25 aprile, in piazza, contro chi vuole stravolgere la Costituzione

25 aprile, in piazza, contro chi vuole stravolgere la Costituzione

www.huffingtonpost.it – di Paolo Ferrero -

Rifondazione Comunista sarà in piazza, lo saremo con una presenza unitaria della lista “L’Altra Europa con Tsipras”, per onorare la memoria e il sacrificio dei partigiani, perché la Resistenza è più che mai attuale. Come vent’anni fa saremo in piazza a Milano, contro chi vuole stravolgere la Costituzione, ieri Berlusconi e Bossi, oggi Renzi con l’appoggio di Berlusconi. Proprio nella giornata del 25 aprile vogliamo denunciare in modo chiaro che i pericoli per la democrazia oggi non arrivano solo da destra ma anche da Renzi e dalla maggioranza del PD, che ha fatto un’alleanza con Berlusconi finalizzata proprio allo stravolgimento della Costituzione e alla definizione di una legge elettorale ultramaggioritaria che viola la sentenza della Corte Costituzionale ed è peggio della Legge Acerbo varata dal fascismo dopo la marcia su Roma.

L’idea di democrazia per cui le partigiane e i partigiani hanno lottato, anche a costo della propria vita, metteva al centro la sovranità e l’autodeterminazione popolare; stringeva un forte nesso tra il tema della democrazia e del pluralismo e il tema della giustizia sociale, che poi avrebbe animato la discussione e la scrittura della nostra Costituzione. Un’idea progressiva di democrazia, destinata per definizione a confrontarsi continuamente con il tempo presente e con il contesto sociale e politico, fondata sulla centralità della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori e dei loro diritti. In questi mesi stiamo arrivando al compimento di un lungo processo – in gestazione da almeno trent’anni – di rottura definitiva, sostanziale e formale, nell’impianto costituzionale con tale idea di democrazia.

L’Italicum, ad opera di Renzi e Berlusconi, è molto di più di una semplice legge elettorale: con esso passa l’idea compiuta della democrazia ad uso e consumo di pochi – “oligarchia” si direbbe – dello svuotamento totale del Parlamento come spazio rappresentativo anche delle contraddizioni sociali, dell’oscuramento delle opposizioni, della massimizzazione della ragion di governo. Con il 30% puoi ottenere la maggioranza assoluta ma con il 7% resti fuori dal Parlamento: è con questa distorsione mostruosa, che non ha alcun precedente, che si vuole impedire alla questione sociale di affacciarsi ai palazzi della politica. La trasformazione del Senato in un’assemblea di nominati è un tassello coerente di tale strategia.

È chiaro che non stiamo parlando di semplici tecnicismi elettorali, ma di un’operazione politica più generale, finalizzata a soffocare la politica come spazio del conflitto sociale e delle lotte e che ha una portata ben superiore alla semplice – per quanto grave – predefinizione blindata di maggioranze e opposizioni. Il governo Renzi si appresta a dare compimento alla domanda delle classi dirigenti di questo paese di sgombrare il campo da lacci e lacciuoli, riducendo la democrazia a consenso passivo a questo o quel leader costruito attraverso la visibilità mediatica.

Lo stesso attacco al sindacato – svuotato da anni di concertazione – si configura come un attacco ai corpi sociali intermedi del tutto coerente con l’impianto di presidenzialismo strisciante che Renzi propone. Si prova a chiudere la partita aperta in tale direzione da Craxi, che non a caso fu il primo a sottoporre la necessità delle “riforme” sul piano istituzionale e a dichiarare guerra alla scala mobile e alla stagione di grandi conquiste del movimento operaio degli anni ’60 e ’70, proseguita da Berlusconi ed ora portata avanti dal governo Renzi-Alfano.

Vogliono una democrazia e una Costituzione ridisegnate dalla ‘lotta di classe al contrario’ di cui parla Luciano Gallino, nella quale la Resistenza e la Liberazione possono trovare spazio solo se confinati ad un passato lontano e che non ha più niente da dire al presente.
Vogliono un paese che assomigli sempre di più all’Europa del neoliberismo e dell’austerità, in cui l’assenza di democrazia va perfettamente a braccetto ed è funzionale alla disoccupazione, alla precarizzazione e alla povertà di massa.

Per tutto questo saremo in piazza: perché stare dalla parte del 25 aprile significa stare dalla parte della costruzione di un altro paese e di un’altra Europa rispetto a quanto avvenuto in questi decenni e quanto sta avvenendo. Noi ci saremo con le bandiere della lista Tsipras, perché le elezioni del 25 maggio – tra un mese esatto – sono un’occasione per ripartire da sinistra, dalla Costituzione e dai valori della Resistenza.

Mi piace ricordare il 25 aprile di vent’anni fa quando un milione di persone partecipò alla manifestazione di Milano, sotto una pioggia battente: aveva vinto da poco Berlusconi, e per la prima volta c’erano i fascisti al governo. Non fu una commemorazione, ma un ritrovarsi ed un ripartire, una prova generale di quel protagonismo sociale e politico che avrebbe nel giro di pochi mesi costretto Berlusconi alle dimissioni.

Quell’indignazione e quella determinazione devono essere oggi la nostra bussola.


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