«Il centrosinistra? Un cadavere»

«Il centrosinistra? Un cadavere»

Intervista a Sandro Medici di Daniela Preziosi -
«Me dici Roma? Te dico Sandro», «Me dici scuola? Te dico pubblica», «Me dici cemento? Te dico basta». Non sarà stata faraonica e chic come la campagna di Alfio Marchini detto Arfio, ma alla fine anche il tormentone di Sandro Medici a Roma è girato parecchio. Perché lui, scrittore, giornalista e ex direttore del manifesto, presidente del X municipio per due mandati fino a oggi, non dispone solo di un cognome che si presta al gioco di parole. Dispone – e non è da tutti – di una faccia, di una vita, di una storia che può girare ovunque per Roma. Com’è successo alla manifestazione della Fiom, sabato scorso: era l’unico candidato al Campidoglio (su 19) presente in piazza (eccezion fatta per il trozkista Eugenio Gemmo, Pcl). Tanto più indigeribili le tv che lo hanno escluso dai confronti.
«Me dici tv?», e tu che rispondi? Hai fatto una campagna praticamente fuori dai media.
Te dico ruffiane. Ma non solo le tv. Di essere tenuto fuori dai media non me lo meritavo. E a rischio di sembrare presuntuoso dico che a Roma uno come me è un personaggio sensibile, anche protagonista delle battaglie dell’opposizione. Quest’oscuramento, questa censura è un sintomo di due problemi: primo, che le regole sono carta straccia; secondo, che in questo mondo dell’informazione c’è pigrizia, scarsa curiosità, scarsa professionalità. E tanta cortigianeria.
Il conformismo di chi ti ha considerato un ‘candidato’ minore?
No, cortigianeria. È Machiavelli. Ce l’ha spiegato Asor Rosa che gli intellettuali sono cortigiani.
Qual è il punto? Che i giornali non dicono che quello tra Marino e Alemanno è uno scontro fra due alleati al governo centrale?
Questa è un’anomalia pesante. A Roma e anche in altre città è in corso un tentativo disperato di tenere in piedi un cadavere, e cioè il vecchio centrosinistra. Da cui non a caso in tempi non sospetti mi sono allontanato. Quest’anomalia però segnala un’altra questione, come ha scritto Marco Revelli sul manifesto: la ricerca della sinistra perduta. A cui nessuno oggi è in grado di dare risposte. Vi sono in corso alcuni tentativi. In giro per l’Italia, a queste amministrative, si è costruita una piccola, per ora, rete di esperienze sul genere della mia. È decisivo che parta un processo di autorappresentazione della sinistra. Siamo il paese con le più vivaci soggettività sociali che però non trovando rappresentanza politica. Nel nostro piccolo, Repubblica romana cerca intanto dire «su la testa»: non funziona più questo centrosinistra che in passato è stato importante e di cui io stesso sono figlio. Adesso quel mondo è solo un parassita della politica.
Se il centrosinistra è un cadavere, e visto che chi si definitiva sinistra è stato asfaltato dal voto di febbraio, ne conseguirebbe che la sinistra è spacciata.
Questa è una lettura politicista. Rivoluzione civile è stato un tentativo di fusione fredda. Con limiti anche nelle soggettività: parliamoci chiaro, tenere insieme personaggi antichi, nuovi e moderni non ha funzionato. Lo dico con rispetto. Se immaginiamo che questa nuova sinistra nasca dal deposito della storia della sinistra politica non andiamo da nessuna parte. Ma c’è una sinistra che forse neanche sa di esserlo ma agisce nel paese, è sparsa nelle realtà sociali e nei movimenti. E però non ha ancora consapevolezza di sé, non ha accettato il salto emancipatorio dell’autorappresentazione. Su scala locale, questa è la proposta di Repubblica Romana.
Molti personaggi dell’ex Lista Ingroia, che definisci antichi e con dei limiti, sono schierati con te. Prc e Pdci hanno unito i simboli in una lista che ti sostiene.
