Finalmente anche in Italia in vista delle elezioni europee si affrontano le grandi questioni continentali e globali.
Tutto ciò è un bene, infatti nelle istituzioni europee vengono assunte, spesso nel più totale silenzio, molte delle decisioni destinate ad incidere sul nostro futuro.
È il caso del TTIP, il Transatlantic Trade and Investment Partnership. L’accordo commerciale che l’UE sta trattando con il Nordamerica prevede la possibilità che una multinazionale chieda i danni ad un Paese nel quale ha investito, qualora vengano approvate leggi che impongano all’azienda la realizzazione di nuove misure ad esempio a tutela della salute dei lavoratori o della salvaguardia dell’ambiente.
La multinazionale avrebbe diritto ad esigere un risarcimento per il diminuito guadagno derivante dagli obblighi di legge approvati. I parlamenti diventeranno ancor più prudenti: la volontà popolare e la sovranità nazionale verrebbero così piegate al ricatto di risarcimenti miliardari.
In questo stesso periodo l’Unione Europea sta cercando di imporre ai Paesi ACP (Africa, Caraibi e Pacifico) gli EPA, Accordi di partenariato economico, che prevedono l’ eliminazione delle barriere protezionistiche in nome del libero scambio. Le nazioni africane saranno costrette a togliere i dazi oltre ad aprire i loro mercati alla concorrenza, mentre l’UE stanzia 50 miliardi/anno per sostenere le grandi multinazionali agricole europee. Le conseguenze saranno drammatiche: i contadini africani, non potranno competere con i prezzi sussidiati dei grandi agricoltori europei. Ma anche migliaia di piccoli produttori agricoli europei saranno obbligati a chiudere le loro attività. (cfr. l’appello lanciato insieme ad Alex Zanotelli su www.ildialogo.org.
L’illegalità dei capitali “legali”
L’Ue è un vero e proprio Paese di Bengodi per le grandi Corporation: Fiat/Chrysler sposterà la propria sede in Olanda e il domicilio fiscale in Gran Bretagna per sfruttare al meglio le diverse forme di tassazione esistenti all’interno della stessa Europa. Un sistema fiscale unico sarebbe assolutamente necessario, ma le opposizioni sono fortissime a cominciare dalla City londinese, un vero e proprio stato indipendente all’interno dell’Ue. Molti paradisi fiscali, come documentato da Libera e dal network internazionale Flare, sono in Europa o in territori d’oltremare di Paesi europei.
La Troika mentre impone politiche di lacrime e sangue a 500 milioni di persone, facilita l’evasione fiscale e la fuga di capitali, sottraendo cospicue risorse che potrebbero essere utilizzate per evitare i tagli allo stato sociale.
Le violazioni dei diritti
Andreas Fischer Lescano, professore di diritto europeo a Brema, ha denunciato come i recenti provvedimenti della Troika violino quanto scritto nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE. Il comitato per i diritti sociali del Consiglio d’Europa ha identificato 180 violazioni della Carta Sociale Europea.
La Commissione Europea cerca di ridurre al minimo la possibilità dei parlamenti nazionali di discutere le decisioni di Bruxelles, procedendo a colpi di regolamenti.
Tutte le decisioni in campo economico/finanziario sono state assunte con la benedizione dei gruppi parlamentari dei popolari, socialisti e liberali, senza alcuna significativa distinzione. Gli stessi gruppi che hanno approvato nel 2008 la direttiva che ha autorizzato fino a 18 mesi il trattenimento dei migranti nei Cie.
E troppo semplice dimenticarsi che a Bruxelles i nostri governi, senza distinzione tra destra e centrosinistra, sostengono simili scelte. .
Lista Tsipras da non perdere
È evidente la necessità di avere, anche in quei luoghi, un’efficace e organizzata presenza antiliberista.
Aumentare l’efficacia di questa presenza deve essere l’obiettivo della lista Tsipras.
Alexis, in una recente intervista, ha ricordato come l’esperienza di Genova 2001 sia stata all’origine del percorso che li ha condotti fino a Syriza.
Quando Tsipras pone tra le condizioni per formare una lista nel suo nome, quella di: «…non escludere nessuno. Si deve chiamare a parteciparvi e a sostenerla prima di tutto i semplici cittadini, ma anche tutte le associazioni e le forze organizzate che lo vogliono» mi è venuto spontaneo tornare con la mente al Genoa Social Forum, all’esperienza più inclusiva che il movimento sia stato capace di costruire negli ultimi decenni nel nostro Paese.
Non un miracolo, ma la consapevolezza che l’unità attorno ad obiettivi condivisi, era il nostro «bene comune» più prezioso, ed infatti il potere si è sentito in pericolo e ha reagito con tutta la sua violenza…
L’opportunità è grande e forse anche unica, cerchiamo di coglierla tutti quanti insieme, senza veti né primogeniture.