I medici scendono in piazza

I medici scendono in piazza

di Roberto Gramiccia

Nello scenario cupo e minaccioso che riguarda la Sanità pubblica, c’è una novità positiva che merita di essere registrata. Ci riferiamo allo sciopero nazionale del prossimo 22 luglio, che vedrà incrociare le braccia per quattro ore ad oltre 120 mila fra dirigenti medici e veterinari, e 20 mila dirigenti amministrativi del Sistema sanitario nazionale. La piattaforma dello sciopero, oggi più che mai, incrocia le legittime aspettative di carriera e di rinnovo contrattuale della dirigenza con la difesa di ciò che resta della sanità pubblica. Pochi ma imprescindibili i punti dirimenti: la difesa di un sistema pubblico e universalistico; la stabilizzazione di migliaia di precari; la riforma della formazione medica pre e post-universitaria; la stesura di una legge specifica sulla responsabilità professionale; una radicale riforma del sistema emergenza-urgenza; una progressione di carriera sottratta ai tagli lineari; la definizione di livelli essenziali organizzativi. Alla vigilia dell’incontro con il Ministro Lorenzin fissato per il giorno 18, il Segretario nazionale FP Cgil Medici, Massimo Cozza, ha dichiarato di aspettarsi: «impegni precisi nel merito delle questioni che abbiamo posto, almeno per quanto di competenza del ministro della Salute. Ricordo, infatti, che il sit-in in occasione dello sciopero del 22 luglio si terrà di fronte al Ministero dell’Economia. La partita della Sanità si gioca, infatti, in primo luogo con le carte delle risorse».

Oltre a condividere questa piattaforma, siamo rimasti colpiti in questi giorni dal video proposto ieri da «Il Fatto Quotidiano» relativo all’intervista concessa da un medico del Pronto soccorso del San Camillo di Roma che, con la semplicità e la nettezza di chi sa che cosa dice per averne pratica e concreta esperienza, denunciava l’insostenibilità della situazione nel Pronto soccorso e, cosa ancora più grave, l’individuazione del dato statistico di un aumento delle morti relative ai codici verdi, un dato da indagare ulteriormente ma da porre, se confermato, presumibilmente in relazione allo stato caotico delle attività relative ai primi soccorsi di malati gravi. E, in particolare, alla difficoltà di trovare un posto letto per questi malati che, spesso, sono costretti a stazionare per giorni e giorni su barelle. La dichiarazione del sanitario, che tra l’altro sgombrava il campo da un fenomeno demagogicamente sopravvalutato come quello dell’utilizzo del Pronto soccorso da parte di pazienti con patologie ambulatoriali, denunciava proprio l’impossibilità di trattare adeguatamente le patologie acute per mancanza di posti letto. A questo proposito, forse non è sufficientemente noto che negli ultimi dati OCSE 2013 riferiti al 2011 la spesa sanitaria complessiva pro capite in Italia è stata di soli 3.012 dollari a fronte della media OCSE di 3.339 pro capite. Per non parlare dei posti letto che in Italia sono 3,4 per mille abitanti a fronte di una media OCSE di 4,81 (!).

Altro che ambulatori medici di base h24! Il problema riguarda la carne viva di una questione che investe malati in pericolo di vita, parcheggiati in barella perché non trovano posti letto disponibili dove essere curati. È questo il punto a cui siamo arrivati! Il discorso sarebbe lungo e articolato ma basta in questa circostanza attirare l’attenzione su questo dato raccapricciante, per capire come lo sciopero indetto dai medici sia sacrosanto. Noi lo sosteniamo pienamente e auspichiamo un prossimo sciopero generale in difesa del Welfare.


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