Peugeot, quota statale per sottrarla alla Cina

Peugeot, quota statale per sottrarla alla Cina

di Anna Maria Merlo – il manifesto

Lo stato fran­cese si schiera con Peugeot-Citroen, per impe­dire che la casa auto­mo­bi­li­stica in crisi venga man­giata dai cinesi. Nella notte di dome­nica, dopo quasi 5 ore di discus­sione, è stato rag­giunto un accordo che pre­vede l’entrata nel capi­tale di Peu­geot dello stato fran­cese e della cinese Dong­feng, entrambi con la quota del 14%.

Con que­sto aumento di capi­tale di 3 miliardi di euro, la fami­glia Peu­geot, divisa al suo interno, per­derà influenza e potere. «Lo stato farà di tutto per­ché Psa resti un grande costrut­tore fran­cese e trovi i mezzi per svi­lup­parsi», ha pro­messo il mini­stro delle finanze, Pierre Mosco­vici. La destra arric­cia il naso, sostiene che lo stato non ha voca­zione a costruire auto­mo­bili (anche se è pre­sente nel capi­tale di Renault), ma la mano­vra con Psa ricalca quella che aveva rea­liz­zato Sar­kozy per sal­vare Alstom nel 2004 (lo stato aveva acqui­sito tem­po­ra­nea­mente il 21% del capi­tale di que­sta società).

L’accordo su Psa è stato rag­giunto con un’intesa tra stati, tra Fran­cia e Cina, e verrà fir­mato uffi­cial­mente il pros­simo marzo, in occa­sione della visita del pre­si­dente cinese Xi Jin­ping a Parigi. La fami­glia Peu­geot ha dovuto accet­tare, già con le spalle al muro da quando lo stato fran­cese, nel 2012, si era fatto garante per 7 miliardi euro per sal­vare la banca Peu­geot (che pre­sta i soldi a chi com­pra l’auto a cre­dito). Gra­zie a que­sto inter­vento, il mana­ger Louis Gal­lois era entrato nel cda di Psa come rap­pre­sen­tante dello stato e non è detto che venga a breve nomi­nato ceo della casa automobilistica.

Per lo stato fran­cese, l’obiettivo è di man­te­nere in Fran­cia parte della pro­du­zione e soprat­tutto la ricerca, dopo il dramma della chiu­sura della fab­brica Citroen di Aul­nay e le migliaia di posti di lavoro persi da Psa. Nei fatti, però, l’avvenire di Psa sarà sem­pre più cinese. Il pro­dut­tore sta attra­ver­sando una grave crisi e non è riu­scito ad aggan­ciare la ripresa mon­diale del mer­cato dell’auto del 2013 per­ché è troppo pre­sente in Europa – Fran­cia e Ita­lia in par­ti­co­lare, due paesi in dif­fi­coltà, oltre alla Rus­sia, dove ha perso l’anno scorso il 22% delle immatricolazioni.

Peu­geot era stato uno dei primi costrut­tori euro­pei ad andare in Cina negli anni ’80, ma con scarso dina­mi­smo si è fatto sor­pas­sare ampia­mente dai con­cor­renti. Dal 2009, ha però inve­stito e stretto alleanze in Cina, dove ormai, assieme al part­ner locale Dong­feng, dovrebbe pro­durre 650 mila auto­mo­bili. Que­sta cifra si avvi­cina a ritmo ser­rato al livello di pro­du­zione in Fran­cia (intorno al milione di unità). L’anno scorso, le ven­dite di Psa in Cina sono aumen­tate di più del 26%.

L’arrivo dello stato fran­cese (anche se sarà solo tem­po­ra­neo) e della Dong­feng por­terà alla limi­ta­zione del peso della fami­glia Peu­geot, che scen­derà al 14%, dal 25% attuale (con il 38% dei diritti di voto). In Cina, il bino­mio Psa-Dongfeng ha già pre­vi­sto di costruire una quarta fab­brica, dopo che Peu­geot, con l’altro part­ner cinese Chan­gan, ha inau­gu­rato nel set­tem­bre scorso un sito dalla capa­cità di costru­zione di 200 mila auto.


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