Lavoro, 9 milioni di persone in sofferenza

Lavoro, 9 milioni di persone in sofferenza

di Rassegna.it -
Un rapporto dell’Ires Cgil su disagio e sofferenza nel mercato del lavoro italiano. Disoccupati, scoraggiati, disponibili a lavorare e occupati in cassa integrazione. Lavoratori precari e part time. In un anno sono aumentati del 10,3%.

Da un lato disoccupati, scoraggiati, disponibili a lavorare e occupati in cassa integrazione (l’area della cosiddetta “sofferenza”). Dall’altro lato lavoratori a part time e precari (l’area del “disagio occupazionale”). La somma di queste due categorie statistiche e sociologiche dà una cifra impressionante e in costante aumento, nell’Italia della crisi. Si tratta infatti di 8 milioni e 750mila persone in età compresa tra 15 e 64 anni. E’ quanto emerge da uno studio dell’Ires-Cgil sugli effetti della crisi sul lavoro.

Nell’ultimo anno quest’area ha registrato un aumento del 10,3% equivalente a +818mila unità (rispetto al IV trimestre 2007 l`incremento stimato è del 47,4% pari a +2 milioni e 811mila persone).

Nell’ultimo trimestre 2012, riferisce l’istituto di ricerca, l’area della sofferenza ha riguardato 4 mln e 570mila persone (+16,6% pari a +650mila unità), mentre quella del disagio ha interessato 4 mln e 175mila persone (+4,2% pari a +168mila unità).

Le statistiche del mercato del lavoro nel quarto trimestre 2012 “tratteggiano un quadro molto allarmante”, sottolinea il rapporto dell’Ires-Cgil. A marzo il numero di disoccupati (2 milioni 950mila) è diminuito rispetto a febbraio in “misura trascurabile” (-14mila unità), mentre su base annua è cresciuto dell`11,2% (+297mila persone).

Il tasso di disoccupazione è fermo all`11,5%: lo stesso valore registrato a febbraio e in aumento di 1,1 punti nei 12 mesi. Il confronto con l`Europa colloca l`Italia sopra la media Ue a 27 paese (10,9%), ma ancora sotto la media Ue a 17 paesi (12,1%). La crescita del numero di disoccupati osservata in Italia negli ultimi 11 mesi, da aprile 2012 a marzo 2013 (+226mila), rappresenta il 14,1% dell’incremento complessivo stimato nell’Europa a 27 (+1 milione e 601mila) nello stesso periodo. Il tasso di disoccupazione giovanile (16-24 anni) è volato a marzo al 38,4% con un incremento “molto marcato” sia rispetto a febbraio (6 decimi di punto) che rispetto a marzo 2012 (+3,2 punti).

Nel quarto trimestre 2012 il numero delle persone in cerca di occupazione ha segnato un “nuovo considerevole incremento tendenziale” (+23% rispetto al quarto trimestre 2011 pari a 559mila unità). L`aumento, alimentato da ex-occupati (+24,6%), ex-inattivi con precedenti esperienze lavorative (+21,3%) e persone in cerca del primo impiego (+21,8%), interessa sia gli uomini che le donne su tutto il territorio nazionale, con una punta nel Mezzogiorno (+296mila unità). Continua anche la crescita della disoccupazione straniera (+36mila unità su base annua), tutta imputabile alla componente maschile.

Più della metà dell`aumento della disoccupazione è coperto da persone con almeno 35 anni (+297mila rispetto al quarto trimestre 2011). L`incidenza della disoccupazione di lunga durata (dodici mesi o più) ha raggiunto il 54,8% (era al 50,6% nel quarto trimestre 2011). Nel quarto trimestre 2012 il tasso di disoccupazione è all`11,6% (+2 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre 2011). Quello maschile, crescente per il quinto trimestre consecutivo, ha raggiunto il 10,7%; quello femminile, in aumento per il sesto trimestre consecutivo, è salito al 12.8%. La crescita tendenziale del tasso di disoccupazione ha riguardato le tre grandi ripartizioni territoriali: nel Nord l`indicatore è passato dal 6,7% all`8%; nel Centro dal 9,2% al 10,8%; nel Mezzogiorno dal 14,9% al 18,3%.

Anche il tasso di disoccupazione degli stranieri cresce rispetto al quarto trimestre 2011 (soltanto per il contributo della componente maschile), guadagna sei decimi di punto e si porta al 15.4%.

Il tasso di disoccupazione dei giovani di età compresa tra 15 e 24 anni segna un nuovo record (39.0%, era il 32.6% nel quarto trimestre 2011). L’aumento tendenziale è particolarmente accentuato per le ragazze del Centro e per i ragazzi del Nord ma è nel Mezzogiorno che il tasso di disoccupazione giovanile raggiunge i valori più elevati (46.7% per gli uomini, 56.1% per le donne).

Per il sesto trimestre consecutivo si registra una diminuzione significativa del numero di inattivi in età compresa tra 15 e 64 anni (-3.2% su base annua, pari a -465 mila unità), più consistente nel Centro (-4.1%, -105 mila unità) e nel Mezzogiorno (-4.2%, pari a -285 mila unità). La caduta tendenziale del numero di inattivi è imputabile esclusivamente alla componente italiana (-549 mila), soprattutto femminile (-359 mila), a fronte di un ulteriore incremento di quella straniera (+84 mila).

Si osservano dinamiche contrastanti per le diverse componenti dell’inattività: rispetto al quarto trimestre 2011, cresce in misura trascurabile (+43 mila, +1.3%) la consistenza della zona grigia, rappresentata dalle persone che hanno cercato lavoro ma non sono immediatamente disponibili a lavorare (+24 mila, 9.5%) e da quelle che sarebbero disponibili a lavorare ma non hanno cercato lavoro (-39 mila, -2.7%) oppure lo hanno cercato non attivamente (+57 mila, +3.8%); in sensibile diminuzione – e per il sesto trimestre consecutivo – risultano, di contro, quanti non cercano un impiego e non sono in ogni caso disponibili a lavorare (-508 mila unità rispetto al quarto trimestre 2011, -4.4%), coloro che si collocano più lontano dal mercato del lavoro: la diminuzione interessa soprattutto le donne (per più dell’80%) e le persone in età compresa tra 55 e 64 anni (per più del 50%), un fenomeno verosimilmente associato all’innalzamento dell’età pensionabile.

Considerando le ragioni della mancata ricerca, all’aumento del numero di “scoraggiati” (persone che non cercano lavoro perché convinte di non trovarlo: +32 mila rispetto al quarto trimestre 2011, pari a +2.1%), di inattivi per motivi di studio (+69 mila, +1.7%) o in attesa dell’esito di passate azioni di ricerca (+26 mila, pari a +4.3%), fa riscontro la diminuzione degli inattivi per motivi familiari (-78 mila, -3.2%) e, soprattutto, delle persone non interessate a trovare un impiego o ritirate dal lavoro (-522 mila, pari a -12.1%).


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