Xi Jinping a Durban sul fronte dei «Brics»

Xi Jinping a Durban sul fronte dei «Brics»

di Simone Pieranni -
Russia, Tanzania, Congo e poi riunione dei Brics. Il primo viaggio di Xi Jinping, neopresidente cinese, contrariamente a quanto affermato da alcuni analisti, rende bene l’idea della strategia di Pechino: al primo posto ci sono le risorse (Russia e Africa) e la creazione di un fronte Brics sempre più in grado di competere con i mercati americani e europei.
La prima tappa è stata Mosca. Quando Mao il 21 dicembre del 1949 si recò al compleanno di Stalin, racimolò qualche finanziamento e molta bile, dato il trattamento poco consono al suo stato (attese giorni prima di essere ricevuto al Cremlino). Mao creò infine il distacco dall’influenza sovietica, aprendo all’unicità della rivoluzione cinese. Quando 50 anni dopo Gorbacev si recò a Pechino nel 1989 fu salutato con tutti gli onori all’aeroporto, perché sulla Tiananmen c’erano gli studenti in protesta nell’incauta attesa del loro tragico destino.
Gli incontri russo-cinesi sono spesso al centro di crocevia storici importanti, capaci di determinare processi che finiscono per segnare epoche. La scorsa settimana Xi Jinping, accompagnato per la prima volta dalla moglie Peng Liyuan, per il visibilio dei media occidentali, si è recato in Russia e in due giorni ha finito per stringere accordi di natura trentennale sulle risorse. Tra il principale produttore di energia del mondo e il paese più affamato di risorse, è stato superato l’ultimo ostacolo che da anni bloccava le trattative: il prezzo. La Cina ha giocato sul calo della domanda europea dovuta alla crisi, promettendo pagamento anticipato in caso di sconto. Putin ha accettato, disponendo ora di un deterrente verso l’Europa per tenere il prezzo stabile. Ed ecco gli accordi: il gigante di stato russo in fatto di forniture di gas, la Gazprom, ha dichiarato di aver concluso con la Cina un accordo di 30 anni di fornitura. Secondo i termini del memorandum, le consegne annuali di 38 miliardi di metri cubi di gas avranno inizio nel 2018. Le forniture potrebbero alla fine raggiungere i 60 miliardi di metri cubi all’anno, secondo quanto affermato dall’amministratore delegato di Gazprom Alexei Miller dopo la cerimonia della firma. Per avere un termine di paragone, la Germania, a lungo il più grande consumatore di gas russo, ha importato 33 miliardi di metri cubi nel 2012. Per quanto riguarda il petrolio, il principale produttore di petrolio grezzo della Russia, Rosneft, aumenterà le esportazioni verso la Cina di 34 milioni di tonnellate raggiungendo 50 milioni di tonnellate (1 milione di barili al giorno) entro il 2018. I progetti di cooperazione economica tra Russia e Cina, infine, potrebbero raggiungere l’obiettivo di aumentare il volume del commercio bilaterale a 200 miliardi di dollari entro il 2020.
Per quanto riguarda l’Africa Xi Jinping prosegue nel solco già tracciato da anni, con la Cina attiva nel continente africano, con infrastrutture in cambio di risorse (strade, ospedali, ferrovie). Più di tutto però Xi Jinping dovrà convincere gli africani sulla diversità cinese, rispetto al colonialismo europeo. La Cina infatti ha visto ultimamente la sua popolarità africana scendere: le autorità e le popolazioni locali accusano Pechino di non trasferire alcun know how, di impiegare per lo più lavoratori cinesi e di smantellare tutto quanto è protezione ambientale. Il governatore della Banca centrale della Nigeria, Sanusi Lamido Sanusi, ha recentemente avvertito che l’Africa deve liberarsi della sua visione romantica della Cina e vedere Pechino come un concorrente in grado di sfruttare persone e risorse, proprio come le vecchie potenze coloniali. Un cambio del clima registrato anche dai media locali, come il Global Times, spin off in inglese del Quotidiano del Popolo, strumento ufficiale del Partito, che ha sottolineato come «la Cina ha bisogno dell’energia e delle risorse dell’Africa, e non c’è nulla da nascondere in questo senso. Ma siamo in grado di offrire di più, oltre agli aiuti economici». In Africa la partita per il neopresidente cinese è diversa da quella della Russia: si tratta di ricucire il rapporto da un punto di vista squisitamente politico e diplomatico.
Infine da domani Xi Jinping parteciperà al quinto meeting dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), termine coniato da Jim O’Neill, presidente di Goldman Sachs. I Brics raccolgono le economie più vivaci al mondo (anche se il Sudafrica ha una marcia molto più lenta), rappresentando oggi il 19 percento del Pil mondiale e il 61 percento della crescita complessiva globale. Velocità, progresso ma ad oggi ancora poca coesione politica date le molte diatribe – anche territoriali – che intercorrono tra alcuni dei membri (Russia e Cina, ma soprattutto India e Cina). Tra i progetti allo studio, una banca per lo sviluppo e un «consiglio d’affari» comune.

Il Manifesto – 26.03.13


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