Le promesse miliardarie di Renzi

Le promesse miliardarie di Renzi

di Antonio Sciotto – il manifesto

L’agenda economica di Renzi nel discorso al Senato. Saldare i debiti con le imprese, tagliare «a doppia cifra» il cuneo fiscale, reddito garantito per tutti: il piano del premier è ambizioso, ma per ora non ha le risorse

Il “cuore” del pro­gramma di governo ren­ziano dovrebbe essere il famoso “shock” che si aspetta ormai da tempo, ma che nes­sun ese­cu­tivo è stato in grado di gene­rare negli ultimi anni: que­sto almeno ha pro­messo ieri il neo pre­mier chie­dendo la fidu­cia al Senato, con una serie di pro­getti più che ambi­ziosi per rilan­ciare l’economia, le imprese, il lavoro, la scuola.

Obiet­tivi che per essere rea­liz­zati neces­si­tano di diverse decine di miliardi di euro: e a que­sto punto sarà lecito chie­dersi dove Mat­teo Renzi pensa di repe­rire le risorse. Si parla di spen­ding review (il piano Cot­ta­relli, finora mai decol­lato, ma che il nuovo ese­cu­tivo vor­rebbe acce­le­rare), di pri­va­tiz­za­zioni (ma buona parte di que­sti pro­venti dovreb­bero andare all’abbattimento del debito, tar­get che l’Europa non ha certo rinun­ciato a recla­mare), di pos­si­bili riforme del fisco (ma già alla parola «Bot» pro­nun­ciata da Del­rio si sono sca­te­nate le pro­te­ste, e ieri lo stesso Renzi ha dovuto cor­reg­gere il tiro).

Insomma, già al suo esor­dio l’Agenda Renzi rischia di rive­larsi costo­sis­sima. Innan­zi­tutto il pre­mier ha indi­vi­duato un’emergenza, per le imprese: la resti­tu­zione dei debiti con la pub­blica ammi­ni­stra­zione che non sono ancora stati sal­dati. «Il primo impe­gno – ha spie­gato al Senato – è lo sblocco totale dei debiti della Pub­blica ammi­ni­stra­zione attra­verso un diverso uti­lizzo della Cassa Depo­siti e Pre­stiti». Il che vor­rebbe dire repe­rire i circa 45 miliardi non ancora sal­dati (dei totali 90 cal­co­lati dalla Banca d’Italia), cari­can­doli sulla Cdp: non ascri­ven­doli, cioè, diret­ta­mente al debito (ma l’operazione va comun­que valu­tata, visto che la Cdp è par­te­ci­pata dal Tesoro).

Quanto alla mac­china pub­blica, Renzi si pre­figge anche di snel­lire la buro­cra­zia, sem­pli­fi­cando le norme, ma anche muo­vendo un attacco ai “man­da­rini” dello Stato, quei diri­genti ina­mo­vi­bili da anni, e che invece in qual­che modo dovranno accet­tare (lo aveva detto il giorno del giu­ra­mento al Qui­ri­nale la stessa neo mini­stra, Marianna Madia) la «mobi­lità»: «Una poli­tica forte – ha detto Renzi – è quella che affida a tempi certi anche il ruolo dei diri­genti, per­ché non può esi­stere la pos­si­bi­lità di un diri­gente a tempo inde­ter­mi­nato che fa il bello e il cat­tivo tempo». Inol­tre, «ogni cen­te­simo deve essere visi­bile on line da parte di tutti, è neces­sa­rio un mec­ca­ni­smo di rivoluzione».

Secondo obiet­tivo, que­sto sì sarebbe un bello schiaf­fone ai 14 euro di Enrico Letta ai lavo­ra­tori, è il taglio «a dop­pia cifra» del cuneo fiscale: ovvero, si intende, almeno del 10%. Se solo ci tenes­simo a que­sta cifra, per tutti i lavo­ra­tori dipen­denti, la quan­ti­fi­ca­zione è pre­sto fatta (dalla Con­far­ti­gia­nato): si trat­te­rebbe di circa 35 miliardi di euro, a meno che non si voglia ridurre la pla­tea dei bene­fi­ciari. Ecco le parole di Renzi: «Una ridu­zione a dop­pia cifra» gra­zie a «misure serie e irre­ver­si­bili, non solo attra­verso il taglio della spesa, per avere nel primo seme­stre del 2014 risul­tati imme­diati e completi».

E qui casche­rebbe l’asino: per­ché il rin­caro fiscale dei Bot, cui aveva accen­nato il sot­to­se­gre­ta­rio alla pre­si­denza del con­si­glio Gra­ziano Del­rio, dome­nica a In mezz’ora, dovrebbe andare a finan­ziare, almeno in parte, pro­prio lo sgra­vio delle buste paga. Dopo le pole­mi­che, Renzi si è sen­tito in dovere di pre­ci­sare, facendo capire che il nodo c’è, ma che è ancora in discus­sione: «Del­rio – ha spie­gato il pre­si­dente del con­si­glio – ha detto una cosa molto sem­plice, e cioè che il tema della tas­sa­zione delle ren­dite e dei denari per la riforma del lavoro saranno oggetto di una valu­ta­zione. E voi avete tito­lato nel modo più pesante possibile».

Terzo obiet­tivo, dotare tutti i lavo­ra­tori (anche gli auto­nomi) di un red­dito di soste­gno: anche qui biso­gne­rebbe aver chiari i cri­teri che il governo si pre­figge per sta­bi­lire moda­lità e pla­tea dei bene­fi­ciari, ma si trat­te­rebbe di non meno di 10 miliardi di euro, per arri­vare almeno fino a 20.

Infine, il piano «edi­li­zia sco­la­stica». Renzi annun­cia di voler visi­tare un isti­tuto a set­ti­mana, ogni mer­co­ledì mat­tina;: «Par­tirò da Tre­viso, poi andrò in una scuola del Sud». «Biso­gna cam­biare il patto di sta­bi­lità interna per l’edilizia sco­la­stica – ha detto il pre­mier – Dal 15 giu­gno al 15 set­tem­bre ci sarà un pro­gramma straor­di­na­rio, dell’ordine di qual­che miliardo di euro, sui sin­goli ter­ri­tori in base alle richie­ste dei sindaci».


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