Legge elettorale, la porta della Consulta è aperta

Legge elettorale, la porta della Consulta è aperta

di Claudio De Fiores – il manifesto

I con­te­nuti del patto siglato da Renzi e Ber­lu­sconi ci con­se­gnano una legge pastic­ciata e incom­pa­ti­bile con gran parte delle indi­ca­zioni della Corte Costi­tu­zio­nale. Con­trad­di­cendo lo stesso modello spa­gnolo, al quale dichiara di ispi­rarsi, l’ipotesi illu­strata dal segre­ta­rio del Pd pre­vede l’introduzione di un pre­mio di mag­gio­ranza. Una solu­zione che la Corte non con­si­dera ex se ille­git­tima, a con­di­zione però che la legge sta­bi­li­sca una soglia minima di scatto e che il rela­tivo mec­ca­ni­smo pre­miale non sia «foriero di una ecces­siva sovra-rappresentazione della lista di mag­gio­ranza rela­tiva … tale da com­pro­met­terne la com­pa­ti­bi­lità con il prin­ci­pio di egua­glianza del voto». Una con­di­zione che la legge oggi in gesta­zione acco­glie sì, ma solo in parte non esi­tando a sta­bi­lire un esor­bi­tante pre­mio di mag­gio­ranza (18%) pur a fronte di una soglia del 35%.

Una per­cen­tuale, quest’ultima, che Forza Ita­lia e Pd (stando anche agli ultimi son­daggi) potreb­bero age­vol­mente supe­rare… coa­liz­zan­dosi. Ma dal momento che que­ste due for­ma­zioni più che allearsi avreb­bero inten­zione di com­pe­tere, ecco allora che, in soc­corso del bipo­la­ri­smo ita­liano, inter­viene il dop­pio turno.

qui il deli­nearsi di un sistema sgan­ghe­rato che annienta le mino­ranze, tra­volge le forze poli­ti­che non schie­rate pur se di note­voli dimen­sioni (la pre­vi­sione di una soglia di sbar­ra­mento dell’8% è qual­cosa che grida ven­detta) e che, in defi­ni­tiva, appare inca­pace per­sino di instau­rare un maturo e sta­bile bipo­la­ri­smo tra centro-destra e cen­tro sini­stra (il sospetto di aver con­fe­zio­nato un sistema su misura rischia di favo­rire elet­to­ral­mente il terzo polo e non di dissolverlo).

Il nuovo sistema elet­to­rale che dovrebbe con­durre il paese verso la moder­nità e la demo­cra­zia com­piuta, si pre­senta così ai nostri occhi come una sbia­dita e stan­tia ripro­po­si­zione delle vec­chie ricette del mag­gio­ri­ta­rio all’italiana. Le istanze poli­ti­che che ne sono alla base sono le stesse che hanno in que­sti anni avve­le­nato le dina­mi­che poli­ti­che, coar­tato le pra­ti­che demo­cra­ti­che, avvi­lito la par­te­ci­pa­zione sociale: premi di mag­gio­ranza esor­bi­tanti, inie­zione di ana­bo­liz­zanti bipo­lari, disprezzo per le mino­ranze poli­ti­che.

Eppure sui mec­ca­ni­smi elet­to­rali la sen­tenza della Corte Costi­tu­zio­nale era stata chiara: il legi­sla­tore — ammo­niva — deve limi­tarsi ad «age­vo­lare» la for­ma­zione delle mag­gio­ranze di governo, ma non può imporle, per­ché ciò pro­dur­rebbe una «ecces­siva diva­ri­ca­zione tra la com­po­si­zione dell’organo della rap­pre­sen­tanza poli­tica e… la volontà dei cit­ta­dini espressa attra­verso il voto».

Una volontà tra­dita e desti­nata ad essere, ancora una volta, coar­tata dalla soprav­vi­venza delle liste bloc­cate. Solu­zione anche que­sta in con­tra­sto con la deci­sione della Corte che ha dichia­rato espres­sa­mente ille­git­time quelle dispo­si­zioni della legge Cal­de­roli che «non con­sen­tono all’elettore di espri­mere una pre­fe­renza per i can­di­dati, al fine di deter­mi­narne l’elezione». Un vul­nus che nep­pure la sup­po­sta cono­sci­bi­lità dei can­di­dati in liste brevi può in alcun modo sanare, per­ché ciò che l’ordinamento deve garan­tire non è solo «l’effettiva cono­sci­bi­lità dei can­di­dati», ma «con essa l’effettività della scelta e la libertà di voto». Diver­sa­mente «la cir­co­stanza che alla tota­lità dei par­la­men­tari eletti, senza alcuna ecce­zione, manca il soste­gno dell’indicazione per­so­nale dei cit­ta­dini … feri­sce la logica della rap­pre­sen­tanza con­se­gnata dalla Costituzione».

Ai cit­ta­dini non resterà allora altra sod­di­sfa­zione che appren­dere (ma nem­meno que­sto è certo) il nome del pre­si­dente del Con­si­glio «la sera stessa delle ele­zioni». Avremmo così posto fine ai tor­menti degli elet­tori ita­liani, debel­lando con un sol colpo la grave pato­lo­gia ansio­gena della quale in que­sti anni saremmo stati tutti vit­tima. Una pato­lo­gia sin­go­lare, tutta ita­lica, che non ha riscon­tri in nessun’altra demo­cra­zia par­la­men­tare euro­pea (dalla Ger­ma­nia al Regno Unito), ma che cio­no­no­stante deve essere asso­lu­ta­mente debel­lata. Anche a costo di sacri­fi­care talune istanze fon­da­tive della demo­cra­zia rap­pre­sen­ta­tiva e della stessa Costi­tu­zione.
Ci si augura solo che i par­la­men­tari lo abbiano ben pre­sente quando si appre­ste­ranno a scri­vere la nuova legge elet­to­rale. E si ricor­dino pure che la porta della Con­sulta è stata aperta e con­ti­nuerà ad esserlo anche nei pros­simi anni.


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