Merkel difende l’austerità, l’opposizione va all’attacco
Pubblicato il 28 giu 2013
di Jacopo Rosatelli -
«Non lo dirò mai abbastanza: crescita e consolidamento del bilancio non sono in contraddizione. Al contrario: si determinano a vicenda. In Germania abbiamo dimostrato come si fa». Parole che più chiare non si può, quella pronunciate ieri mattina dalla cancelliera Angela Merkel di fronte al Bundestag (la Camera bassa). Una rivendicazione piena dell’austerità (alias «consolidamento del bilancio») imposta al resto d’Europa, anche grazie alla compiacente Commissione guidata da José Manuel Barroso.
La leader democristiana parlava ai deputati tedeschi prima di muoversi alla volta di Bruxelles per partecipare al Consiglio europeo. Il tema all’ordine del giorno di una delle ultime sedute parlamentari della legislatura era proprio il vertice Ue. Merkel ha chiarito la posizione che avrebbe tenuto alla riunione dei capi di governo comunitari, e ha approfittato dell’occasione per lanciare strali contro gli avversari di casa: l’opposizione di sinistra – ha affermato – «vuole colpire la parte produttiva del Paese aumentando le tasse».
Nel mirino della cancelliera i programmi elettorali dei socialdemocratici (Spd) e dei Verdi che, in effetti, prevedono aumenti delle imposte per i più ricchi. Proposte difese dal candidato cancelliere della Spd, Peer Steinbrück, intervenuto nel dibattito con insolita determinazione. I sondaggi, d’altronde, parlano chiaro: o la Spd si dà una mossa o la sconfitta alle elezioni di settembre è sicura. Steinbrück sembra averlo finalmente capito, e ieri ha attaccato l’avversaria: mentre il governo di Berlino predica austerità per «i Paesi in crisi», a casa propria ha fatto aumentare il debito pubblico. Cresciuto, in effetti, negli ultimi anni di ben 100 miliardi.
Ma c’è di più. Steinbrück ha detto a chiare lettere che l’altissima disoccupazione giovanile in Europa è «una diretta conseguenza dell’unilaterale politica di risparmio» fatta adottare in tutta la Ue dall’esecutivo tedesco. Critiche non molto diverse da quelle mosse dal capogruppo della Linke, Gregor Gysi, intervenuto anch’egli nel dibattito di ieri. Gysi ha rivendicato l’opposizione del suo partito a tutte le misure «salva-stati» assunte in sede europea con il beneplacito del Bundestag, portando ad esempio del loro fallimento la grave situazione greca. «Perché voi socialdemocratici avete invece sempre votato a favore di queste misure?», ha chiesto polemicamente Gysi a Steinbrück.
La Spd, in effetti, non ha tutte le carte in regola per ergersi oggi a paladina delle «vittime dell’austerità». Tra le parole pronunciate ieri e il sostegno parlamentare a tutte le norme sulla nuova governance economica europea adottate negli ultimi anni non c’è grande coerenza. In fondo, è il problema che i socialdemocratici – e l’ex ministro Steinbrück in particolare – hanno con tutta la politica economico-sociale dell’ultimo quindicennio. Che ora è rivisitata criticamente: dall’aumento dell’età pensionabile fino alla diminuzione delle aliquote fiscali più alte.
Un’autocritica necessaria, perché la narrazione di Merkel, che racconta di un’economia in perfetta salute, non trova riscontro nella realtà. Oltre allefabbriche in crisi, come la Opel di Bochum, il dato che viene sistematicamente occultato dall’esecutivo di Berlino è quello sull’occupazione precaria e con bassi salari: circa il 20% degli occupati lavora con i cosiddetti minijobs e percepisce intorno ai 450 euro al mese. Ma per il governo cristiano-liberale, la Germania è indiscutibilmente il Paese-modello d’Europa.
Il Manifesto – 28.06.13
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