Intervista a Lidia Menapace: La Costituzione non va riformata, va attuata!
Pubblicato il 26 apr 2014
di Ernesto Milanesi – il manifesto
A 90 anni, Lidia Menapace si sente sottotenente partigiana. «Stamattina ero a Monza per la cerimonia ufficiale che mi ha provocato un po’ di rabbia e tristezza. Un corteo con la messa al seguito in cui nessuno ha mai pronunciato le parole resistenza, libertà, partigiani. Alla fine, siamo rimasti un gruppetto nel parco a celebrare il 25 aprile come si deve. Molto meglio qui all’Arena di Verona dove si può ricordare come il ricovero dei soldati italiani dopo l’8 settembre sia stato il primo esempio di difesa popolare nonviolenta».
Resistenza e Liberazione “attualizzate” dall’arcobaleno?
A me fa sempre venire…l’asma sentir parlare di memoria condivisa. Allora la scelta era netta: dalla parte del nazifascismo oppure la Resistenza. Oggi si tratta di stare dalla parte della Costituzione per cui l’Italia è una Repubblica (non l’interesse privato delle lobby) fondata sul lavoro (non sul cemento, sulle speculazioni, sulle oligarchie). Significa anche smettere di pensare agli F35, rispettare fino in fondo l’articolo 11 e restituire la sovranità al popolo e ai territori.
Insomma, impegno diretto per non arrendersi al pensiero unico. Un po’ come nel 1943–45?
Ricordo bene il primo sciopero alle Officine meccaniche Sant’Andea di Novara. Nel regime fascista era vietato, addirittura un reato. Davanti ai cancelli, gli operai hanno incrociato le braccia di fronte ai nazisti che alla fine se ne sono andati. Ecco, il lavoro come fondamento della nuova Italia. Come i contadini dell’Appennino che distribuivano il raccolto alla popolazione. Da staffetta partigiana, ho sempre rimosso dal cervello i nomi per paura di poterli fare sotto tortura. Ma non dimentico una faccia e qui all’Arena ne ho riviste tante…
E il futuro? Qual è l’alternativa a Renzi?
Io sto sempre con Rosa Luxemburg: socialismo o barbarie. Sono più che convinta che la nostra Costituzione più che riformata deve essere attuata. Mi batto per una legge di iniziativa popolare, strumento vero di democrazia diretta come ha dimostrato l’approvazione del testo sulla violenza alle donne. Una proposta semplice: realizzare il secondo comma dell’articolo 1, restituendo davvero al popolo l’esercizio della sovranità. Il contrario di ciò che ispira Renzi: meno controlli, contrappesi, garanzie favoriscono la cultura un po’ autoritaria. Renzi mi ricorda tanto Fanfani. E l’alternativa, come dimostra proprio il 25 aprile all’Arena, è il tessuto resistente di soggetti. Gli stessi che rivendicano il sacrosanto diritto di difendere il territorio in Valsusa, a Niscemi o Vicenza dove perfino decidono gli Usa sulla testa dei cittadini…
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