Legge di iniziativa popolare e articolo 81

Legge di iniziativa popolare e articolo 81

di Gianni Ferrara – il manifesto

Pare che, con la sua ambi­ziosa bal­danza, Renzi non sia riu­scito a con­vin­cere la signora Mer­kel dell’anacronismo dei divieti con­te­nuti nei Trat­tati euro­pei e della pos­si­bi­lità di atte­nuarne il rigore.
Evi­den­te­mente le tec­ni­che comu­ni­ca­to­rie del Pre­si­dente del Con­si­glio in carica hanno un limite di effi­ca­cia che non supera l’ambito delle pri­ma­rie. Il che la dice lunga sulla serietà di tali pra­ti­che ma anche sulla durezza del capi­ta­li­smo cano­niz­zato dal neo­li­be­ri­smo nei Trat­tati Ue.

La signora Mer­kel, infatti, rispon­dendo a Renzi che la ras­si­cu­rava sul rispetto del divieto di oltre­pas­sare il 3 per cento del rap­porto deficit-Pil, gli ha ricor­dato che non era l’unica norma da rispet­tare ed allu­deva, con ogni pro­ba­bi­lità, all’obbligo di ridurre il debito, come pre­scrive l’articolo 4 del fiscal com­pact. Obbligo quanto mai gra­voso visto che implica un taglio della spesa pub­blica di rile­van­tis­sima entità, a par­tire dal 2015 (30–50 miliardi) a meno che il Pil non aumenti del 3 per cento, obiet­tivo fran­ca­mente mira­bo­lante.
È quindi da pre­ve­dersi, nel pros­simo futuro, un taglio con­si­de­re­vole della spesa pub­blica. Come se non bastas­sero quelli che, da sette anni, stanno deva­stando rap­porti umani, con­di­zioni di vita, dise­gni di futuro, pro­du­cendo mise­ria, dispe­ra­zione, reces­sione, distru­zione di valori giu­ri­dici, sociali, morali. Che il taglio col­pi­rebbe pro­prio i diritti sociali ancor più com­pri­men­doli, è pur­troppo ipo­tesi più che probabile.

Che fare?

Il rap­porto di sud­di­tanza della poli­tica, del diritto, della civiltà umana all’economia neo­li­be­ri­sta va rove­sciato con urgenza asso­luta. Oppo­nendo i diritti ai pro­fitti e riaf­fer­man­done la sovra­nità. Le rica­dute che ne segui­ranno potranno essere solo virtuose.

Due anni fa, (il mani­fe­sto, 18.4.2012), avan­zai una proposta.

La ripro­pongo attua­liz­zan­dola. È quella di un dise­gno di legge costi­tu­zio­nale di ini­zia­tiva popo­lare diretto ad inte­grare l’articolo 81 della Costi­tu­zione, pro­prio quello che su ukase delle auto­rità euro­pee, col fiscal com­pact, rece­pi­sce l’imperativo del pareg­gio. Inte­grare, tale arti­colo, con una norma, quella per cui, nel bilan­cio dello Stato, siano desti­nate risorse pari alla media della spesa sociale pro­ca­pite dei tre paesi più svi­lup­pati dell’Unione euro­pea al fine di assi­cu­rare il godi­mento dei diritti rico­no­sciuti dagli arti­coli 32 (diritto alla salute) 33–34 (all’istruzione) e 38 (assi­stenza e pre­vi­denza sociale).

Il fiscal com­pact ha sot­tratto agli stati, con la pote­stà finan­zia­ria e di bilan­cio, il potere di prov­ve­dere alla garan­zia dei diritti costi­tu­zio­nali di ultima gene­ra­zione, quelli sociali. Una con­qui­sta di civiltà giu­ri­dica, poli­tica e sociale è stata rin­ne­gata. Va riaf­fer­mata. Nel secondo dopo­guerra si pose come vanto ed emblema dell’Europa prima che la offris­sero alla rapina del capi­ta­li­smo finan­zia­rio. Potrà con­tri­buire a costruire una Europa diversa, quella dei diritti e della democrazia.

Se in tanti, pro­prio in tanti, le cit­ta­dine e i cit­ta­dini di que­sta Repub­blica si uni­ranno nel pro­porre al Par­la­mento di deli­be­rare su tale pro­po­sta, sarà dif­fi­cile ai feti­ci­sti del neo­li­be­ra­li­smo imporre il rifiuto di assi­cu­rare diritti, di difen­dere le con­qui­ste di libertà e di dignità umana san­cite nella Costi­tu­zione repub­bli­cana. Proviamoci.


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