La mobilitazione continua domani in occasione della giornata nazionale in difesa delmovimento No Tav, il 27 febbraio chiederà al comune di Roma di procedere con il censimento degli stabili che permetterebbe l’attuazione della delibera regionale sulla casa. Il 15 marzo con una manifestazione «per la libertà e contro la repressione». Il 12 aprile ci sarà un corteo contro l’austerità europea. Si preparano le manifestazioni anche al primo maggio a Roma e Milano.
Movimenti della casa, gli attivisti arrestati in sciopero della fame
Pubblicato il 21 feb 2014
di Roberto Ciccarelli – il manifesto
Paolo Di Vetta e Luca Fagiano, portavoce dei movimenti romani per il diritto all’abitare, sono da otto giorni agli arresti domiciliari insieme ad altre 15 persone sottoposte a provvedimenti restrittivi tra Roma e Napoli. Ieri hanno annunciato l’inizio di uno sciopero della fame per protesta contro il silenzio della politica e dei «media mainstream» concentrati sulle sorti del governo Renzi e non sulle conseguenze delle politiche di austerità: privatizzazione dei servizi e vendita dei beni comuni, gli sfratti per morosità incolpevole e la disoccupazione dilagante. La Procura della Repubblica di Roma contesta una serie di reati come adunata sediziosa, violenza, resistenza, lesioni e danneggiamento aggravati e, quello più grave, di rapina di uno sfollagente e di uno scudo di protezione in dotazione ai carabinieri, quest’ultimo, come hanno raccontato le cronache di quel giorno è stato restituito dai manifestanti ad un agente della Digos. Alcuni di loro hanno rilasciato ieri dichiarazioni spontanee, contestando le accuse e richiamando le ragioni politiche delle mobilitazioni nell’ambito della questione sociale e della difesa dei diritti. Si attendono le decisioni del Gip nei prossimi giorni.
I fatti risalgono al 31 ottobre 2013, il giorno della conferenza Stato-regioni convocato sul tema della casa, quando il movimento manifestò a Roma per raggiungere via della Stamperia, sede dell’incontro. Il corteo di alcune migliaia di persone fu bloccato in via del tritone da uno sbarramento di camionette dei carabinieri. Di Vetta e Fagiano erano, come sempre, in prima fila schiacciati tra il cordone di polizia e centinaia di persone che premevano alle loro spalle. La dinamica di quella giornata viene riassunta dai due attivisti in una lettera, intitolata «La vera rapina», che ricostruisce il contesto politico, e il racconto successivo al 19 ottobre, quando nella Capitale manifestarono oltre 70 mila persone per il diritto alla casa, al reddito e contro le grandi opere come la Tav.
Pochi giorni dopo il movimento incontrò il ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi a Porta Pia, in una piazza dove per giorni spuntarono decine di tende. I portavoce sono stati ricevuti in delegazione dal ministro, insieme al sindaco di Roma Ignazio Marino e al suo vice Luigi Nieri. Di Vetta e Fagiano ricordano anche l’incontro del 31 ottobre con il ministro per l’integrazione Cécile Kyenge, presente alla conferenza Stato-regioni, e un altro con il Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro. «Ricordiamo il nulla di fatto sul fronte del governo – scrivono – e gli sforzi fatti a livello locale in attesa di un provvedimento governativo sempre annunciato, ma mai realizzato». A Roma, il movimento per la casa è riuscito a negoziare con il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti, con il sindaco Marino e esponenti di entrambe le giunte.
Da pochi giorni è stata approvata una delibera regionale per l’emergenza abitativa. «Il frutto di un confronto con le istituzioni — scrivono Fagiano e Di Vetta — È stato costruito attorno alle questioni sociali e non su quella che potessero essere trattati come temi giudiziari e/o di ordine pubblico». Si rischia di «varcare la soglia di una democrazia già ristretta e senza ossigeno ed entrare nella dimensione di un vero e proprio regime». Sel, Rifondazione, Pdci, Usb hanno criticato duramente gli arresti e gli obblighi di firma. Nell’appello diffuso ieri dal coordinamento cittadino di lotta per la casa, Blocchi precari metropolitani, Degage Acrobax Project e Alexis, viene denunciato il tentativo di «indebolire e destabilizzare un movimento composto da migliaia di persone dalla Valle di Susa a Palermo. Il 31 ottobre c’eravamo tutti in piazza».
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