Crisi, senza sinistra non c’è salvezza
Pubblicato il 20 mag 2013
di Fabio Marcelli -
Ci sono due dati, che emergono da un recente studio della Cgil, che fotografano meglio di ogni discorso l’attuale situazione in cui si trovano oggi il nostro ed altri Paese e le cause profonde e reali della crisi.
Il primo: il 47% della ricchezza italiana è in mano al 10% delle famiglie.
Il secondo: c’è un rapporto di 1 a 163 fra lo stipendio medio di un lavoratore dipendente e quello di un top manager.
Il terzo dato su cui riflettere è invece estratto dall’intervento di Maurizio Landini alla manifestazione della Fiom di ieri: secondo la Banca d’Italia negli ultimi vent’anni c’è stato un passaggio di 15 punti di Pil, pari a 230 milardi di euro dagli stipendi ai profitti e alle rendite.
Ovviamente nessuna forza politica o quasi mette questi dati elementari ma tanto significativi al centro della propria riflessione. Non il Pd che da tempo non è più un partito di sinistra. Non il Movimento Cinque Stelle che di sinistra non è mai stato.
Eppure, se non partiamo da qui non andiamo da nessuna parte. Una società iniqua e afflitta da tali disuguaglianze è votata alla catastrofe. Non solo morale, ma anche economica. Che sviluppo ci può essere, infatti, se non c’è domanda e se i consumi sono destinati ad essere sempre più quelli di lusso?
Bisogna quindi ricostruire una sinistra che sia all’altezza di questa sfida, quella di costruire una società egualitaria e realmente democratica.
Come scriveva tempo fa il cardinale Bergoglio, attuale Papa Francesco I, “un progetto di sviluppo integrale, per essere autentico, deve offrire deve raggiungere e offrire possibilità a tutti. Un ruolo fondamentale è svolto dalla redistribuzione della ricchezza prodotta dall’intera società”.
Un discorso ben più a sinistra di quelli pronunciati dai piddini con o senza elle.
Quel dieci per cento, quei top manager vanno colpiti col prelievo fiscale per consentire il reddito di cittadinanza, un piano per dare lavoro a milioni di giovani, la tutela dei beni e servizi pubblici oggi duramente colpiti dal taglio della spesa. Così come, allo stesso fine, vanno tagliate le spese inutili (armamenti, grandi opere, appannaggi e privilegi delle varie caste).
Tutto il resto sono chiacchiere demagogiche, armi di distrazione di massa, roba da Letta, Alfano & C.
ilfattoquotidiano.it
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