E nel Pd riemerge il fantasma della scissione

E nel Pd riemerge il fantasma della scissione

di Giuseppe Alberto Falci -
Il colpo di “scena” era nell’aria. Per un giorno i telefoni di renziani sono stati spenti. Aspettavano la “mossa” del capo, quel sindaco di Firenze «stufo» di sentire il solito ritornello sul «governo del cambiamento» del segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Raccontano alcuni fedelissimi di un «Matteo preoccupato per le sorti del Paese ma anche per il suo futuro da premier». Così in solitudine ha scelto di «sparigliare», di «rompere il silenzio», e di scendere in campo con due interviste ai due giornali più autorevoli in Italia. «È stata una cosa spontanea. Lo abbiamo saputo a cose fatte, intorno alle 22:30».

Ecco “Matteo” ha rotto gli indugi «con approccio pragmatico, così com’è nel suo stile», chiedendo un governo di scopo con le forze che ci stanno, quindi con il Pdl, altrimenti «torniamo a votare». Perché, trapela dall’entourage del sindaco di Firenze, la preoccupazione è che i tempi si dilunghino, che Bersani riesca nell’impresa di formare un governo «con Cinque Stelle e altri responsabili». In fondo, spiega un ex ministro del governo D’Alema, «la preoccupazione di Renzi è fondata: se Bersani fa un governo perché dovrebbe durare soltanto sei mesi, e non un anno e mezzo?». E poi l’altro “incubo” del sindaco è rappresentato dalle comunali di Firenze, che si terranno nel 2014 in coincidenza delle europee. Un modo come un altro per far tramontare il “sogno” del predestinato del premier del centrosinistra. «Se si andrà troppo in là – confermano – Matteo sarà della partita per Palazzo Vecchio. Lo deve ai fiorentini.». Ecco svelato il motivo del “ritorno in pista”.

Ma c’è dell’altro. All’interno dello stato maggiore del Pd in tanti gioiscono in silenzio. Sotto traccia si leva il silenzio fra le prime linee del partito. Eccezion fatta per il vicesegretario Enrico Letta, «era logico che aprisse bocca», e per Beppe Fioroni che per i corridoi di Montecitorio oggi diceva: «Venderemo carissima la pelle, non passerà». Invece altri, come Massimo D’Alema e Dario Franceschini hanno preferito il silenzio. Un silenzio «assordante» giunto dritto dritto nella stanza del segretario, riunito in conclave con i fedelissimi del «tortello magico». Ovviamente i bersaniani di stretta osservanza hanno preso le difese del segretario. La prima è stata la vicentina Alessandra Moretti: «Faccio fatica a dire se avrà di nuovo voglia di mettersi in campo. Secondo me in caso di elezioni immediate, Bersani potrebbe però essere ancora in campo». Sulla stessa lunghezza l’altro componente della segretaria nazionale, Davide Zoggia: «Non esiste un piano B. Tutto il Partito democratico è impegnato in queste ore a sostenere il segretario nel suo compito da presidente incaricato».

Ma in realtà, al netto dello “tortello magico”, al Nazareno è iniziata la caccia alla streghe. E lo si capisce quando uno che è stato “antirenziano” come Marco Follini scandisce parole forti del tipo: «Mah, mi pare Renzi colga abbastanza il punto: o si vara una nave sufficientemente robusta per affrontare il mare in tempesta, o si torna al voto». Ecco il “voto”. E in vista del “voto”, se ci sarà, all’interno del Nazareno in tanti cercano di riposizionarsi. Il primo big match fra il partito di Bersani e quello del sindaco di Firenze si celebrerà la settimana prossima, «giovedì o al massimo venerdì», quando ci sarà l’ennesima direzione nazionale «per stabilire la linea del partito, e ci si conterà», dice un veltroniano. Infatti questa volta Matteo Renzi non vorrà perdere l’appuntamento, e godersi un segretario che potrebbe uscire con le ossa rotte.

da Linkiesta.it


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