Def, Renzi si rimangia la promessa sul calo della disoccupazione. In compenso vara una valanga di tagli
Pubblicato il 9 apr 2014
di Fabio Sebastiani – controlacrisi.org
Privatizzazioni avanti tutta (12 miliardi l’anno), valanga di tagli (4,5 miliardi) e un quadro economico al ribasso soprattutto per quanto riguarda la disoccupazione. Le fandonie di Renzi su un livello sotto il 10% nel 2018 smentite dalla durezza dei numeri. Anche perché non c’è un euro per lo sviluppo. E’ questo in sintesi il profilo di Def e manovra varato ieri dal Governo Renzi. “Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere”, è il commento a caldo del segretario del Prc Paolo Ferrero. “Renzi, dopo le sceneggiate teatrali contro la politica di austerità europea, ha predisposto un DEF (documento economico finanziario) disastroso caratterizzato dalla totale ubbidienza ai diktat della Merkel e dei tecnocrati europei, dall’aumento della disoccupazione e dalla svendita dell’argenteria di famiglia”,continua Ferrero. “Renzi prosegue così la politica voluta dai poteri forti e si conferma effettivamente nel ruolo di piazzista – conclude il segretario del Prc -: piazzista del patrimonio pubblico italiano, che sarà svenduto per fare cassa, privando così lo stato italiano di quegli assets indispensabili per dar vita ad un piano per il lavoro, ad un New Deal italiano contro la disoccupazione”.
Niente misure per lo sviluppo
Il rapporto debito-Pil è quello che meglio spiega la paradossale situazione Inizia a scendere (ma solo dal 2015) grazie ad una ripresa vista pero’ meno forte dell’1,1% del governo precedente (+0,8% la previsione del Def per il 2014) e data in rialzo solo “grazie” alle riforme e all’avanzo primario, che a sua volta sale con l’aumento della pressione fiscale.
Il Cdm fissa nel Def le linee del triennio prossimo facendo leva su un legame ancora più stretto con l’Ue e con il semestre italiano. ”Fondamentale sara’ la sinergia fra Governo, Parlamento e il Consiglio Europeo per utilizzare tutti gli spazi di flessibilita’ esistenti nel Patto di Stabilita’ e Crescita e per rendere possibile, mantenendo le finanze pubbliche in ordine, un rilancio degli investimenti pubblici produttivi”, dice Renzi.E dal cappello del presidente del Consiglio spuntano nuove ‘voci’: il raddoppio dell’imposta sulle quote di Bankitalia e l’aiuto anche agli incapienti. La “cifra”è sempre la stessa, però: carità per chi se la passa male, un po’ di voce grossa con chi è straricco. Ma il cuore della manovra è la valanga di tagli e privatizzazioni.
Carità, carità, carità
Ecco in breve le ‘voci’ di intervento: Intanto, slitta di un mese il l’assegno di 80 euro in busta paga. Da maggio a dicembre la misura costa 6,6-6,7 miliardi. 10 miliardi l’anno a partire dal 2015. Il decreto col quale si sostanziera’ il taglio arriva il 18 aprile sul tavolo del Cdm. Ovviamente, non c’è alcuna sicurezza sulla sua reiterazione. Lo sconto (anche se non fiscale) dovrebbe portare un contributo anche agli incapienti.
Il governo intende poi innalzare dal 12% al 24-26% l’imposta sulle quote di via Nazionale detenute dalle banche. E questo a fronte dei sette miliardi letteralmente regalati qualche settimana fa. Protesta l’Abi, ovviamente.
Per le aziende il governo intende intervenire sull’Irap: l’imposta regionale sulle attivita’ produttive. La sforbiciata sarebbe del 10% annuo quindi partendo nel 2014 a circa meta’ anno sarebbe la meta’. I poco piu’ di 2 miliardi che costa il taglio all’Irap arriva dall’aumento delle rendite finanziarie. Con un’aliquota che passa dal 20 al 26%.
Sul capitolo manager (ma anche dirigenti) pubblici, si punta ad inserire un tetto ai loro stipendi: non potranno prendere piu’ del presidente della Corte di Cassazione (poco piu’ di 300.000 euro l’anno). Ma si potrebbe scendere anche piu’ giu’: 239mila euro che e’ quanto viene riconosciuto al Capo dello Stato.
I tagli veri faranno male alla sanità e ai servizi
E veniamo ai tagli veri, quelli che colpiscono i servizi e, più generalmente, il welfare.
Dalle matite alla carta igienica, arriva il nuovo taglio. Le amministrazioni pubbliche dovranno garantire risparmi per circa 800 milioni. Il primo a finire nel mirino e’ stato il Cnel (”le famiglie a casa si chiederanno come faremo ora senza il Cnel”, ironizza Renzi). Ma sono moltissimi in Italia gli enti ‘sopprimibili’. Anche in questo caso sembra più che altro un “effetto annuncio”, perché il percorso non e’ semplice e i risparmi non sono certi. Normalmente il personale viene ricollocato sempre nella pubblica amministrazione.
Oltre alla riforma del Senato il governo studia come ridurre le spese delle principali istituzioni: Palazzo Madama, Camera e Quirinale in testa. E anche se via via i tagli ci sono stati rimarrebbe un margine di circa 700 milioni ancora da risparmiare. L’invito di Renzi e’ chiaramente ”rispettoso” della loro autonomia.
Si punta a tagliare gli stipendi ai diplomatici. Ma si annuncia battaglia: il sindacato dei diplomatici italiani (Sndmae) difende infatti la congruita’ dei propri stipendi.
Si torna a parlare degli tagli alla spesa farmaceutica in attesa della ‘panacea di tutti i mali’: l’introduzione dei costi standard. Nel ‘Patto della salute’ sono stati quantificati ”10 miliardi di risparmi, non di tagli” precisa il ministro Lorenzin. E Renzi aggiunge: i tagli non saranno ”lineari” e inoltre in prospettiva per la Sanita’ spenderemo di piu’. Ovviamente è un falso, perché il “segno più” non si tradurrà in maggiori servizi ai cittadini.
Sulle privatizzazioni niente nuovo perché il percorso e’ gia’ avviato per Poste, Enav e Fincantieri. Ma potrebbe coinvolgere molto di piu’. A partire dalle quotate. Per l’anno in corso gli incassi dovrebbero arrivare a 12 miliardi. Dall’anno prossimo altrettanto dovrebbe andare a coprire il calo del debito pubblico.
Sui debiti della pubblica amministrazione, si punta ad accelerare il pagamento dei debiti ed a introdurre un meccanismo per evitare che il debito nei confronti delle aziende si riformi. Dai loro pagamenti lo Stato incassera’ un miliardo in piu’ di Iva.
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