Sono in fase di riflessione, riconsiderazione su se stessi. Infatti hanno deciso di sostenermi in forma non tradizionale, la lista «Sinistra per Roma». Può sembrare un dettaglio, per loro è uno sforzo importante.
La sinistra «inconsapevole» che sta nei nei conflitti ha già una sua rappresentanza dentro il M5S.
Una parte è lì. Il grande consenso del 5 stelle è per me un grido di dolore che non ha trovato sbocco nell’offerta politica di febbraio. La crisi del Pd, il risultato non brillante di Sel e il fallimento di Rivoluzione civile erano le tre proposte a disposizione di un’inquietudine e un disincanto incollerito, finito sulle 5 stelle. Non necessariamente resterà lì.
Intanto c’è un candidato a 5 stelle forte nei sondaggi. Perché quel tipo di sinistra dovrebbe votarti?
Prima ancora di parlare delle nostre proposte, voglio sottolineare una cosa, di nuovo a costo di sembrare presuntuoso: l’esperienza che ho fatto al decimo municipio, di un modello di governo che pur dentro una cornice istituzionale e politica definita e persino con l’ostilità del comune guidato da Alemanno, ha dimostrato che si può governare una metropoli in maniera innovativa, con interpretazione avanzate e intelligenti. Il nostro sistema dei servizi sociali, che per una parte è autogestito, è diventato oggetto di ricerche sociologiche. La più recente è quella del Crs e della camera di commercio e segnalava questo modello come un welfare comunitario che contrasta la crisi. Così, per altro verso, le politiche del lavoro, con le cooperative che vivono in maniera autosufficiente sulla gestione dei servizi, sulla manutenzione della città, sull’uso del patrimonio a disposizione dei cittadini. 54 associazioni e piccole imprese cui abbiamo affidato pezzi di patrimonio abbandonato, dalla protezione civile, ai boy scout, dal comitato di quartiere fino alla parrucchiera Esmeralda o al banco al mercato dell’azienda biologica. Non sostengo che siano la soluzione di tutti i problemi, ma la prova che è possibile gestire la città con questa attenzione e anche con risultati concreti.
Marino, Alemanno e Marchini. Dimmi chi sono i tuoi avversati.
Marino è una persona di garbo e intelligenza, ma ha una sensibile estraneità a questo contesto. E non perché non è nato a Roma, figuriamoci, ma per il suo profilo politico e le sue esperienze. Alemanno si sta giocando la partita della vita. Se non sarà rieletto, sarà una stella cadente. Se lo meriterebbe, ha gestito questa città come una cittadina di provincia, non è stato all’altezza. Marchini è un tentativo di critica verso il centrosinistra, a cui lui più o meno fa riferimento. È un’ulteriore dimostrazione di quando il Pd non riesca a esprimere un’egemonia su un campo largo. Né a destra, né a sinistra. Questo conferma la crisi profonda di quel partito.
Il centrosinistra è un cadavere, il Pd è in crisi. Se non vince, al secondo turno che fa Repubblica Romana?
Siamo una coalizione e discuteremo. Siamo perché in questa città si cambi, e radicalmente. Non faremo accordi, non cerchiamo poltrone.
Le sinistre fuori dalle alleanze si sono sfasciate, dal 2008 a oggi. Repubblica romana, che ha l’ambizione che dici, va avanti?
Siamo pieni di cicatrici, siamo in una condizione di forte disagio, non troviamo il linguaggio per le nostre ragioni, per il dialogo sociale ovviamente necessario. Repubblica romana è un tentativo nato con le caratteristiche giuste. Ma certo è importante, anzi indispensabile che abbia un riscontro tangibile. È il primo voto dopo le politiche, quindi è anche un test. Di sicuro ha l’ambizione di confermarsi e di crescere.
Vi siete dati una soglia minima di successo?
L’asticella è il Campidoglio. Vogliamo arrivare là.

Il Manifesto – 24.05.13


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