricordare a Roma che deve rimanere sotto il tetto del 3% del rapporto tra disavanzo e prodotto nazionale lordo. Le ultime indicazioni emerse dagli ambienti comunitari hanno poi sottolineato come il governo debba prendere “i necessari accorgimenti” per compensare gli scostamenti da quel tetto. Ed è del tutto noto che con questa formula l’Ue intenda tagli indiscriminati alla spesa pubblica, in particolare al welfare o a ciò che ne resta.
Fabrizio Saccomanni, intanto, continua a vaticinare prospettive rosee per il futuro, non si sa su cosa fondate. Secondo il ministro dell’economia l’anno prossimo la crescita sarà dell’1% e già nel quarto trimestre del 2013 il segno davanti all’andamento dell’economia sarà positivo. La previsione del dicastero delle Finanze è anche che “a fine periodo lo spread con i Bund tedeschi scenderà a 100 punti base”. Boh…Il ministro parla, parla. E profonde a piene mani gratuito ottimismo. Farlo, tanto, non costa niente. Perché, al dunque, nessuno ne chiede conto.
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