Strani affari e finanza creativa in corsia. La denuncia del PRC trentino
Pubblicato il 24 lug 2013
di Sebastiano Canetta, Ernesto Milanesi - il manifesto – TRENTO, SUL NUOVO OSPEDALE UNA DOCUMENTATA RELAZIONE DELLA FEDERAZIONE TRENTINA DEL PRC
Il Not apre la crepa sulla montagna di transazioni che anche nel profondo Nord conciliano politica, istituti di credito e chiesa cattolica. Disegna i «poteri autonomi» e si spinge fino alle relazioni strette nel «regno» di Putin
L’acronimo fa scattare la domanda analogica: Not Why? Sul Nuovo Ospedale di Trento i «perché?» cercano risposte nel «per chi?». E gli interrogativi rimbalzano dalla documentata inchiesta della Federazione trentina del Prc alle attività istituzionali di un anomalo Cavaliere berlusconiano, dai conflitti d’interesse annidati nel centrosinistra locale fino alla «finanza creativa» dispiegata nel regno di Putin. Not apre la crepa sulla montagna di affari che anche da queste parti concilia politica, finanza e chiesa cattolica. Una fessura stretta, eppure abbastanza illuminante sugli assetti del post-Dellai. Disegna i «poteri autonomi» nella Provincia speciale, a cavallo fra l’invenzione della Margherita e la conversione a Scelta Civica. Mauro Delladio, 56 anni, siede in Consiglio provinciale e regionale ininterrottamente dal 1993. Era leghista, ma all’abbraccio fra Bossi e D’Alema ha preferito… Forza Italia. Oggi è la spina nel fianco della maggioranza che tiene insieme il presidente Alberto Pacher del Pd, gli eredi di Lorenzo Dallai e gli autonomisti trentini. L’interrogazione nella seduta del consiglio del 9 maggio scorso va dritta al punto: il nuovo ospedale di Trento incarna il «sistema degli affari». Delladio segue la vicenda fin dal 1995, quando si coltiva l’idea di trasformare l’area di via Al Desert lungo l’Adige nel policlinico ad alta specialità. Operazione in project financing : 122 mila metri quadri per una volumetria di 500 mila metri cubi; 613 posti letto, 20 sale operatorie, 1.614 posti auto con un costo stimato in 310 milioni di euro di cui 160 pubblici. Il maxi-appalto è stato assegnato a Impregilo che controlla al 51% l’associazione di imprese con Codelfa e Consorzio Servizi per la Sanità del Trentino (presieduto da Renzo Bortolotti) ovvero Pvb Solutions, Gpi, Attrezzature Medico Sanitarie, Markas di Bolzano, Miorelli Service e Famas System. Esaurito il cantiere, Impregilo & C gestiranno la concessione del Not per 27 anni e 6 mesi, con il «rimborso» di 55 milioni all’anno pagati dalla Provincia di Trento Un affare. Ma per chi? «Le interrogazioni depositate evidenziano come sono curati gli affari in Provincia di Trento, tenendoli nascosti all’opinione pubblica. Mai avrei pensato che la finanza di progetto potesse nascondere tanta ingordigia e depredazione dei bilanci pubblici. La vicenda è l’apice dell’arroganza di un gruppo di soggetti legati da plurimi vincoli, che al fine di ottenere pubbliche risorse crea un sistema di società private verso le quali l’ente pubblico dirotterà ingenti risorse finanziarie della comunità» scandisce Delladio. Squaderna la geo-politica e gli intrecci. Radiografa nei dettagli ogni particolare. E mette spalle al muro Ugo Rossi, assessore alla sanità, che nutre ambizioni di leaderhip nel Patt e frequenta il «giro» del meeting di Rimini. L’interrogazione chiama in causa Finest Spa, cassaforte delle Regioni Veneto, Friuli e Trentino e delle banche a Nord Est. Con l’indice puntato su Lorenzo Kessler: «I progetti della finanziaria pubblica Finest hanno interessato imprese trentine e soci veneti di imprese trentine tra cui Project Financing Consulting Spa il cui amministratore delegato Kessler veniva definito dal Sole 24 Ore il «Signore del Project Financing». Al suo fianco Stefano Pellicciari, già presidente dell’Assocostruttori Veneto, attraverso la sua impresa San Paolo Costruzioni». In Trentino il cognome Kessler traduce la Dinasty in versione montanara. Lorenzo è figlio di Bruno (1924-1991), leader della Dc locale, presidente della Provincia, fondatore dell’Ateneo, parlamentare e sottosegretario al Viminale nel governo Cossiga. L’altro figlio Giovanni, classe 