Biporcellum

Biporcellum

di Dino Greco – liberazione.it - 

E’ preoccupato Enrico Letta, molto preoccupato che il precipitare di una crisi della legislatura possa portare a nuove elezioni con la legge Calderoli, il famigerato “porcellum” che tutti (a parole) dicono di voler abrogare ma che ognuno in realtà si tiene stretto, sperando di poterne lucrare i vantaggi.

E ciò malgrado i ripetuti ammonimenti del capo dello Stato che quella condizione aveva tassativamente posto per accettare la rielezione al Colle.

Una cosa è evidente: una nuova consultazione elettorale che si svolgesse con l’orrendo “porcellum” staglierebbe un’ombra greve, grevissima, sulla maggioranza che già galleggia su un’Italia che sprofonda nella crisi.

Poi c’è l’appuntamento del 3 dicembre prossimo, quando la Consulta sarà chiamata a pronunciarsi sulla costituzionalità della legge Calderoli, con l’ottima probabilità che essa decida per il pollice verso, creando una situazione di panico politico e istituzionale.

Ecco allora che Letta e il suo entourage stanno pensando ad un intervento ad hoc, capace di togliere le castagne dal fuoco, aggirando il percorso “periglioso” della riforma costituzionale. Ma come si muovono, fra le quinte, i Quagliarello, i Franceschini e quanti con loro stanno lavorando ad un ddl da far approdare al parlamento fra la fine di settembre e i primi di ottobre?

Quel che è dato di sapere fa semplicemente rabbrividire. Sarebbero quattro le modifiche allo studio: fissare al 40 per cento la soglia minima di sbarramento per ottenere (alla Camera) il premio di maggioranza; alzare al 5, o addirittura al 6 per cento il risultato necessario per entrare in parlamento; ridurre le dimensioni delle attuali circoscrizioni elettorali, introducendo un ulteriore sbarramento di fatto, in modo tale da ridurre il numero degli eletti e intaccare la quota riservata ai resti, con ulteriore penalizzazione delle forze minori; introdurre anche al Senato, infine, il premio di maggioranza, calcolato non più a livello regionale, ma nazionale.

Un simile “pacchetto” blinderebbe a doppia mandata il bipolarismo, distruggerebbe ogni velleità proporzionalista, razionalizzerebbe la “porcata”, facendo delle elezioni una questione privata fra schieramenti omologati e intercambiabili.

Questo bolle nella pentolina bipartisanizzata del presidente del Consiglio.

Andando avanti così, una parte ancora crescente e tendenzialmente maggioritaria di cittadini finirà per ritenere le elezioni – come l’intero Paese – “cosa loro”. Una secessione della società dalla politica e, c’è da temerlo fortemente, dalla democrazia. Ma forse è proprio questo a cui aspirano i lestofanti delle “grandi intese”: loro, l’ideologia che li nutre, i proprietari universali che ne guidano le scelte e quanti dai pulpiti del potere finanziario raccomandano di liberarsi di quel vetusto arnese che è la Costituzione antifascista.


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