Rehn avverte l’Italia: “Ricordatevi del debito”

Rehn avverte l’Italia: “Ricordatevi del debito”

di Antonio Sciotto – il manifesto

La cre­scita resta mode­sta in molti paesi, la disoc­cu­pa­zione si con­ferma a livelli pre­oc­cu­panti nell’Unione, l’Italia ha sem­pre un debito alto, che deve abbat­tere impe­gnan­dosi con uno sforzo mag­giore: la Com­mis­sione Ue, che ieri ha par­lato per bocca del com­mis­sa­rio agli Affari eco­no­mici Olli Rehn, con­ti­nua a tenere sotto osser­va­zione il nostro Paese, in par­ti­co­lare nel deli­cato pas­sag­gio che vede Mat­teo Renzi assu­mere la guida del governo.

Rehn ha par­lato alla ses­sione ple­na­ria dell’Europarlamento, anti­ci­pando le pre­vi­sioni eco­no­mi­che che usci­ranno nei pros­simi giorni, ma soprat­tutto indi­cando l’appuntamento del 5 marzo, quando la Com­mis­sione farà il punto su Ita­lia, Fran­cia e Ger­ma­nia, le tre loco­mo­tive del con­ti­nente che per diversi motivi hanno biso­gno di un focus dedi­cato e attento. In par­ti­co­lare, ovvia­mente, il nostro Paese e la Francia.

«La ripresa eco­no­mica in Europa con­ti­nuerà a a raf­for­zarsi in tutti i paesi e diven­terà sem­pre più con­si­stente e dif­fusa, ma resterà mode­sta per molti paesi», ha spie­gato Rehn agli euro­par­la­men­tari (che, va ricor­dato, tra tre mesi esatti vanno al rin­novo: e molti di loro, vista la mutata con­di­zione poli­tica negli ultimi 5 anni, è molto pro­ba­bile che non tor­ne­ranno a Strasburgo).

Seb­bene la ripresa sia avviata – con tutti i distin­guo e le dif­fe­renze, anche mar­cate, tra i vari paesi – resta sem­pre alto l’allarme disoc­cu­pa­zione: un pro­blema che non sem­bra desti­nato a risol­versi pre­sto, e che anzi afflig­gerà il con­ti­nente sul medio-lungo periodo: «La disoc­cu­pa­zione resterà a livelli non accet­ta­bili», ha spie­gato Rehn.

Ser­vono quindi le «riforme»: e quale migliore occa­sione per ricor­darlo all’Italia, visto che Mat­teo Renzi si è pre­sen­tato con un pro­getto di forte stampo rifor­mi­sta. «Il peg­gio della crisi ora potrebbe essere die­tro di noi, ma que­sto non è un invito ad abbas­sare la guar­dia – ha detto Rehn – Per ren­dere la ripresa più forte e creare più posti di lavoro abbiamo biso­gno di man­te­nere la rotta delle riforme economiche».

Le ricette? Per il Com­mis­sa­rio Ue biso­gna con­cen­trarsi su alcuni obiet­tivi: «Dob­biamo miglio­rare le con­di­zioni di con­ces­sione dei pre­stiti alle Pmi (pic­cole e medie imprese, ndr), in par­ti­co­lare nell’economia digi­tale e nel set­tore dei servizi».

Quanto all’Italia e ai paesi più deboli, Rehn ha notato come sia «inco­rag­giante» che gli indi­ca­tori del sen­ti­mento eco­no­mico stanno miglio­rando «da mag­gio 2013» non solo nella Ue ma anche «nei paesi vul­ne­ra­bili come Gre­cia, Ita­lia, Spa­gna e Portogallo».

 

«Non ho nes­suna nuova noti­zia da dare all’Italia – ha aggiunto Rehn – Vale quanto detto in pas­sato: cioè deve abbat­tere l’elevato debito con un aggiu­sta­mento maggiore».

Quindi un mag­giore sforzo per abbat­tere il debito: acce­le­ra­zione che sem­bra in linea con i nuovi ritmi annun­ciati da Renzi. Salvo veri­fi­care, ovvia­mente, se sarà pos­si­bile velo­ciz­zare (l’abbattimento del debito prin­ci­pal­mente dovrebbe essere finan­ziato dalle privatizzazioni).

E il nuovo mini­stro dell’Economia Pier Carlo Padoan? Rehn ha una parola anche per lui, posi­tiva: «È stato un autore di rela­zioni dell’Ocse sulla cre­scita e le riforme strut­tu­rali. Cono­sce benis­simo quello che biso­gna fare per la ripresa».

L’apertura di cre­dito verso Renzi e Padoan per ora è totale: «L’Italia man­terrà gli impe­gni presi nel rispetto dei Trat­tati euro­pei – ha detto Rehn – Lavo­re­remo a stretto con­tatto con il nuovo governo, soste­nendo i suoi sforzi per rilan­ciare l’economia ita­liana, la cre­scita e la crea­zione di posti di lavoro e libe­rare il grande poten­ziale eco­no­mico del Paese».

Il 5 marzo, quindi, l’appuntamento con la rela­zione Ue sugli squi­li­bri macroe­co­no­mici, «con un focus su Ita­lia, Fran­cia e Ger­ma­nia», ha annun­ciato il Com­mis­sa­rio Ue, e studi più appro­fon­diti sulle riforme eco­no­mi­che da attuare.


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