Rodotà: Con la Fiom dalla parte della democrazia

Rodotà: Con la Fiom dalla parte della democrazia

“Intorno al lavoro si stanno riunificando grandi questioni sociali: la diseguaglianza, la povertà, il precariato. Difendere le ragioni del lavoro è tutt’uno con la difesa della Costituzione e della legalità democratica”. Accolto da una vera e propria standing ovation, Stefano Rodotà è intervenuto il 12 aprile nella giornata conclusiva del congresso Fiom – poco prima di Susanna Camusso e di Maurizio Landini – ribadendo la sua vicinanza ai metalmeccanici della Cgil e i motivi della battaglia dei “professori” – i “professoroni” di Renzi –, in difesa della Costituzione.

“Oggi – ha subito osservato – stiamo assistendo all’intreccio fra diverse forme di populismo e autoritarismo”. Tre i populismi in campo: quello di Berlusconi, che non è una novità, quello di Grillo, e il nuovo populismo di Renzi, il “populismo buono”. Il segno comune è la riduzione forzosa della complessità e della rappresentanza, praticata su tutti i terreni: “Il disprezzo con cui è stato trattato il sindacato è la stessa cosa del rifiuto della mediazione parlamentare”, della volontà di inserire una soglia dell’8 per cento per chi vuole entrare, appunto, in Parlamento. Disprezzo e rifiuto che nascono dalla negazione del conflitto – “il sale della democrazia”.

Dove stiamo andando allora? “Verso una concentrazione del potere. Il governo padrone del Parlamento, le maggioranze che si impadroniscono delle istituzioni di garanzia”. “Dobbiamo guardare con serietà a questa dimensione. Si pensi al modo come è stata affrontata la questione del Senato. La fine del bicameralismo perfetto, che noi vogliamo, dovrebbe dare al Senato una funzione di garanzia che invece non ha”.

Una democrazia senza popolo: questo il rischio. I populismi usano il popolo, non gli dànno voce. La sentenza della Consulta che ha restituito la rappresentanza alla Fiom – e con la Fiom al sindacato e ai lavoratori –, così come quella sul “porcellum” hanno voluto dire proprio questo: la rappresentanza non può essere negata. Un sistema efficiente – vedi la Germania – non ha nessun bisogno di eliminarla. “La rappresentanza è essenziale per dare voce alla società. Quando si deprime la rappresentanza si acuiscono le tensioni: l’ingresso in Parlamento delle formazioni extraparlamentari, negli anni di piombo, aiutò a svelenire il clima di quell’epoca.

“Riprendere la via maestra della Costituzione”: questo il compito di un lavoro comune anche con la Fiom. “Altro che i professori che non vogliono le riforme. Interverremo sull’articolo 81 della Costituzione, l’obbligo del pareggio di bilancio, sull’articolo 8 (la la norma Sacconi pro Fiat del 2011, ndr) e i diritti sociali. Dobbiamo esportare la Costituzione in Europa, chiedere che l’Europa abbia la sua legittimità nella tutela dei diritti”.

Si è aperta una stagione difficile, un confronto tra due idee di società. “Noi vogliamo rinnovare la Costituzione guardando ai diritti come punto di partenza, alla rappresentanza come condizione della democrazia”.

“Ci è stato rimproverato di usare la parola autoritarismo”. Ma il processo in atto è proprio questo, anche se lo svuotamento della democrazia avviene in maniera “soft”. “Sono qui – la conclusione – perché con la Fiom sto dalla parte giusta, cioè dalla parte della democrazia”.


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