Electrolux non deve passare!
Pubblicato il 30 gen 2014
di Roberta Fantozzi – La multinazionale svedese Electrolux con il ricatto della delocalizzazioni degli stabilimenti italiani in Ungheria e Polonia, chiede che le lavoratrici e i lavoratori accettino il taglio dei salari fino al 40%, tra diminuzione della paga oraria, taglio dei premi aziendali, blocco dei pagamenti delle festività e degli scatti di anzianità, riduzione dell’orario a 6 ore per 6 giorni, e che contemporaneamente aumentino i ritmi, si tagli la pausa mensa, si taglino i permessi sindacali.
La multinazionale svedese porta come motivazione il costo del lavoro che in Italia sarebbe troppo alto. E’ un falso. I salari delle lavoratrici e dei lavoratori italiani sono tra i più bassi d’Europa, mentre il numero di ore lavorate è tra i più alti. Né è vero che il costo complessivo del lavoro sia superiore a quello della maggior parte dei paesi europei. E’ invece più basso di quello della Svezia, della Germania, della Francia, dell’Inghilterra…
La verità è che Elecrtolux vuole realizzare sovraprofitti a spese delle lavoratrici e dei lavoratori.
Così facendo non solo propone il ritorno del lavoro ad una condizione di miseria e schiavitù, ma continua con le stesse politiche che hanno prodotto la crisi: i prodotti non si vendono per il blocco del mercato interno causato dai bassi salari, mentre i sovraprofitti finiscono nel circuito della speculazione finanziaria. Ed è inaccettabile questa Europa che non pone limiti alla concorrenza al ribasso su salari e condizioni di lavoro, nel solo interesse delle multinazionali.
Elecrtolux va fermata, perché se passa, quello stesso modello sarà imposto a tutte le lavoratrici e i lavoratori italiani.
Rifondazione Comunista chiede da tempo una legge contro le delocalizzazioni produttive che pretenda la restituzione di tutti i contributi e le agevolazioni pubbliche ricevute dalle imprese che vogliano delocalizzare.
Rifondazione Comunista è a sostegno della lotta delle lavoratrici e dei lavoratori contro l’inaccettabile piano dell’azienda e chiede che si impedisca la delocalizzazione, se necessario con la requisizione pubblica degli impianti ed un piano industriale pubblico.
Sono le proposte contenute nel Piano per il Lavoro che abbiamo presentato e con cui saremo affianco alla lotta delle lavoratrici e dei lavoratori per pretendere che il governo dia risposte garantendo la continuità delle produzioni e i diritti del lavoro.
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