Perché la sinistra dovrebbe scegliere una legge elettorale proporzionale

Perché la sinistra dovrebbe scegliere una legge elettorale proporzionale

di Enrico Grazzini -
Una tradizione nefasta: dalla legge Acerbo alla legge truffa fino alla “porcata” di oggi Germania, Svizzera, Spagna, Svezia, Norvegia, Finlandia, Islanda, Danimarca e Olanda hanno democrazie mature e governi stabili senza presidenzialismi o meccanismi maggioritari. In Italia dovremmo aver imparato che il Porcellum o il Mattarellum hanno favorito una deriva berlusconiana
Giorgio Napolitano ha ragione: il parlamento italiano dovrebbe abolire l’attuale legge elettorale che è una porcata. La riforma dovrebbe riportare a un sistema proporzionale non maggioritario, l’unico che può garantire la rappresentatività reale degli elettori e quindi un governo condiviso dai cittadini. Il centrosinistra e il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo hanno attualmente la maggioranza alle Camere e potrebbero eliminare subito il Porcellum, che nel 2005 fu votato dalla maggioranza berlusconiana e leghista con un colpo di mano. Ma la sinistra dovrebbe respingere tempestivamente e con forza anche il presidenzialismo proposto recentemente da Berlusconi, soprattutto in una Italia dove – caso unico al mondo (neppure in sudamerica e in Russia) – al padrone della televisione e dei giornali è stato concesso di partecipare alle elezioni falsando la corretta competizione elettorale. E le eventuali modifiche costituzionali non dovrebbero essere discusse nel chiuso delle “bicamerali” formate dai partiti; si dovrebbe fare come in Islanda, dove i cittadini hanno dibattuto la nuova Costituzione su Internet, l’hanno condivisa e infine votata con oltre i due terzi dei voti.
La sinistra dovrebbe riprendere l’iniziativa sui due temi centrali per la democrazia: oltre la riforma del sistema elettorale, anche (con grande cautela) della Costituzione italiana. Per chi è democratico e, a maggior ragione, per chi è di sinistra non ci dovrebbe essere alcun dubbio: il sistema proporzionale – basato sul semplice principio ugualitario un uomo un voto – è certamente da preferire a qualsiasi altro astruso e complicato meccanismo. Con il proporzionale tutte le diverse opinioni politiche presenti nel corpo elettorale possono trovare un’adeguata rappresentanza parlamentare. Senza il perverso trucco del premio maggioritario previsto sia dal Porcellum attuale (falsamente proporzionale) che dal Mattarellum precedente (sostanzialmente uninominale), con il sistema proporzionale il numero dei voti espressi dagli elettori genera un numero proporzionale di eletti. Qualsiasi libro di testo di scienze politiche spiega nel capitolo iniziale che il proporzionale garantisce le minoranze e i partiti di minoranza; così come i sistemi maggioritari distorcono la rappresentatività del voto per promuovere artificialmente la governabilità. Il voto dei cittadini non è più uguale, la democrazia è palesemente distorta.
Il sistema proporzionale ha poi un vantaggio molto semplice: nella storia non ha mai potuto essere utilizzato per restringere gli spazi d’agibilità democratica. Spesso le tecniche elettorali sono state manipolate per favorire regimi autoritari: così hanno fatto i fascisti, i comunisti, i gollisti e, prima ancora, i termidoriani, i bonapartisti, ecc. Ma nessuna di queste manipolazioni ha potuto fare uso del meccanismo proporzionale. Tutte invece hanno fatto ricorso ai modelli maggioritari, come la famigerata legge Acerbo del 1923 voluta da Benito Mussolini, e poi la legge truffa del 1953 che dava un premio di maggioranza a chi raggiungeva il 51%, e la legge Calderoli, unica in Europa, peggiore di quella Acerbo, che regala la maggioranza dei seggi a chi arriva primo anche solo con il 20% dei voti.
