E dal minestrone delle larghe intese spunta la riforma del diritto allo studio

E dal minestrone delle larghe intese spunta la riforma del diritto allo studio

di ro. ci. – il manifesto - 

Il «decreto del fare» (Dl 69)è un omnibus che contiene 86 articoli sulle materie più disparate: si va dal tetto degli stipendi dei manager alla liberalizzazione del Wi-Fi . Vengono stanziati 2.069 miliardi di euro per il fondo per le infrastrutture nel quinquennio 2013-2017 (artt. 18 e 19), fondi presi dalla risoluzione del contratto per la costruzione del Ponte di Messina o dalla linea alta velocità Torino-Lione . Si segnala l’esenzione dal pagamento delle tasse per chi possiede un’imbarcazione fino a 14 metri, giustificata per rilanciare il mercato della nautica da diporto . Per quanto riguarda l’università e la ricerca si prevede l’assunzione di 1500 ricercatori a tempo determinato e di altrettanti concorsi per professori ordinari tagliando le risorse (75 milioni di euro) dal fondo per gli addetti alle pulizie delle scuole – i cui rappresentanti sindacali hanno incontrati ieri a Roma i vertici del Ministero dell’Istruzione. Gli studenti della Rete della Conoscenza hanno segnalato la presenza di un emendamento a firma del responsabile scuola e istruzione del Pd Marco Meloni e di altri deputati che restringerebbe in maniera netta la platea degli studenti che hanno accesso alle borse di studio. L’articolo 59 bis del provvedimenti prevede l’istituzione di un « Programma nazionale per il sostegno degli studenti capaci e meritevoli ». Viene creato un fondo da 140 milioni di euro insieme a una graduatoria nazionale per il diritto allo studio. Si tratta di un «binario parallelo» per il sostegno a studenti che hanno conseguito un voto di maturità «eccellente», visto che il diritto allo studio universitario è di competenza delle regioni. A questi studenti verrà assegnata una borsa di studio fino a 5 mila euro e sarà calibrata rispetto al reddito Isee della famiglia di appartenenza. L’importo sarà «maggiorato» per i ragazzi che studieranno fuori dalla propria regione. Si calcola che le borse di studio saranno 30 mila e saranno incompatibili rispetto ad ogni altra forma di sostegno al reddito, come le borse Erasmus (in realtà assai povere). Per la Rete della Conoscenza questa è una soluzione pericolosa. Non solo perché il governo non rifinanzia il fondo per le borse di studio depredato dai tagli di questi anni, ma anche perché impone criteri stringenti simili ad un contestatissimo «decreto Profumo» che fu rifiutato dalle stesse regioni. «Si rischia la dismissione del sistema del diritto allo studio» afferma Luca Spadon portavoce dell’associazione. Per gli studenti il «programma» ideato da Meloni è ispirato al «fondo per il merito» creato da l’ex ministro Gelmini.

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