Oxfam: «Metà ricchezza mondiale in mano a 85 persone»
Pubblicato il 20 gen 2014
Un dossier della confederazione che rappresenta 17 organizzazioni non governative alla vigila del World Economic Forum di Davos: “L’estrema distanza tra ricchi e poveri indebolisce i processi democratici”
Le elite economiche mondiali agiscono sulle classi dirigenti politiche per truccare le regole del gioco economico, erodendo il funzionamento delle istituzioni democratiche e generando un mondo in cui 85 super ricchi possiedono l’equivalente di quanto detenuto da meta’ della popolazione mondiale. Alla vigilia del World Economic Forum di Davos, il rapporto di ricerca Working for The Few, diffuso oggi da Oxfam, evidenzia come l’estrema disuguaglianza tra ricchi e poveri implichi un progressivo indebolimento dei processi democratici a opera dei ceti piu’ abbienti, che piegano la politica ai loro interessi a spese della stragrande maggioranza.
Una situazione che riguarda i paesi sviluppati, oltre quelli in via di sviluppo, dove l’opinione pubblica ha sempre piu’ consapevolezza della concentrazione di potere e privilegi nelle mani di pochissimi. Dai sondaggi che Oxfam ha condotto in India, Sud Africa, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti, la maggior parte degli intervistati e’ convinta che le leggi siano scritte e concepite per favorire i piu’ ricchi.
In Africa le grandi multinazionali – in particolare quelle dell’industria mineraria estrattiva – sfruttano la propria influenza per evitare l’imposizione fiscale e le royalties, riducendo in tal modo la disponibilita’ di risorse che i governi potrebbero utilizzare per combattere la poverta’; in India il numero di miliardari e’ aumentato di dieci volte negli ultimi dieci anni a seguito di politiche fiscali altamente regressive, mentre il paese e’ tra gli ultimi del mondo se si analizza l’accesso globale a un’alimentazione sana e nutriente. Negli Stati Uniti, il reddito dell’1% della popolazione e’ aumentato ed e’ ai livelli piu’ alti dalla vigilia della Grande Depressione. Recenti studi statistici hanno dimostrato che, proprio negli USA, gli interessi della classe benestante sono eccessivamente rappresentati dal governo rispetto a quelli della classe media: in altre parole, le esigenze dei piu’ poveri non hanno impatto sui voti degli eletti.
“Il rapporto dimostra, con esempi e dati provenienti da molti paesi, che viviamo in un mondo nel quale le e’lite che detengono il potere economico hanno ampie opportunita’ di influenzare i processi politici, rinforzando cosi’ un sistema nel quale la ricchezza e il potere sono sempre piu’ concentrati nelle mani di pochi, mentre il resto dei cittadini del mondo si spartisce le briciole”, afferma Winnie Byanyima, direttrice di Oxfam International. “Un sistema che si perpetua, perche’ gli individui piu’ ricchi hanno accesso a migliori opportunita’ educative, sanitarie e lavorative, regole fiscali piu’ vantaggiose, e possono influenzare le decisioni politiche in modo che questi vantaggi siano trasmessi ai loro figli”.
Il rapporto di Oxfam evidenzia, ad esempio, come sin dalla fine del 1970 la tassazione per i piu’ ricchi sia diminuita in 29 paesi sui 30 per i quali erano disponibili dati. Ovvero: in molti paesi, i ricchi non solo guadagnano di piu’, ma pagano anche meno tasse. Questa conquista di opportunita’ dei ricchi a spese delle classi povere e medie ha contribuito a creare una situazione in cui, nel mondo, 7 persone su 10 vivono in paesi dove la disuguaglianza e’ aumentata negli ultimi trent’anni, e dove l’1% delle famiglie del mondo possiede il 46% della ricchezza globale (110.000 miliardi dollari) “Se non combattiamo la disuguaglianza, non solo non potremo sperare di vincere la lotta contro la poverta’ estrema, ma neanche di costruire societa’ basate sul concetto di pari opportunita’, in favore di un mondo dove vige la regola dell’ “asso pigliatutto’, conclude Winnie Byanima.
Negli ultimi anni il tema della disuguaglianza e’ entrato con forza nell’agenda globale: Obama lo ha identificato come una priorita’ del 2014, e proprio il World Economic Forum ha posto le disparita’ di reddito diffuse come il secondo maggiore pericolo nei prossimi 12-18 mesi, mettendo in guardia su come stia minando la stabilita’ sociale e “minacciando la sicurezza su scala globale”.
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