Esproprio. Torna la parola tabù

Esproprio. Torna la parola tabù

di Luca Tancredi Barone -
In Andalusia il governo «rosso» (Psoe-Iu) approva una legge regionale che espropria per tre anni le case “requisite” da banche o proprietari a chi non può pagare mutuo e pigioni. Una norma «rivoluzionaria» in un paese in cui le seconde case vuote sono milioni e gli sfratti una vera emergenza sociale
Il dibattito politico sul diritto alla casa in Spagna è improvvisamente saltato gambe all’aria. Grazie a Izquierda Unida (Iu), da domani gli spagnoli avranno la prova che un altro modo di affrontare la crisi è possibile. La giunta andalusa, un sofferto bi-colore rosso-rosso (socialisti e Iu), ha approvato un decreto urgente che entrerà in vigore già domani. La misura, fortissimamente voluta da Iu (che è titolare del «ministero» regionale alla casa), introduce come una bomba la parolaccia più temuta dall’establishment politico-economico che ha portato la Spagna al collasso: esproprio.
Il decretazo prevede che il governo regionale possa letteralmente espropriare per un periodo massimo di tre anni gli appartamenti sottoposti a sfratto ipotecario da una banca o da un’agenzia immobiliare nel caso le famiglie sfrattate siano a rischio di esclusione sociale. In cambio, la giunta pagherà annualmente il 2% del valore della casa all’entità proprietaria. Per certificare il rischio di esclusione sociale, la famiglia dovrà dimostrare ai servizi sociali che la rata del mutuo è aumentata di almeno il 50%, che costituisce più di un terzo delle entrate familiari, e che il reddito della famiglia non supera di 3 volte il reddito minimo (circa 500 euro). Il secondo pilastro del decreto prevede una serie di sanzioni proporzionali per chi mantiene gli edifici sfitti. Nel caso di persone fisiche, scatteranno a partire dalla terza casa. Nei casi più gravi la multa sarà di 9mila euro. La legge prevede la creazione di un «Registro delle case disabitate», cioè tutte quelle che abbiano un consumo di acqua ed elettricità nullo o scarso per più di sei mesi. La Giunta andalusa calcola che sono tra i 700mila e il milione gli appartamenti sfitti della comunità autonoma, a fronte di 86mila sfratti dal 2007 a oggi.
La consellera regionale alla casa, Elena Cortés, si è dichiarata molto soddisfatta della misura. «Non abbiamo discusso questo decreto né con le banche né con le agenzie immobiliari», si è vantata a Cadena Ser ieri mattina.
La decisione andalusa arriva in un momento critico del dibattito politico. Da un lato, i socialisti andalusi spingono il segretario Rubalcaba a prendere in mano l’iniziativa politica a livello nazionale. Dall’altro Izquierda Unida, molto lacerata per aver accettato di entrare nel governo andaluso, ha modo di dimostrare che le cose si possono cambiare anche usando le leve del potere.
Il quotidiano online eldiario.es sottolinea che, grazie all’iniziativa politica andalusa, ieri è cambiato quello che Lakoff chiamerebbe il «framing» sullo spinoso tema della casa. Il pendolo mediatico, superata la sorpresa per l’irruzione nell’agone politico della Pah, la Piattaforma in difesa delle vittime dei mutui, e per la sua capacità di aver raccolto ben un milione e mezzo di firme a sostegno di una iniziativa legislativa popolare, ormai era spostato sulla stigmatizzazione delle loro proteste chiamate «escraches». Si tratta di «segnalazioni pubbliche» sotto casa dei politici contrari a difendere l’iniziativa legislativa da parte delle persone disperate per gli effetti di una ingiusta legge ipotecaria (condannata anche dal Tribunale europeo il mese scorso). Di mira sono le abitazioni dei politici del Pp di Rajoy, l’unico partito che si oppone all’approvazione della legge di iniziativa popolare. Una legge che prevede il blocco immediato degli sfratti, l’introduzione della dacción en pago retroattiva (la possibilità di restituire il bene per estinguere il debito: oggi, assurdamente, in Spagna chi perde la casa è anche costretto a pagare il debito) e l’istituzione di un «parco» di case sociali.
Proprio in questi giorni si stanno formulando gli emendamenti e il Pp, forte della sua maggioranza parlamentare, sta tentando di depotenziare una legge molto malvista dalle lobby bancarie.
In queste settimane, il Pp, tirando in mezzo i bambini figli dei politici, era riuscito a portare l’attenzione sulla presunta offesa all’«intimità familiare» costituita dagli escrache e non sul dibattito sulla legge, su cui invece i manifestanti cercavano invece di sensibilizzarli (come nel classico dito e la luna).
I socialisti reagiscono per bocca della portavoce parlamentare Soraya Rodríguez e dicono che proporranno le nuove misure andaluse sull’esproprio anche a livello nazionale. Secondo il vicepresidente andaluso Diego Valderas, il decreto è pienamente legittimo. «Sarebbe un errore se il governo centrale dovesse bloccarlo ricorrendo al Tribunale costituzionale» mettendosi contro «migliaia di uomini e donne», ha dichiarato. Il ministro della giustizia Alberto Ruíz Gallardón parla senza scoprirsi troppo della necessità di «una risposta nazionale al problema degli sfratti».
Intanto il ministro degli interni spagnolo Jorge Fernández Díaz smentisce le parole del suo sottosegretario che aveva parlato di istruzioni date alla polizia perché circondassero per un raggio di 300 metri le case delle vittime delle «segnalazioni» degli sfrattati e dei comitati di lotta per la casa. Ha detto che il ministero applicherà «flessibilità e proporzionalità» a questo tipo di interventi per bloccare quelle che si ostina a chiamare «azioni violente». Peccato che non sia vero: eldiario.es infatti ha subito mostrato il documento governativo indirizzato alla polizia.

Il Manifesto – 11.04.13


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