1956, magistrato, da tre anni dirige l’ufficio anti-frode dell’Unione europea (Olaf) dopo esser stato deputato Ds e presidente del Consiglio della Provincia. È sposato con Daria De Pretis, 56 anni, avvocato e ordinario di Diritto amministrativo: a Bologna allieva di Fabio Roversi Monaco, da febbraio è la rettrice dell’Università di Trento. La rete sconfinata Insieme al «Signore» della finanza di progetto, tra i vincitori dell’appalto Not, spuntano i preti. Famas System significa Istituto Sviluppo Atestino (Isa) ovvero la finanziaria della Diocesi di Trento. Il forziere della curia (da giugno 2012 governato dal presidente Massimo Tononi con il vice Cesare Chierzi e l’ad Giorgio Franceschi) connette un puzzle di partecipazioni strategiche per la finanza bianca: dal credito (Banca di Trento e Bolzano, Mittel, Botzen Invest AG, Calisio Spa, Castello Sgr) all’immobiliarismo (Esse Ventuno, Inziative Urbane – a Brescia – Investimenti Immobiliari Atestini) con un occhio al mercato dell’energia anche alternativa (Alto Garda Servizi, Bioenergia Alto Fiemme, Dedalo Esco, Botzen Energia, Dolomiti Energia) e l’altro al cielo delle funivie (con la Spa Folgarida Marileva) e alle partecipazioni terrene in Interbrennero e Unihospital. Il Bur del Trentino del 16 agosto 2011 dettaglia lo stato patrimoniale degli amministratori pubblici a fine mandato. Giovanni Kessler dichiara 477.984 azioni di Isa Spa, all’epoca equivalenti a circa un milione di euro. Secondo quanto documenta Delladio, Kessler avrebbe affidato il pacchetto Isa a Delta Erre, la società fiduciaria di organizzazione aziendale, revisione e servizi di trust con sede a Padova in via Trieste 49/53, mentre la moglie Daria De Pretis rifutò di rendere pubblica la propria dichiarazione dei redditi. Con Delta Erre si squaderna un diagramma di flusso sconfinato. Nata nel 1971, raggruppa oltre 300 soci, la società poggia su un capitale sociale di 540 mila euro. Nel 2007 amministrava 67,8 milioni, con ricavi dichiarati per 418 mila euro all’anno. Delta Erre significa anche Lussemburgo. Compare per procura nel Granducato il 1 ottobre 2001, davanti al notaio Christine Doerner di Bettembourg, insieme alla società anonima Fipal di Montevideo nell’atto costitutivo di Aiglon Holding SA, strumento finanziario «ispirato» dalla Compagnia delle Opere Nord Est. È il prologo del charity trust ciellino nell’«isola del tesoro» agli antipodi dell’Italia. Per questo, nella primavera 2011 nasce Solfin International: società anonima con 110.100 euro di capitale, e «sbarca» al civico 280 di Parnell Road nel sobborgo finanziario di Auckland, Nuova Zelanda. Così il Not diventa un vaso di Pandora, perché a ogni sigla corrisponde un universo di relazioni consolidate e in ciascun progetto entrano in gioco gli specialisti di affari & politica. Da Trento si arriva fino in Russia. Oppure si battono le rotte della finanza internazionale parallela. Fili da riannodare, nel gomitolo di interessi che dalla Prima Repubblica sussidiariamente si dipana nel Duemila. Festival Gomorra Roberto Saviano il 1 giugno è stato il vero ospite d’onore al Festival dell’economia, nell’auditorium Santa Chiara gremito all’inverosimile. A Luca Pianesi del Trentino concede anche una lunga intervista con una risposta sintomatica: «Sui lavori per il nuovo ospedale mi sento di dire questo: Impregilo ha vinto l’appalto ma sono sconfortato dai subappalti. Aziende legate a ‘ndrangheta e camorra in connessione con l’imprenditoria locale fortemente in crisi cercheranno di assaltare questo enorme appalto, soprattutto nel movimento terra e nei servizi: mense, pulizie. Può sembrare una previsione apocalittica, ma il Trentino non sta dando il giusto peso alla presenza mafiosa nel suo territorio. Sarà costretto a farlo quando ci saranno omicidi, se ci saranno. O quando inchieste partite dal Sud lo permetteranno». Per ora, ci si accontenta di osservare l’inchiesta della Procura di Venezia su Piergiorgio Baita, manager della Mantovani e re delle Grandi Opere. Arrestato il 27 febbraio 2013, ha lasciato il carcere di Belluno dopo oltre 100 giorni ed è ristretto ai domiciliari. Baita è accusato di associazione a