Caos Cipro, la Bce invia l’ultimatum

Caos Cipro, la Bce invia l’ultimatum

di Anna Maria Merlo -
C’è un «autentico caos» a Cipro, ammette l’Eurogruppo. La Bce ha confermato ieri la minaccia già ventilata mercoledì: le liquidità di emergenza disposte per Cipro dall’Eurotower sono garantite solo fino a lunedì 25 (giorno di festa sull’isola), poi verranno bloccate se Nicosia non presenterà un programma credibile per raccogliere i 5,8 miliardi necessari per ottenere l’aiuto di 10 miliardi dalla troika (Bce, Ue, Fmi). Un vero e proprio ultimatum, a cui Cipro, con le spalle al muro perché rischia il default, ha risposto con un «piano B» molto confuso.
Il governo di Cipro ha proposto la creazione di un Fondo di investimenti di solidarietà, che impegnerebbe i beni dello stato e anche della chiesa ortodossa, che ha dato la propria disponibilità, per garantire prestiti di emergenza. «È stato raggiunto un consenso – afferma un comunicato del portavoce del governo, Christos Stylianides – e presa una decisione unanime per creare un fondo di investimenti di solidarietà». Ma chi sottoscriverà questo Fondo? Un miliardo di euro dovrebbe essere destinato alla ricapitalizzazione delle banche. Interverranno i russi per finanziarlo? Il ministro delle finanze, Michail Sarris, che è sotto la minaccia di venire dimesso, ieri era ancora a Mosca, ma non sembra aver ottenuto nessun impegno preciso. 2,8 miliardi potrebbero venire dai fondi pensione semi-pubblici e altri 2 miliardi dalla ristrutturazione della Laiki bank (la banca popolare), che nel giugno 2012 era passata sotto il controllo statale. È preso in considerazione anche lo scorporo di Laiki bank, sull’orlo del default, in due asset: quelli «buoni» verrebbero fusi con la Bank of Cyprus e gli altri concentrati in una «bad bank».
Ma anche in questo caso, chi paga? Lo sguardo dei ciprioti va sempre verso Mosca. Cipro riflette sulla possibilità di vendere i diritti sulle riserve di idrocarburi, reperiti al largo dell’isola (ma che non daranno utili prima del 2018-20) o addirittura sulla cessione di una base militare alla Russia. I russi avrebbero detto alla delegazione cipriota ora a Mosca che stanno studiando le «serie proposte» elaborate da Nicosia, che riguardano «in particolare attività che la Russia sarebbe interessata ad acquisire». Il prelievo forzoso sui depositi bancari è stato respinto dal parlamento e il governo di Cipro non ne vuole più sentir parlare, dopo la protesta popolare e, soprattutto, dopo le reazioni molto negative dei russi, che hanno intorno ai 30 milioni depositati nelle banche cipriote. «La tassa non è più sul tavolo» ha tagliato corto ieri il presidente del parlamento, il socialista Yiannakis Omirou, anche se poi c’è chi parla di ottemperare alla prima richiesta Ue: tassare solo i depositi al di sopra dei 100mila euro (opzione respinta, per preservare i grossi investitori russi, mentre era stata presa in considerazione l’ipotesi di tassare tutti, fin dal primo euro, prima di proporre un’esonerazione sotto i 20mila euro, anch’essa rifiutata dal parlamento).
Il piccolo paese, che pesa solo lo 0,2% del pil della Ue, sta ora trascinando l’Europa in uno scontro con la Russia. Ieri, Dimitri Medvedev ha minacciato, se verranno lesi gli interessi dei russi, di ridurre la parte delle riserve russe in euro, che ora sono intorno al 41-42%. L’ambasciatore russo nella Ue, Vladimir Chizov, parla di «soluzione a tre sponde: Ue-Russia-Cipro». José Manuel Barroso, presidente della Commissione Ue, che ieri era a Mosca per un bilaterale, spiega: «La Ue è in consultazione con la Russia da un certo tempo» sul caso Cipro.
La Ue è estremamente preoccupata. Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, ha parlato ancora ieri di «rischio sistemico» che viene da Cipro: «Dobbiamo lavorare a un piano che metta fine a questo rischio». Nelle stanze segrete dell’Eurotower è studiata anche l’ipotesi estrema di un’uscita di Cipro dall’euro (ma i trattati non la contemplano: per uscire dall’euro bisogna uscire anche dalla Ue). Un punto resta fermo: Cipro non può chiedere prestiti al di là dei 10 miliardi di aiuti proposti dalla Ue, perché farebbe salire il debito pubblico sopra il 100%.
Intanto, sull’isola le banche restano chiuse, almeno fino a martedì. Si possono ancora ritirare dei soldi con il bancomat, ma tutti i bonifici sono bloccati. Per le imprese russe, che utilizzano Cipro come una piattaforma per lavare il denaro «grigio» (tassa sulle società: 10% a Cipro, 20% in Russia) è un danno. Bruxelles ha chiesto il blocco dei depositi per un lungo periodo, per evitare un bank run alla riapertura degli sportelli. Sembra che siano già stati dati ordini di bonifici oltre i 7 miliardi, per mettere il denaro al sicuro. Il governatore della banca centrale di Cipro, Panicos Demetriades, che preme per un accordo con Bruxelles, teme una fuga di capitali del 10% alla riapertura delle banche. La Germania resta ferma: «Il settore bancario deve dare un contributo per rendere il debito sostenibile» ha ribadito Angela Merkel. L’ipertrofia bancaria significa un peso del settore pari a otto volte il pil di Cipro.

Il Manifesto – 22.03.13


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