Legge elettorale. Costituzionalisti contro
Pubblicato il 22 gen 2014
Sartori: “un pasticcio su un pasticcio su un pasticcio: la riforma disegnata da Renzi e Berlusconi la chiamerei Pastrocchium. E’ tutta sbagliata. E’ una legge elettorale assurda, controproducente e che non rimedia a nessun problema, ma probabilmente aggrava quelli che già ci sono”;
Baldassarre: ““Formalmente rispetta la Consulta, ma se si guarda allo spirito della sentenza della Corte potrebbe tradirlo, o essere un aggiramento. La Consulta ha messo la questione sotto il profilo della ragionevolezza, che è abbastanza elastico, ma il 35% è una percentuale un po’ bassa, perché in sostanza segnala una distanza dalla maggioranza di circa 15 punti, che sono tanti. Personalmente sarei dell’avviso di fissarlo intorno al 45%”;
Ainis: Sottolinea che il premio previsto dalla bozza Renzi parte dal 18%: “Mica poco – scrive il costituzionalista – fanno quattro volte i seggi della Lega, recati in dono a chi vince la lotteria delle elezioni. Crepi l’avarizia, ma in questo caso rischia di crepare pure la giustizia”. E poi c’è l’aspetto controverso della rappresentanza e dello strumento delle preferenze. “La Consulta ha acceso il verde del semaforo quando i bloccati (i nomi nei listini, ndr) siano pochi, rendendosi così riconoscibili davanti agli elettori. Quanto pochi? Secondo la scuola pitagorica il numero perfetto è 3; qui invece sono quasi il doppio. Un po’ troppi per fissarne a mente i connotati”; l’ultimo punto è quella che chiama la “frontiera impercettibile, dove la quantità diventa qualità. Vale per il premio di maggioranza, perché il 40% dei consensi sarebbe di gran lunga più accettabile rispetto al 35%. E vale per le liste bloccate, che si sbloccherebbero aumentando i 120 collegi elettorali. In caso contrario, il prestigiatore rischia di trasformarsi in un illusionista. Ma gli sarà difficile illudere di nuovo la Consulta, oltre che gli italiani”.
De Siervo: Parla di soglia troppo bassa per accedere al premio: “Sarà accettato politicamente dai partiti battuti ma che hanno quantitativamente conquistato magari più del 60% che il primo partito disponga della maggioranza assoluta alla Camera?”. E sulle preferenze lascia la porta spalancata: “Secondo la Corte se ne potrebbe fare a meno, ma forse dare una preferenza in collegi piccoli non espone il sistema politico ai rischi che spesso vengono rappresentati, tipo gruppi di pressione o grossi mezzi finanziari per la ricerca delle preferenze. Tutto questo, in un piccolo collegio, non dovrebbe verificarsi”. E le primarie non possono essere la soluzione: “Forse qualcosa di analogo andrebbe garantito anche agli elettori che non votano per il Pd”.
Cesare Mirabelli: C’è una soglia troppo bassa (35%) per un premio troppo elevato (18-20%). In più non risolve niente sulla governabilità: “Si fa riferimento ad agglomerati di liste. C’è una solidarietà politica forte tra questi gruppi di liste oppure sono solo un’aggregazione per lucrare il premio? Se fosse così non garantirebbero l’obiettivo della governabilità”.
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