delinquere finalizzata all’ evasione fiscale. Con lui, coinvolti a vario titolo, Claudia Minutillo (ad di Adria Infrastrutture, ex segretaria del governatore Giancarlo Galan); Nicolò Buson (direttore finanziario di Mantovani) e William Ambrogio Colombelli (console onorario di San Marino). Baita (già inquisito nella Tangentopoli veneta anni ’90) lascia intuire le connessioni politiche. La magistratura insiste nello scandagliare l’impresa che in portafoglio vanta il Passante di Mestre, il ciclopico Mose in laguna, la piastra dell’Expo 2015 a Milano e un ramo d’azienda dedicato all’edilizia sanitaria spesso in sinergia con la Lega delle Cooperative. La Procura continua con le rogatorie in Svizzera, le verifiche dei documenti sequestrati e i riscontri che portano ai partiti, mentre la Gf di Padova segue la «fattura» da 30 milioni di euro delle pietre utilizzate nelle bocche di porto del Mose: vengono dall’Istria ma risultano contabilizzate nel registro di una società con sede in Canada. I magistrati saldano il debito con «I padroni del Veneto» di Renzo Mazzaro, cronista attento a «inchiestare» i poteri forti. Mantovani Spa, invece, ha blindato il vertice operativo mettendolo nelle mani dell’ex questore di Treviso Carmine Damiano. Basterà? Di certo c’è che Mantovani arriva anche a Trento: battuta da Impregilo nella gara del Not, ma già al lavoro nella costruzione del nuovo centro oncologico. Trento-Padova-Vladimir Infine, un viaggio a senso unico. Da Trento a Padova. Prima di approdare a Vladimir, grazie al piano quinquennale dei movimentatori di merci (e persone) a caccia di rubli. Un’altra interrogazione – datata 30 aprile, firmata dal consigliere regionale Pietrangelo Pettenò (Prc) e rivolta al governatore del Veneto Luca Zaia – riapre il capitolo dei finanziamenti europei a operazioni internazionali tutt’altro che impeccabili. Così si torna a Project Financing Consulting, la Srl di Lorenzo Kessler in liquidazione: ha gestito con alterne fortune un parcheggio a Cortina (13 milioni di euro), il porto turistico di Torri del Benaco (altri 13 milioni), il centro cottura con asilo nido (5 milioni) e l’Acquapark di Cassola (12 milioni). E rispunta Stefano Pelliciari, ex presidente di Ance Veneto e vice presidente di PFC Srl. «Aveva comprato Hera Business Solution Development Srl e con lei un biglietto per Vladimir, antica capitale della Russia, nella quale costruire un interporto doganale» evidenzia Pettenò. È una storia parallela. Inizia nel 2006 con la creazione di OOO Terminal, società di diritto russo controllata dal gruppo di Mogliano e da San Paolo Ingegneria e Costruzioni con il restante 20% delle quote nel portafoglio della finanziaria pubblica Finest. Poi scatta l’investimento europeo, perché su Vladimir punta anche la compagnia dei manager ciellini. Viaggi in delegazione, progetti di corridoi logistici presentati all’Ue, corsi di formazione e sinergie fra enti pubblici. È la sussidiarietà che a Padova faceva capo a Magazzini Generali con Renzo Sartori, specialista della logistica targata CdO ora approdato a Parma con la piattaforma di Number 1. Il progetto di teleporto in Russia, l’autostrada del mare, la movimentazione merci coinvolgono il Consorzio Zona industriale (che chiede a Bruxelles 392 mila euro), Logsystem Scarl (che fa capo a Magazzini) e Vpv Logistics (società mista fra Provincia e l’oblast russo). Tutto nei faldoni dell’inchiesta della magistratura e della Guardia di finanza. I processi per truffa sono ancora in corso a Padova, mentre si staglia la prescrizione. Ma da Trento arriva una «novità». Il 5 giugno Pacher, massimo esponente della Provincia, interviene in aula sull’operazione Vladimir con San Paolo Partecipazioni Spa. Nel verbale ufficiale si può leggere nero su bianco: «Finest ha proceduto con ogni azione necessaria a tutela del proprio credito e sono state escusse le garanzie assicurative. Per l’esattezza due polizze che risultarono, a posteriori false . Finest presentò tempestivamente un esposto segnalando l’accaduto alla autorità inquirente perché si valutasse la sussistenza di una truffa ».
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