Ilva: Fiom, lo Stato deve intervenire

Ilva: Fiom, lo Stato deve intervenire

di rassegna.it -
Tensione alle stelle a Taranto dopo il maxi-sequestro di 8 miliardi di euro disposto dalla magistratura nei confronti di Riva e le successive dimissioni in massa del Cda, due eventi che hanno riaperto ferite che i lavoratori stavano cercando faticosamente di rimarginare. I rischi di tensione sociale sono concreti. Lo sa bene la Prefettura, i cui funzionari nei giorni scorsi hanno fatto un giro di telefonate ai dirigenti sindacali locali invitando a evitare esasperazioni. Il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato terrà un primo incontro oggi (27 maggio) a Roma con Enrico Bondi, amministratore delegato della società. Ci sarà anche il governatore della Puglia Nichi Vendola, mentre nei prossimi giorni saranno coinvolti i sindacati.

Tra le ipotesi per la proprietà c’è la nomina di un nuovo Cda o, qualora l’assemblea del prossimo 5 giugno non dovesse nominarlo, il commissariamento. Terzo scenario, quello dell’esproprio (previsto dalla legge salva-Ilva nel caso in cui l’azienda non risponda agli impegni dell’Aia), ma sembra una via difficilmente percorribile. Ultima e meno probabile tra le ipotesi, la nazionalizzazione. Per farla servirebbe l’intervento dello Stato, o attraverso Cassa depositi e prestiti oppure tramite la controllata del Tesoro Fintecna. Ma sarebbe uno scenario da escludere, sia perché non lo permetterebbe l’Europa, sia perché considerato impraticabile per le finanze pubbliche.

“Nazionalizzazione dell’Ilva? Prima di tutto dobbiamo chiedere all’azienda il massimo impegno per realizzare gli investimenti che consentano di applicare l’Aia”. Così il sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, a Tgcom24: “Puntiamo a fare in modo che lo stabilimento di Taranto e anche gli altri continuino nell’attività produttiva e continuino gli investimenti. Vorrei che fosse chiaro ai lavoratori e ai cittadini di Taranto che il governo non li lascerà soli. È interesse nazionale garantire futuro agli stabilimenti Ilva nel rispetto della salute e dell’ambiente”.

“La situazione è estremamente difficile. Il sequestro operato dai magistrati di Taranto fa venire meno risorse indispensabili per il risanamento dell’azienda”. A dirlo è Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, ai microfoni di ‘Prima di tutto’ su Radio1. “Nelle prossime ore il punto focale è capire se esistono le condizioni per proseguire una normale attività o si debba giungere a soluzioni straordinarie. Io credo che questo avvenga perché ci si sta allontanando dal percorso previsto dalla legge salva-Ilva, che definiva gli interventi di risanamento ambientale che dovevano essere fatti, un sistema di controllo di questi interventi e eventuali sanzioni per inadempienze che si fossero verificate in questo percorso di risanamento”.

“Credo che la famiglia Riva abbia grosse responsabilità sull’accaduto. Se fossero stati fatti gli investimenti, se fosse stata rispettata la legge prima, se non si fosse inquinato, non saremmo nella situazione drammatica di oggi. L’obiettivo di tutti, sindacato compreso, è quello di continuare a produrre acciaio, dobbiamo, anche nelle condizioni difficili che ci si parano davanti, trovare una continuità produttiva per mantenere l’industria dell’acciaio nel nostro Paese”. Lo dice Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, sempre ai microfoni di Radio 1. “Ma è altresì importante – prosegue – dare un assetto proprietario all’Ilva che riporti fiducia e ridia forza al progetto produttivo. Per questo serve un intervento straordinario, un intervento diretto dello Stato, come peraltro dice il decreto salva-Ilva, per salvare l’impresa e garantire gli investimenti”.


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