Un’alleanza europea per fermare l’austerità. Si parte ad Atene

Un’alleanza europea per fermare l’austerità. Si parte ad Atene

Raffaella Bolini -
«Si definisce demos (popolo), coloro che si oppongono al tiranno». Tucidide (460-394 a.C.). Si chiude così la lettera aperta inviata da Save Greek Water ai movimenti in Francia. L’appello denuncia l’invito del presidente Hollande alle società francesi perché investano nella gestione delle risorse idriche greche, come segno di fiducia e sostegno alla ripresa – proposta salutata con favore dal primo ministro greco Antonis Samaras. Intanto, lo sceicco del Qatar aspetta il completamento dei passaggi burocratici che lo renderanno proprietario di sei isole greche del mar Jonio. Se le è comperate a marzo, con un assegno di 8,5 milioni di euro. Si tratta del più grande investimento privato nel paese dall’inizio della crisi. Wall Street Italia commenta: «Nella Grecia in crisi umanitaria gli affari non vanno in vacanza».
Cosa crescerà, in paesi che l’austerità desertifica di democrazia e diritti? Cresceranno quelli che approfitteranno della svendita dello Stato per comperarsi i paesi a fette. Cresceranno coloro che sfrutteranno la precarizzazione totale del lavoro e della vita per essere più competitivi. Crescerà la devastazione di beni comuni, welfare e territorio. Solamente i ricchi si spartiranno l’eventuale crescita di Pil. Ci hanno detto che i paesi con un debito pubblico oltre il 90% non possono crescere, e su questo dogma l’Ue ha fondato l’austerità. Sono stati smentiti da uno studente di 28 anni: gli inventori di questa teoria avevano sbagliato i conti. Intanto il nostro parlamento ha approvato il Fiscal Compact. Ci siamo auto-condannati alla recessione perpetua in omaggio a un’addizione fatta male. Ci hanno confuso le idee, per cercare consensi: ridurre gli sprechi è una cosa, tagliare i servizi pubblici un’altra. A che serve uno Stato democratico se non garantisce scuola, trasporti, pensioni, salute ai lavoratori e ai cittadini?
Il debito non si è abbassato. Con il governo Monti è arrivato al 130%, nel 2014 salirà ancora. La disoccupazione imperversa, il numero dei poveri anche. Ma il ministro Saccomanni ancora definisce invalicabili i dogmi sul deficit e sul pareggio di bilancio. Da marzo ci siamo anche obbligati a far approvare preventivamente le nostre leggi finanziarie alla Commissione Europea. Nel frattempo, gli Usa stanno uscendo dalla crisi con una politica che è il contrario del rigorismo e dell’austerità europea. La disoccupazione è scesa, e la crescita è tornata al 2,5%. Ecco una frase del discorso di Obama all’Unione: «Il nostro primo obiettivo è rilanciare la classe media, con un vigoroso piano di investimenti pubblici e l’aumento del salario minimo». E questo invece è papa Francesco, il 18 maggio, in contemporanea e in sintonia con la manifestazione della Fiom: «La nostra crisi di oggi è che non interessa se la gente muore di fame, se non ha niente. Ci si preoccupa delle banche o della finanza». In Italia neppure questo pare bastare. E allora bisogna che coloro che posseggono gli elementi concreti di una società ed economia alternativa li compongano in un progetto politico credibile di cambiamento. Insieme bisogna costruire una nuova unità europea, popolare, ancorata nel sociale e fondata nella solidarietà. I nostri avversari è dall’Europa che guidano il gioco, e là dobbiamo saper combattere. Finora non ci siamo riusciti. Non abbastanza. Per questo invitiamo tutti/e a venire ad Atene all’Altersummit. Il 7 e 8 giugno nasce una inedita alleanza europea fra sindacati, associazioni e movimenti. Si fonda su un Manifesto di proposte realizzabili, per cambiare il corso dell’Europa. E salvarla.
Adesioni al Manifesto e tutte le informazioni per venire ad Atene: www. altersummit.eu

Il Manifesto – 22.05.13


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