Lavoro, nel 2013 persi 478mila occupati
Pubblicato il 12 mar 2014
Nel 2013, l’Italia ha perso 478 mila occupati, pari a 1.311 posti di lavoro in meno al giorno, il numero dei disoccupati è aumentato di 369mila unità, pari al 13,4% in più in 1 anno, e di questi 158mila sono giovani tra 15 e 34 anni. Il drammatico bollettino di guerra del nostro mercato del lavoro è stilato da Confartigianato che, in vista della presentazione del Jobs Act da parte del governo, mette in luce anche i problemi legati all’istruzione e formazione professionale, al cuneo fiscale e agli ammortizzatori sociali.
Sull’andamento dell’occupazione pesa il costo del lavoro. Per i 4.433.093 dipendenti delle micro e piccole imprese italiane fino a 50 addetti il cuneo fiscale costa 78.502 milioni. A questo proposito, il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, avverte il governo: “Attenzione alle scelte per ridurre il carico fiscale su cittadini e imprenditori. La coperta delle risorse a disposizione è corta: servono soluzioni equilibrate capaci di rilanciare la competitività delle nostre aziende. Non vorremmo si finisse per privilegiare alcuni settori, lasciando scoperti milioni di imprese e loro dipendenti esposti alla concorrenza internazionale”.
Secondo Confartigianato, la situazione occupazionale è influenzata anche dai problemi del sistema formativo: in Italia, la percentuale di under 25 che studiano e lavorano è appena del 2,8%, a fronte della media del 13,6% dei Paesi dell’Ue a 27. Confartigianato segnala, inoltre, che i diplomati degli istituti tecnici e professionali presentano una situazione occupazionale migliore rispetto a chi ha frequentato licei o ha avuto un’istruzione magistrale e artistica. I diplomati degli Istituti tecnici, infatti, risultano occupati per oltre la metà (57,6%), con un tasso di disoccupazione pari al 22,4% e inferiore alla media dei diplomati (26,2%), mentre quelli degli istituti professionali risultano occupati per il 69%, l’incidenza maggiore tra i diplomati, a cui si accompagna il più basso tasso di disoccupazione, pari al 21,4%.
Le opportunità di trovare lavoro sono ostacolate dalla crisi ma anche da interventi normativi che hanno penalizzato un contratto a valenza formativa come l’apprendistato che, nel 2013, ha consentito l’11,5% delle assunzioni effettuate dalle imprese artigiane, a fronte dell’8,7% di apprendisti assunti dal totale delle imprese. Ma la vocazione dell’artigianato a utilizzare l’apprendistato è stata pesantemente compromessa, secondo Confartigianato, dai maggiori costi e vincoli introdotti nel 2012 dalla riforma Fornero e dalle incertezze applicative provocate dalle tre riforme dell’apprendistato succedutesi nel triennio 2011-2013. Risultato: tra il 2012 e il 2013 le assunzioni di apprendisti nell’artigianato sono crollate del 33,8%, a fronte di una diminuzione del 16% per il totale delle imprese.
Sul fronte degli ammortizzatori sociali, Confartigianato rileva il calo, tra il 2012 e il 2013, delle ore autorizzate di cassa integrazione guadagni in deroga: -22,9%. Una diminuzione ancor più apprezzabile perché, a fine 2012, il ricorso effettivo alla cig in deroga da parte delle imprese artigiane si traduce in un tasso di utilizzo del 23%, più che dimezzato rispetto alla media della cig straordinaria e in deroga rilevata nel 2012 e pari al 54,56%.
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