Impediamo che Anna Maria venga uccisa due volte.

Impediamo che Anna Maria venga uccisa due volte.

di Paolo Ferrero

Il 9 aprile a Torino, una donna è morta in seguito alle crisi respiratorie avute dopo aver fatto il trattamento per l’aborto farmacologico. Quella donna si chiamava Anna Maria, era una compagna del Gabrio, il Centro Sociale Occupato di Torino e lascia un bambino, Giulio. Nelle ore immediatamente successive alla morte di Anna Maria si è scatenata la canea degli antiabortisti, che hanno messo sotto accusa la ru486 e il diritto all’aborto in generale. Il tutto viene fatto in modo schifoso, generalmente partendo dalla necessità di tutelare la salute delle donne ma arrivando al punto di fondo e cioè la colpevolizzazione delle donne che praticano l’aborto, l’associazione dell’aborto ad un peccato e ad un omicidio. Il contesto in cui tutto questo avviene è quella di un sistema sanitario nazionale in cui la quantità di medici che si sono dichiarati obiettori di coscienza è enorme e rende difficile – in talune regioni pressoché impossibile – esercitare il diritto delle donne di abortire. Ovviamente chiediamo che venga fatta piena luce sui motivi di questa morte assurda e probabilmente evitabile ma non vogliamo che Anna Maria venga uccisa due volte. Non vogliamo che la sua morte venga usata contro di lei, contro le sue idee, le sue convinzioni, la libertà di donna che Anna Maria ha sempre difeso e per cui Anna Maria ha sempre lottato. Il diritto all’autodeterminazione delle donne sul proprio corpo e sulla propria vita – di cui la procreazione è parte e libera possibilità – viene messo in discussione giorno dopo giorno, senza cambiare la legge ma con la pratica dei medici obiettori e soprattutto con una campagna latente, continua e brutale che trasforma la donna in un puro dato biologico, obbligato ad assecondare una presunta naturalità a cui viene data valenza divina. Qualcuno dice che il patriarcato è morto. Si sbaglia di grosso. Il patriarcato cambia forma ma è più forte che mai. oggi in Italia si esprime in particolare in quel filo nero che lega l’attacco al diritto di aborto e i femminicidi. Spezziamo quel filo, rimettiamo il diritto dell’autoderminazione della donna al centro della nostra azione politica e culturale, impediamo che reazionari, clericali beghine e maschi frustrati uccidano Anna Maria per la seconda volta. Lo dobbiamo ad Anna Maria, lo dobbiamo a tutte le donne. Lo dobbiamo anche a noi maschi se non vogliamo essere solo animali che camminano su due zampe.


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