Il sistema proporzionale, nato con il liberalismo di John Stuart Mill, si è diffuso in Europa dopo la prima guerra mondiale insieme al suffragio universale e ai partiti di massa cattolici, socialisti e comunisti. Non a caso il proporzionale è di gran lunga il sistema più utilizzato in Europa (anche se nessuno lo dice). Solo il Regno Unito, la Francia, la Grecia e l’Italia perseguono una logica maggioritaria. Germania, Svizzera, Spagna, nord Europa (Svezia, Norvegia, Finlandia, Islanda, Danimarca, Olanda, ecc) hanno un regime proporzionale, puro o misto, mentre il sistema uninominale – che è intrinsecamente maggioritario perché, come dice il nome, uno solo viene nominato e tutti gli altri perdono anche se sono la maggioranza – è stato adottato soprattutto dalle democrazie anglosassoni (Usa, UK, Canada) e dalla Francia.
L’uninomale maggioritario, come il Mattarellum, tende a tagliare le ali eccentriche e a favorire la convergenza dei partiti verso il centro. Secondo gli scienziati politici conservatori è utile perché assicura la governabilità. Svizzera, Germania e i paesi nordici hanno però governi molto stabili con il sistema proporzionale. I sistemi uninominali maggioritari hanno un altro fondamentale difetto: sono spesso accompagnati dal presidenzialismo (come negli Usa e in Francia), un retaggio della monarchia, il sogno di tutti i conservatori, dalla Trilaterale in avanti, passando per la P2, ovvero il sogno di concentrare il potere in un uomo solo per “affrontare l’emergenza”.
Preoccupa che il partito democratico voglia ritornare al Mattarellum; tuttavia non stupisce troppo dal momento che anche l’ex Pds con D’Alema era pronto a (contro)riformare la Costituzione in senso presidenzialista insieme a Berlusconi e Fini; e dal momento che Veltroni vorrebbe copiare il sistema americano dove i partiti sono comitati elettorali. Il Pd ritiene evidentemente che il sistema uninominale maggioritario potrebbe eliminare le formazioni alla sua sinistra e favorire la formazione di un suo governo, ma si sbaglia: il maggioritario favorisce la destra e Berlusconi.
Stupisce invece che una formazione di sinistra come Sel di Nichi Vendola proponga di tornare al Mattarellum, e non sia schierato a favore del proporzionale. Paradossalmente è più a sinistra Grillo dichiarandosi a favore del proporzionale, contro i tentativi presidenzialistici berlusconiani.
La destra punta a snaturare la Costituzione, instaurare il presidenzialismo ed eliminare l’equilibrio tra i tre poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario. La sinistra e i democratici devono difendere la nostra Costituzione, ma non possiamo essere solo conservatori: occorre anche affrontare i pericoli sopravvenuti dopo la nascita della Costituzione del 1948. Da allora la situazione è molto cambiata, esiste ormai la necessità di prevedere che le carte costituzionali erigano barriere alte e robuste all’influenza esorbitante della finanza, delle corporation e delle lobby sulla politica e sul gioco democratico. Occorrerebbe cominciare a introdurre elementi di democrazia economica nella Costituzione, per l’autogoverno dei beni comuni, per il diritto e il dovere dello stato di promuovere il welfare, l’occupazione e lo sviluppo sostenibile, per la democrazia industriale nelle aziende. Ma le questioni costituzionali sono ovviamente molto complesse.
Dopo la crisi finanziaria che minacciava di rovinare il paese, in Islanda nel 2010 è stato eletto un Consiglio Costituzionale formato da 25 persone che hanno messo a punto i principi fondamentali della nuova Carta costituzionale. Sulla bozza presentata al Parlamento è stata poi aperta una consultazione durata più di un anno attraverso i social media on line per raccogliere le opinioni e le proposte degli islandesi. Nell’ottobre del 2012 un referendum ha finalmente votato la nuova Costituzione con una maggioranza di oltre due terzi dei cittadini. Un esempio prezioso per gli altri paesi.

Il Manifesto – 05.04.13


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