Il giusto risarcimento

Il giusto risarcimento

altreconomia.it - Sono passati dieci mesi dal crollo del Rana Plaza, in Bangladesh. Le oltre 3mila vittime (oltre mille e cento i morti) attendono ancora un versamento che possa alleviare la pena per il danno subito. I soldi dovrebbero arrivare dai grandi marchi che si rifornivano presso i laboratori tessili dello stabile. Per chiedere a ognuno di fare la sua parte la Clean Clothes Campaign lancia la campagna “Pay Up!”

Dieci mesi fa, in Bangladesh, crollava il Rana Plaza. All’interno dello stabile c’erano anche laboratori tessili che lavoravano per i grandi marchi della moda internazionale, come le italiane Benetton, Manifattura Corona e Yes Zee. Morirono 1.138 persone, e altri 2mila tra lavoratori e lavoratrici risultarono feriti. È a questi ultimi, e ai familiari delle prime, che la Clean Clothes Campaign (CCC) guarda con la campagna “Pay up!”, lanciata il 24 febbraio insieme ai lavoratori e alle lavoratrici del tessile Bangladesh, ai sindacati locali e internazionali: chiede ai marchi della moda che si riforniscono nel Paese di effettuare immediatamente i versamenti nell’apposito Rana Plaza Donors Trust Fund. Nel fondo saranno raccolti i contributi volontari che serviranno per risarcire le vittime, come stabilito dal Rana Plaza Arrangement, supervisionato dall’International Labour Organization (ILO).

La Campagna “Pay Up!” parte a due mesi dal primo anniversario del catastrofico crollo del Rana Plaza, e “vuole garantire -spiega un comunicato della Campagna Abiti puliti- che il prossimo 24 Aprile i sopravvissuti e i familiari delle vittime non siano ancora in attesa dei loro risarcimenti”.

La Campagna Abiti Puliti chiede ai principali marchi italiani e internazionali -tra questi KiK e Children’s Place- che avevano ordini presso una delle cinque fabbriche presenti al Rana Plaza al momento del crollo di effettuare significativi versamenti in modo che i risarcimenti possano partire. “40 milioni di dollari è la cifra necessaria a garantire il risarcimento per tutti i feriti e le famiglie delle vittime per la perdita del reddito e per le spese mediche -spiega il comunicato-. Il fondo è aperto a tutte le imprese e donatori che vogliano esprimere solidarietà e supporto alle vittime”.

Alcune aziende si sono già impegnata pubblicamente a contribuire al Trust Fund. Sono El Corte Ingles, Mascot, Mango, Inditex (“Zara”) e Loblaw. “Sono ormai 10 mesi che le vittime del Rana Plaza e le loro famiglie attendono il giusto risarcimento. Questi iniziali contributi sono un primo passo importante -ha affermato Deborah Lucchetti della Campagna Abiti Puliti-. Fino ad oggi sono stati erogati alcuni fondi con modalità casuali, inique e non trasparenti. Il meccanismo messo a punto invece consente di porre fine a queste modalità per garantire finalmente un giusto risarcimento. Tutto ciò che occorre adesso è il contributo economico delle imprese”.

Quasi tutte le vittime del crollo erano lavoratori e lavoratrici tessili cui era stato ordinato dai loro capi di entrare nell’edificio pericolante. Shila Begum, addetta alla cucitura in una delle fabbriche, rimasta intrappolata sotto le macerie quando è avvenuto il crollo, ha descritto così la decisione di entrare: “Nessuno voleva entrare nell’edificio quel giorno… [ma] alla fine sono entrata. Se molte persone ti spingono, alla fine fai quello che dicono. Si poteva vedere la tensione negli occhi delle persone”. Poco dopo essere arrivata alla sua macchina, l’elettricità è andata via ed è partito il generatore: “Il pavimento ha ceduto… la mia mano è rimasta incastrata ed ho pensato di morire”.
Dopo essere rimasta intrappolata per la maggior parte della giornata sotto le macerie, Shila è stata alla fine tratta in salvo, ma le ferite riportate sono state talmente gravi che ha dovuto subire un’isterectomia. Da allora il suo braccio è fonte di dolore costante e non le permette di tornare al lavoro. Il trauma di quel giorno non l’abbandonerà mai. “Non so se riuscirò mai a rientrare in una fabbrica”.

Hameeda Hossein del SNF (il Bangladesh Worker’s Safety Forum) ha dichiarato: “I lavoratori e le lavoratrici del Rana Plaza hanno atteso pazientemente per dieci mesi che le loro richieste di risarcimento venissero soddisfatte. I Commissari inizieranno presto ad esaminare ciascuna richiesta in modo che i fondi possano essere erogati. È ora che i marchi internazionali contribuiscano al Fondo Rana Plaza affinché quelle persone non soffrano ancora”.

Il Rana Plaza Arrangement rappresenta un innovativo meccanismo collaborativo che permette a tutti i marchi e anche ad altri donatori di effettuare versamenti volontari nel Rana Plaza Donors Trust Fund per garantire che le perdite dei sopravvissuti e delle vittime siano risarcite.

Roy Ramesh Chandra, Presidente del United Federation of Garment Workers e Segretario Generale dell’IndustriALL Bangladesh Council (IBC) ha dichiarato: “Questo è un passo senza precedenti che permette ai marchi, al governo, alle organizzazioni dei lavoratori e ai sindacati di lavorare insieme per garantire un risultato adeguato per le vittime del Rana Plaza”.

Dieci mesi dopo il peggior disastro che ha colpito l’industria tessile non ci possono essere scuse. I marchi devono dimostrare che possono essere parte della soluzione pagando e impegnandosi pubblicamente a sostegno del Rana Plaza Arrangement.


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